“WILDERNESS” NON È “NATURA”

Nel 2003, sull’International Journal of Wilderness, apparve un articolo di autori tedeschi che esponevano una loro visione sulla wilderness e la sua applicazione e diffusione in Europa centrale. Franco Zunino, non condividendo molte delle tesi da essi esposte, scrisse un suo articolo di critica che apparve poi nel N. 1 del 2005 della stessa rivista. Se ne riporta la traduzione per l’interessante disquisizione su di un argomento che da allora ha sempre più preso piede in un certo mondo ambientalista europeo, ma anche italiano. Il rischio è che si stia correndo verso un criterio di Wilderness che della sua reale e primitiva filosofia e, soprattutto, del suo Concetto di Conservazione racchiuso nel termine “forever wild”, vada perso tutto, confondendo la protezione del valore wilderness con quello della biodiversità; due cose che possono anche coesistere, ma che assolutamente non sono assimilabili.

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Negli ultimi anni, in Italia, ma anche in altre nazioni europee (certamente in Svizzera, in Germania ed in Ungheria), è stata scoperta la parola wilderness; e questo può essere una buona cosa. Ma c’è un problema d’interpretazione: troppa gente oggi parla di wilderness anziché di natura; usano questa “nuova” parola americana quando in precedenza usavano il termine natura. Tuttavia, ciò non è corretto. Perché la parola wilderness non significa tanto natura, quanto una filosofia ed un concetto di conservazione.
Pochi conoscono la connessione esistente tra questa parola e la filosofia ed il Concetto di Wilderness. I meglio informati vanno dicendo che wilderness sono i piccolissimi angoli di foreste vergini – o quasi vergini – o i boschi invecchiati ed integri. Ovviamente, biologicamente parlando, questa interpretazione è anche corretta, ma rischia di farci perdere la strada, perché con wilderness non si intende solamente un soggetto ambientale, ma anche un concetto di conservazione. E soprattutto significa una vasta area di ambiente naturale non divisa da strade o altre strutture umane.
Ho trovato molto interessante l’articolo apparso sull’International Journal of Wilderness (Dicembre 2003) firmato da vari autori tedeschi (H. Weinzierl, M. Diemer, M. Held, e S. Hofmeister), perché essi parlano di wilderness in un paese molto vicino all’Italia; questi autori, però, hanno fatto gli stessi errori di molti ambientalisti italiani, chiamando wilderness quello che prima era semplicemente definito natura.
In merito a questo, va detto che anche il noto autore ambientalista americano Roderick Nash nel suo famoso Wilderness and the American Mind (La Wilderness ed il pensiero americano), secondo me commette lo stesso errore quando parla delle radici della filosofia wilderness, facendole risalire all’Europa: come molti italiani oggi, anche lui confonde o assimila la parola natura con wilderness. Ma il Concetto di Wilderness è un’idea prettamente americana, con le sue radici in America, non in Europa, nell’Italia del passato o nell’antica Grecia come egli sostiene. La filosofia della natura è un’altra storia. Wilderness non è Natura; wilderness è anche natura. Purtroppo, questa è la confusione che sta sempre più prendendo piede in Europa centrale.
Per quello che io conosco della Germania, ci sono alcuni angoli di boschi e montagne quasi selvaggi, boschi inselvatichiti o vicini allo stato di verginità, ma non esiste quasi più alcuna grande area senza strade, e penso che un’area di 1.000 ettari in tale stato sia una vera rarità in quel paese. Lembi di boschi selvaggi non possono essere classificati wilderness, ed è corretto definirli così come lo erano fino a poco tempo fa: cioè, Riserve Naturali, se protetti, o semplicemente boschi integri se non protetti.
E’ importante non creare confusione o fare disinformazione quando si usano le parole wilderness ed aree wilderness. Se noi cominciamo a definire wilderness quello che prima chiamavamo semplicemente natura, facciamo un brutto servizio alla filosofia wilderness ed uno ancora peggiore al suo concetto di conservazione! L’idea od il concetto del “forever wild” (per sempre selvaggio) è lo spirito del Wilderness Act (la legge americana che tutela la wilderness) e fu usata dagli americani verso la metà del secolo scorso (ad esempio, da Robert Marshall, Aldo Leopold, Howard Zanisher, Arthur Carhart, ed altri) come concetto per la designazione quali Wilderness di aree speciali e non semplicemente per ogni area di ambiente naturale.
Perché cominciare a definire wilderness ogni Parco Nazionale, area protetta od aree di ambiente naturale come sta succedendo in Europa centrale solo perché ricchi di biodiversità? Con questo criterio, quasi tutta l’America del Nord è wilderness! Ed io penso che ben pochi ambientalisti o conservazionisti americani sarebbero d’accordo con una tale interpretazione del termine wilderness.
Anche noi, in Italia, abbiamo definito piccoli angoli di bosco che abbiamo comprato od ottenuti in gestione, quali Wilderness, ma questi boschi fanno parte di più vaste aree rimaste selvagge e senza strade. Secondo noi solo così è possibile classificare queste aree come Wilderness secondo il concetto ispirato dal Wilderness Act americano. Al contrario, in Europa, un’area non può essere classificata wilderness semplicemente perché vi vivono popolazioni di lupi, orsi o linci; altrimenti una gran parte dell’Italia sovrappopolata ed urbanizzata potrebbe essere considerata wilderness. E sarebbe una vera assurdità!
Le Aree Wilderness sono i più selvaggi esempi di natura in un contesto culturale, ecologico e politico. Esse devono possedere dei criteri minimi per essere classificate wilderness. E’ difficile, perciò, classificare aree europee come wilderness, specialmente se comparate a quelle realmente tali al di fuori del nostro continente. In Italia noi abbiamo adottato il termine Area Wilderness per mantenere un contatto diretto con lo spirito del Concetto di Wilderness. Ma siamo anche coscienti che le nostre Aree Wilderness sono solo piccoli, modesti esempi di quelle (normalmente assai più vaste) presenti negli Stati Uniti d’America, in Australia, in Sud Africa e altrove. Perciò riteniamo anche corretto aver classificato le nostre Aree Wilderness (come ha fatto la WILD Foundation) in una propria categoria distinta da quelle protette con legislazioni di livello nazionale.
Non è facile stabilire quanto ampia debba essere un’area selvaggia per poter essere classificata wilderness, ma io penso che piccoli lembi di foreste vergini o di boschi inselvatichiti non possano essere definiti wilderness se non sono compresi in vaste aree con caratteristiche di selvatichezza (vallate, burroni, altopiani o anche grandi distese di boschi planiziali) dove sia possibile camminare per ore senza incontrare o vedere strade o altre strutture umane. Così, dobbiamo stare molto attenti se non vogliamo rischiare di usare a sproposito il termine wilderness e dare un significato erroneo all’essenza delle Aree Wilderness.
Non dobbiamo dimenticare che, quando Aldo Leopold visitò la Germania, egli non accettò il tipo di gestione forestale che vi vide applicato, una pratica ampiamente diffusasi in molte delle nazioni dell’Europa centrale. La scuola selvicolturale tedesca considera le foreste e le montagne come dei “campi” per la coltivazione degli alberi, “campi” che siano percorsi e suddivisi da tante piccole e grandi strade di servizio; ovvero, le foreste solo per finalità prettamente commerciali.
Nel suo articolo Weinzierl e gli altri hanno giustamente scritto che “forestali, cacciatori, pescatori, gestori delle acque e costruttori di strade, ritengono che il buon Dio sia incapace di mantenere in ordine il suo creato senza il loro aiuto”. E così la pensano in quasi tutti i Paesi dell’Europa centrale. Perciò, è molto dura riuscire a diffondere una nuova visione della natura: “ci vuole molto coraggio”, egli ha scritto, per sostenere una politica per la wilderness.
Noi dobbiamo capovolgere il trend corrente dei nostri media, portati a parlare di wilderness quando dovrebbero parlare di natura, perché fino a quando non otterremo una maggiore conoscenza del significato della parola wilderness, noi corriamo il rischio di ridurne l’intrinseco e reale senso filosofico. Wilderness non è solo “vivere e lasciar vivere”(Weinzierl e gli altri), è soprattutto far rimanere selvaggio un luogo!
Biologicamente o ambientalmente parlando, è corretto sostenere che “un numero isolato di Aree Wilderness esiste in alcune aree remote dell’Europa centrale” come hanno scritto Diemer, Held e Hofmeister, ma non è corretto considerarle “… sinonimo di Parchi Nazionali che abbiano al loro interno aree simili”, perché con un tale criterio noi neghiamo il Concetto di Wilderness. Preservare modesti angoli di foreste vergini o di habitat inselvatichiti non significa preservare la wilderness, ma piuttosto preservare la biodiversità.
In Europa il punto focale per poter designare come wilderness un’area non deve essere basato sullo stato ambientale, come habitat integri o “tratti di ambiente ai quali sia specificatamente consentito di evolversi senza interferenze umane”, come hanno scritto Diemer, Held e Hofmeister, bensì sull’esistenza o meno di territori che siano privi di strade asfaltate, strade bianche e/o forestali od altre strutture antropiche. Lo stato dell’ambiente non deve essere “senza interferenze umane” in un Area Wilderness europea, perché l’uso umano può prevedersi purché fatto con metodi primitivi (a piedi o a cavallo) e quello delle risorse naturali rinnovabili consentito (caccia compresa).
Una piccola zona boscata divisa o circondata da strade, anche se allo stato naturale, non può essere designata quale Area Wilderness. Se noi adottassimo questo criterio in Italia, quasi tutte le nostre Riserve Naturali sarebbero da considerare wilderness. Ma questa designazione non sarebbe corretta, perché queste Riserve Naturali, sebbene biologicamente ben preservate (nessun uso pascolivo, nessun taglio di boschi né caccia), sono gestite come semplici parchi di natura, con strade, sentieri marcati e facilitazione ricreative – tutti usi che non fanno parte di uno spirito wilderness secondo il suo concetto. Noi dobbiamo anzi batterci per far sì che queste Riserve Naturali siano sottratte al normale loro uso turistico ed i loro aspetti selvaggi vi siano invece assicurati attraverso l’applicazione del Concetto Wilderness del “selvaggio per sempre”.
E’ poi assurdo il postulato che proporre delle “wilderness urbane” possa servire da “completamento per le vere selvagge aree di wilderness, quali parchi nazionali e riserve naturali in tutta l’Europa centrale ed anche altrove” (sempre Diemer, Held e Hofmeister). Le piccole “wilderness urbane” descritte da questi autori sono una cosa buona, ma in Europa noi rischiamo di creare una confusione tra la filosofia wilderness ed il criterio che un’Area Wilderness deve essere un ampio ininterrotto spazio di ambiente naturale. Lo spirito del Wilderness Act americano e del suo successivo East Wilderness Act sono la strada da percorrere in Italia ed in Europa. Se i Parchi Nazionali ed altre aree protette vogliono avere delle Aree Wilderness al loro interno, esse devono essere formalmente designate dagli organismi che le gestiscono. Altrimenti non saranno Aree Wilderness, perché la sussistenza di un valore geografico definibile wilderness non significa avere un’Area Wilderness designata per legge, decreto od altro atto formale che ne indirizzi anche la gestione in questo senso.
In Italia ed in altre nazioni europee, molti degli ambientalisti non sono realmente interessati alla preservazione della wilderness. Pochi sono quelli realmente interessate a questa forma di preservazione. La stragrande maggioranza degli ambientalisti italiani sono solo degli animalisti che amano il lupo, l’orso o altre specie, ma non abbastanza il loro habitat. Essi sono solo interessati alla protezione della fauna, e non si battono abbastanza contro la costruzione di strade che spezzano sempre più il suo habitat, né per bloccare l’uso turistico di massa di questi habitat, il quale è anzi troppo spesso accettato perché ritenuto “ecocompatibile”.
Ecco, quindi, che c’è ancora molto lavoro da fare se vogliamo costruire un vero Concetto di Wilderness per l’Europa centrale; se vogliamo ottenere alcune reali Aree Wilderness europee.

di FRANCO ZUNINO