ALLE RADICI DELL’AIW: DALLA SPECULAZIONE EDILIZIA ALLA CONVIVENZA
Dall’intervento fatto al Convegno “I giorni dell’Orso” – Pescasseroli (Parco Nazionale d’Abruzzo) 26 settembre 2008
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Oggi per me, essere in questa sala, in questo paese, è un poco un salto indietro di tanti anni; anni in cui fui felice in questi luoghi che ho sempre sentito un poco anche miei, quasi una seconda patria che la nostalgia non mi ha mai fatto dimenticare. Lo ammetto, io qui ci ho lasciato il cuore, e sono quindi lieto di questa giornata a prescindere dal motivo per cui oggi ci siamo riuniti.
Il 13 marzo scorso l’Associazione Italiana per la Wilderness ha sottoscritto un atto notarile con il quale le è stato donato un terreno di 1.370 metri quadrati in località “Monte Ja’vuttero”, sui Colli dell’Oro, qui a Pescasseroli.
A volte la vita fa dei percorsi strani, crea degli intrecci che è impossibile per noi immaginare quando viviamo gli accadimenti che ci coinvolgono. Se oggi sono qui è proprio grazie a questi eventi, che il destino ha fatto sì che si verificassero altrove ma il cui bandolo delle casualità che lo hanno permesso, è comunque strettamente rimasto impigliato in questo luogo come le radici di una pianta che stava germogliando.
Forse qualcuno di voi ricorderà quando, nell’ormai lontano 1981, iniziai a diffondere i “Documenti Wilderness”. Fu per restare lineare con gli ideali che mi portarono da queste parti, che decisi quell’iniziativa tra l’editoriale e l’epistolare nota, appunto, come “Documenti Wilderness”. Documenti con i quali furono poste le basi per quella che poi di lì a pochi anni divenne l’Associazione Italiana per la Wilderness. Quelle radici hanno dato un frutto che ha travalicato quanto mai avrei potuto immaginare nei giorni in cui firmavo e distribuivo quei Documenti, con un apprezzamento che oggi non è solo nazionale ma anche internazionale (ricordo che l’Italia è ormai conosciuta come la prima nazione europea ad aver designato delle Aree Wilderness, e ciò è tenuto nella più alta considerazione dal movimento mondiale cui siamo affiliati, che solo pochi giorni or sono mi ha onorato con l’inserimento nell’International Advisory Board for WILD9, il Comitato Consultivo Internazionale del 9° Congresso Mondiale sulla Wilderness che si terrà in Messico il prossimo anno).
Grazie a quest’impegno, ormai molti anni fa ebbi modo di conoscere il Dottor Raffaele Cortellessa, di Mignano Monte Lungo, il Comune casertano della famosa omonima battaglia ogni anno commemorata dal Presidente della Repubblica. Scoprii in Raffaele Cortellessa non solo un convinto sostenitore delle stesse idee che io andavo portando avanti con l’Associazione Wilderness, ma anche un grande amico. Fu questo il primo degli eventi che spiegano del perché noi oggi siamo qui a presentare l’iniziativa del terreno per l’Orso bruno marsicano.
Successe infatti, poi, non più di qualche anno fa, che Raffaele Cortellessa, per puro caso, venisse a sapere che un suo parente possedeva un terreno a Pescasseroli. E fu così che parlandogli delle finalità dell’Associazione di cui era ed è Vicepresidente, egli, il Generale di Cavalleria Gian Carlo Fassio, dall’iniziale idea di mettere in vendita quel terreno passò alla convinzione di donarlo alla nostra Associazione per le proprie finalità. Ed ecco quindi che il cerchio del destino si chiuse, facendo sì che oggi proprio a Pescasseroli l’Associazione Italiana per la Wilderness possegga quel terreno che stiamo inaugurando e dove idealmente sono poste le sue radici.
Questo terreno di 1370 metri quadrati, un modesto simbolico pezzo di queste antiche montagne, lo abbiamo voluto infine, a nostra volta, simbolicamente donare all’Orso bruno marsicano, l’animale che fu all’origine degli impegni conservazionistici dell’Associazione Wilderness e che proprio per questa ragione è raffigurato nel suo logo (logo che, mi piace ricordare, è ispirato ad una foto che scattai proprio sui monti di Pescasseroli). Una decisione che ha trovato l’entusiastica adesione dell’Ente Parco. Cosa che ci ha rallegrati non poco, consci come eravamo di una trentennale polemica proprio a causa dell’inerzia con cui venivano o, meglio, non venivano presi provvedimenti seri per la salvaguardia dell’Orso bruno marsicano.
E’ vero che questo terreno è una cosa di poco conto, ma noi riteniamo che abbia una rilevante valenza simbolica, quasi una chiave di volta dal passato, non solo da quello polemico e giudiziario nel quale in tanti siamo stati coinvolti, ma anche proprio per il Parco Nazionale, per l’Orso bruno e anche per la gente di Pescasseroli e di tutto il Parco.
Il nobile gesto di filantropia del Generale Gian Carlo Fassio costituisce quindi un fatto di grande importanza per le molteplici simbologie che racchiude, la prima delle quali è quella che il terreno ricade nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo e nel paese dove, come ho già detto, l’Associazione Wilderness ha le sue radici storiche. La seconda la si deve alla sua posizione, ai piedi del Monte Forcone, cima secondaria del più vasto Monte di Valle Caprara, cosa che ha permesso la designazione (seppure anch’essa meramente simbolica) di quella che è la prima Area Wilderness nella Regione Abruzzo (con l’auspicio che possa un domani divenire la futura grande Area Wilderness L’Ortella-Monte di Valle Caprara) – e qui faccio un inciso, suggerendo al Sindaco di Pescasseroli di prendere in considerazione quest’idea, che nulla toglierà all’attuale situazione vincolistica, ma che permetterà al Comune di potersi fregiare di un’etichetta di tutto prestigio ed anche di richiamo turistico; la terza è costituita dal fatto che si tratta di un terreno che sarà anche adibito alla semina di mais, grano e carote ed alla piantagione di alberi selvatici di mele e pere, di biancospino e rosa canina per le finalità alimentari dell’Orso bruno.
Ma la simbologia di questa donazione non si ferma solo agli aspetti pratici sopra illustrati. Essa ne nasconde anche una di grande impatto mediatico e, soprattutto, etico, che può quasi rappresentare la pietra tombale della “guerra” scatenatasi negli anni ’60 del secolo scorso quando prese l’avvio quel fenomeno, poi conosciuto come “speculazione edilizia”, che diede l’assalto al Parco d’Abruzzo e che vide, nel volgere di pochi anni, la realizzazione degli impianti sciistici di Pescasseroli con il corollario degli immensi residences che circondano oggi il paese, ed il selvaggio proliferare nel fondovalle ed i colli circostanti, di ville e villette d’ogni sorta. Una guerra durata anni, poi lentamente scemata verso la fine degli anni ’70 (e qui vorrei dare a Cesare quello che è di Cesare, sostenendo che grande merito per aver bloccato quell’evento va dato alla ferma mano dell’allora neo Direttore del Parco, Franco Tassi, al quale è vero che dobbiamo in tanti molte cose negative, ma al quale nemmeno vogliamo togliere i meriti).
Certo, ci fu un intento speculativo da parte di alcuni, ma fu anche un momento di ripresa economica per questo piccolo paese d’Abruzzo le cui risorse erano, fino ad allora, solo basate sulla pastorizia e sulla scarsa agricoltura di montagna.
Quel fenomeno, però, negativo per le bellezze naturali del Parco Nazionale e per la vita stessa dell’Orso bruno marsicano, fu poi fermato grazie all’opposizione di tutto il mondo culturale italiano e per autorevoli interventi di alcuni esponenti politici più illuminati, sorretti da forti prese di posizione in difesa del Parco dall’allora nascente Europa comunitaria; furono posti altri vincoli e presi provvedimenti che bloccarono il fenomeno alla situazione che oggi si presenta agli occhi dei visitatori, realizzando, di fatto, una mediazione tra sviluppo e conservazione del cui benessere sociale hanno potuto godere sia Pescasseroli sia tutti i paesi dell’alta valle del Sangro.
Dovete infatti sapere che il terreno oggi donato alla nostra Associazione per le proprie finalità di conservazione dell’ambiente naturale e della fauna selvatica fu infatti acquistato nel 1964 dall’allora Capitano Gian Carlo Fassio proprio allo scopo di realizzarvi, almeno idealmente, una di quelle tante, allora famigerate, ville e residenze turistiche; destino ha poi voluto, fortunatamente, che quell’intento non si concretizzasse, e che la persona che lo comprò a questo scopo e che oggi ha deciso la donazione all’AIW fosse imparentata con un Vicepresidente dell’AIW, e che, come vi ho già detto, decidesse di offrirlo proprio per le finalità che furono all’origine dell’Associazione. Un gesto che a distanza di quasi 45 anni ha permesso a quel terreno di ritornare all’antico mondo agreste e naturale cui apparteneva ed al quale rischiò di essere strappato per sempre. Un gesto che oggi onora chi lo ha fatto!
Il terreno apparteneva da tempi immemorabili ad abitanti di Pescasseroli che lo utilizzavano per il pascolo di armenti e per povere coltivazioni montane (segale, orzo e patate); era un luogo che essi condividevano con l’Orso bruno marsicano che qui scendeva a cibarsi o per attraversarlo nottetempo per razziare pecore negli stazzi dei dintorni del paese. Oggi questa piccola porzione di terra e di montagna è quindi ritornata per sempre alle sue antiche origini e funzioni. Esso rappresenta il simbolico auspicio che mai più il Parco Nazionale d’Abruzzo ed il paese di Pescasseroli debbano subire altri assalti da parte dell’invadente incalzare dello sviluppo urbanistico, affinché sia lasciato spazio anche alla vita selvaggia e naturale che l’Orso bruno marsicano, in questo paese più che altrove, rappresenta; perché è qui che Erminio Sipari nei primi anni del secolo scorso ebbe l’idea di un Parco Nazionale che portasse sì uno sviluppo ed un’economia turistica al suo paese, ma che anche salvasse la bellezza delle sue montagne e delle sue foreste e con esse l’Orso bruno marsicano, il Camoscio d’Abruzzo e tutta la restante fauna e flora di questi luoghi.
di FRANCO ZUNINO
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