“Un Abruzzo senza l’orso, non è più Abruzzo!” Nicola Cimini (Già dipendente del Parco Nazionale d’Abruzzo, attuale Direttore del Parco Nazionale della Majella – originario di Opi, il paese più caratteristico del Parco Nazionale d’Abruzzo, sul cui territorio comunale fu istituito il suo primo nucleo, nel lontano 1922)
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PREMESSA. TANTA BUONA VOLONTA’. 1970 – Con una stima che superava i 100 orsi presenti nel solo Parco Nazionale d’Abruzzo e sue strette zone circostanti, le appena designate nuove autorità del Parco annunciarono di essere in attesa dei risultati di un importante ricerca sull’Orso bruno marsicano, dopo di ché sarebbero state prese iniziative atte a proteggere l’animale a rischio di estinzione. Quasi 100 anni di inutili e/o inutilizzati conteggi o tentativi di stime, studi e ricerche. E’ difatti dal 1928 che si cerca di contare gli orsi, come unica concreta iniziativa per salvarli dall’estinzione. Come se il sapere quanti essi fossero in passato e quanti sono oggi, anziché una mera curiosità scientifica, quale era e continua ad essere, avesse avuto ed avesse ancora oggi una funzione benefica per la crescita della popolazione o per sapere quali provvedimenti prendere a sua tutela. Se all’epoca della colonizzazione dei bianchi sulle terre delle tribù pellerossa delle grandi pianure e dei deserti americani, si fosse chiesto ai Cheyenne, ai Sioux, agli Arapaho, agli Osage o agli Apache, che cosa desiderassero per essere salvati, essi, che, al contrario dell’orso, pur in maniera grossolana sapevano parlare e farsi capire dall’uomo bianco, avrebbero certamente risposto: essere lasciati in pace nelle nostre terre, avere mandrie di bisonti da cacciare e campi di mais da coltivare fuori dei nostri villaggi. Se l’Orso marsicano potesse parlare, oggi non potrebbe che dirci le stesse cose. Il ragionamento è di un’ovvietà quasi banale e vale per la gran parte degli animali selvatici. Col Grizzly dello Yellowstone, dopo gli studi e le ricerche, gli americani giunsero presto e concretamente alle stesse conclusioni. I provvedimenti sono stati presi, ancorché impopolari ed anti-turistici. Ed oggi quella popolazione di orsi è talmente cresciuta da spingere le autorità a consentirne la caccia. Da noi non si è saputo fare di meglio che organizzare sempre nuovi conteggi e convegni, cerimonie, feste, sponsorizzazioni e finanche ampollosi Stati Generali (ed oggi siamo al PATOM – Piano d’azione per la tutela dell’orso marsicano!). Altisonanti sigle che fanno parlare i giornali e le televisioni, ma che servono solo a nascondere il nulla di fatto. I nostri quasi quarant’anni di nulla di fatto! Perché la soluzione “pellerossa” del problema Orso marsicano è troppo ovvia per emeriti scienziati, troppo ovvia per grossi funzionari pubblici, troppo ovvia per onorevoli uomini politici. Troppo ovvia e banale, con la pecca di essere già stata indicata in una miriade di pubblicazioni, anche di persone di scarsa cultura scientifica, più vicina al pensare dei contadini e dei pastori che non del mondo scientifico, il quale ultimo, ha nel frattempo, riempito migliaia di pagine di riviste, di pubblicazioni e di libri, e dedicato ore e giornate infinite di chiacchiere in assemblee, riunioni, convegni e Stati Generali e PATOM! Troppo ovvia per chi, anziché all’Orso, ha sempre prima pensato ai propri interessi o alle proprie passioni personali, di successo e danaro, o con l’illusione di un posto di lavoro. Quindi, anziché prendere provvedimenti in quell’ovvia direzione, si è continuato ad organizzare Stati Generali e PATOM i cui risultati e suggerimenti sono sempre gli stessi: bisogna censire gli orsi! Con conteggi a vista, con radiocollari satellitari, col DNA. Continuare a contare gli orsi … orsi che sono sempre di meno! Troppo banale dire che bisogna ridurre l’impatto turistico, seminare campi di granoturco ed incentivare la pastorizia ovina! Come non prevedere che il PATOM indetto tempo fa a Pescasseroli non finirà con le solite proposte di nuovi studi e sofisticate ricerche? Come non prevedere la proposta che magari alcuni orsi vadano catturati per farli riprodurre in cattività, e/o che la popolazione vada rinsanguata?! Così si proseguirà ancora per anni ed anni a studiare e ricercare, ed a spendere danari pubblici (ed oggi anche privati, visto il lauto finanziamento ottenuto da una filantropa italo-americana)! E’ dal 1970 che si scrivono, leggono e dicono le stesse cose. Da 36 anni! CHIUSURA. LA VERGOGNA DI ESSERE ITALIANI. 2006– 36 anni dopo, con si e no 40 orsi sopravissuti e sparsi tra i Monti della Laga a nord, il Matese a sud, la Majella ad est, e i Monti Lucretili ad ovest, le appena designate nuove autorità del Parco Nazionale d’Abruzzo (nel frattempo ampollosamente e ridicolmente ridenominato d’Abruzzo, Lazio e Molise), annunciano di essere in attesa dei risultati di un importante ricerca sull’Orso bruno marsicano, dopo di ché saranno prese iniziative atte a proteggere l’animale a rischio di estinzione.
di FRANCO ZUNINO
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