In prossimità della data di apertura della caccia, un’ordinanza del TAR dell’Abruzzo che, a seguito di un ricorso del WWF, dava conferma ad un Decreto cautelare monocratico che sospendeva la caccia ad alcune specie di animali in tutta la Regione, nonché la caccia tout court nei siti di Natura 2000 (SIC e ZPS) e nelle aree di presenza dell’Orso individuate dal PATOM, ha scatenato una serie di polemiche tra ambientalisti e cacciatori. L’AIW ha preso posizione con un documento nel quale si evidenzia come, colpendo i cacciatori incolpevoli della situazione in cui versa l’Orso marsicano, non si è fatto altro che fomentare il bracconaggio, che poi le autorità non sono in grado di controllare.

Gli ambientalisti anticaccia e gli animalisti hanno così messo a segno una nuova vittoria contro la caccia ed i cacciatori. Lo hanno fatto formalmente per impedire la caccia al Cinghiale, ma indirettamente per salvare l’Orso marsicano; e certamente alcuni lo hanno fatto in buona fede. Il problema è che, per salvare il Cinghiale, di fatto hanno colpito l’Orso!
Perché il problema fondamentale resta; ovvero, per difendere l’orso si è impedito che la presenza del Cinghiale, almeno nella zona esterna al Parco, sia ridotta come meriterebbe (benché interventi coordinati andrebbero anche effettuati all’interno del Parco Nazionale, se veramente si volesse salvare l’Orso marsicano dall’estinzione). Non crediamo proprio che l’Orso, se mai fosse in grado di pronunciarsi, si dichiarerebbe soddisfatto di questa “vittoria” degli ambientalisti anticaccia!
Certo, l’orso quest’anno non sarà disturbato dai cacciatori (che peraltro con le loro braccate lo avrebbero caso mai spinto a rientrare nei limiti del Parco, dal quale si sta sempre più allontanando e non certo per colpa dei cacciatori) quando andrà alla ricerca di mele selvatiche ed altre risorse trofiche, faggiole, ghiande, tuberi ed ogni risorsa alimentare che non troverà più per la presenza del competitivo Cinghiale (specie peraltro ibrida e meritevole di essere eradicata), che a causa del numero eccessivo di capi sta spazzando via tutte le risorse alimentari, col risultato che anche a primavera l’orso resterà a bocca asciutta e proprio in uno dei periodi dell’anno più critici per la sua esistenza, quando le risorse naturali scarseggiano.
Intanto, alla conclusione dei fatti resta che dei veri problemi dell’Orso bruno marsicano nessuno si interessa; nessuno che si chieda perché questi benedetti orsi sono sempre più presenti nelle aree non protette all’esterno del Parco e sempre meno presenti nella grande area protetta del Parco come un tempo. Le ragioni le abbiamo già sviscerate in altri scritti e comunicati ed è inutile qui rimarcarle. Una cosa è certa: la caccia non c’entra nulla.
Irritare con atti che paiono (e per alcuni lo sono proprio!) vessatori, le categorie quali i cacciatori e gli allevatori, è il modo migliore per fomentare atti di bracconaggio come rivalsa o difesa di diritti che si ritiene calpestati. E ciò andrebbe sempre tenuto presente quando si opera con iniziative di repressione che notoriamente la pubblica autorità non ha poi materialmente il potere di controllare (ed è il caso del Parco Nazionale d’Abruzzo e dei suoi vasti territori circostanti – e ciò nonostante l’esubero di Guardiaparco! – dove la caccia oggi ha subito uno stop provvisorio con la scusa di difendere l’orso). I bracconieri esistono, è vero, ma tanti, anche, si… creano! Ed è questo ciò che andrebbe evitato, cercando una collaborazione col mondo venatorio anziché mirare solo a colpirlo; cosa che permetterebbe di combattere anche con il loro aiuto i pochi veri bracconieri. Agire in modo da farne aumentare il numero non è certo buona norma per combatterli. Renzo Videsott, lo storico Direttore del Parco Gran Paradiso, fece scuola, quando assunse come guardiaparco proprio i bracconieri! Qualcuno dirà, ma Renzo Videsott era anche e soprattutto un cacciatore. E forse proprio ciò dovrebbe far riflettere sul fatto che si possa essere cacciatori e convinti ambientalisti. Fomentare la rabbia di tutta la categoria non serve né a migliorare eticamente la caccia né a salvare l’orso!
In realtà, se ci si ferma un attimo a riflettere, si comprende come con i provvedimenti di limitazione all’attività venatoria non sia colpire il nemico dell’orso, che, per assurdo che possa sembrare, è il cinghiale, ma il nemico dell’ambientalismo anticaccia: ovvero il cacciatore! In pratica, per salvare l’orso (specie non cacciabile) hanno salvato il cinghiale (specie cacciabile); ovvero, hanno salvato un animale di specie ibrida la cui introduzione gli stessi animalisti anticaccia addebitano ai cacciatori e che, quindi, per logica e coerenza di pensiero dovrebbero avere tutto l’interesse a sterminare, essendo essi divenuti una vera peste per l’orso, visto che i branchi di quest’animale ne saccheggiano tutte le risorse alimentari. Come non chiederci, cosa resterà per l’orso di mele e tuberi ed altri vegetali di origine naturale ed antropica, nelle due fasi più delicate della vita dell’orso: l’alimentazione autunnale preparatoria ai lunghi mesi di letargo, e l’alimentazione primaverile subito dopo l’uscita dal letargo?
Noi siamo certi che se l’Orso marsicano potesse parlare, non loderebbe chi ha fatto sì che la caccia al cinghiale sia stata impedita o limitata, ma si chiederebbe il perché, se lo scopo era aiutare l’orso a sopravvivere.
La scusa della chiusura della caccia è stata il rischio di erronee uccisioni di orsi durante l’attività venatoria, un rischio che negli ultimi cinquant’anni NON SI E’ MAI VERIFICATO. Questo è l’assurdo! SI E’ SOLO FATTO CREDERE CHE SI SIA VERIFICATO, addebitando alla caccia legittima e corretta fatti (peraltro rari) di bracconaggio venatorio. Ma il bracconaggio non si elimina chiudendo la caccia, anzi, lo si alimenta! Come si alimenta il bracconaggio pastorale quando non si pagano sufficientemente i danni a pastori ed allevatori.
Sì, se l’orso oggi potesse parlare si chiederebbe: perché? E protesterebbe per il danno che indirettamente sta subendo, perché vedrebbe l’uomo come corriere in aiuto di un suo nemico e competitore sul piano alimentare. Aiutare a sopravvivere una specie competitrice non è certo il modo migliore per salvare l’orso. Questo hanno fatto le autorità, gli ambientalisti anticaccia e la magistratura. Alcuni in buona fede, altri desiderosi solo di colpire il cacciatore con la scusa di salvare l’orso. Un provvedimento che ha solo fatto arrabbiare i cacciatori abruzzesi e che, per assurdo, si rivelerà solo un danno per l’orso in quanto per quest’anno non si potrà ridurre in tempo utile la presenza del Cinghiale nella zona esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo, cosa che significherà una drastica competizione alimentare che finirà solo per nuocere proprio all’orso.
Il cacciatore, quindi, come capro espiatorio! Per assurdo, il meno colpevole ma quello più facilmente abbattibile agli occhi dell’opinione pubblica continuamente disinformata su ciò che veramente andrebbe fatto per salvare l’orso, ma che risulta o troppo impopolare o lesivo di troppi interessi economici e politici.
Ci hanno detto che quest’anno sono nati una decina di cuccioli; una buona notizia. Il problema ora non è tanto impedire ciò che non è mai successo, ovvero che siano erroneamente uccisi durante le battute regolari e legittime di caccia, quanto il predisporre l’ambiente a che quelli che giungeranno alla primavera possano poi sopravvivere. L’ordinanza di questi giorni del giudice monocratico non va certo verso questa direzione. Anzi, temiamo che quel bracconaggio di cui ogni tanto si ventila e che in Abruzzo non c’è storicamente mai stato (altrimenti gli orsi si sarebbero estinti cento anni fa!), così come avvenne per il brigantaggio dell’epoca postunitaria, si ingrossi di cacciatori (ma anche di agricoltori, allevatori e semplici proprietari di orti e pollai) delusi ed irritati da un provvedimento che nella sua legittimità essi non potranno che considerate punitivo e vessatorio verso di loro per una colpa che è di altri e, per certi versi, risale ormai a molti anni addietro ed a personaggi oggi quasi dimenticati.
Al termine di questa stagione venatoria 2012-13 si canterà forse vittoria, sostenendo che nessun orso sarà stato “conteggiato” tra gli uccisi; in tal caso ignorando che di uccisioni durante il periodo e la legittima attività di caccia negli ultimi 70 anni non ne sono mai state registrate!

15 gennaio 2013

UNA SCONFITTA PER L’ORSO MARSICANO!

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1 gennaio 2012

AREE WILDERNESS IN EUROPA – 2

La Segreteria Generale dell’AIW ha finalmente potuto acquisire copia della Mozione riguardante la protezione delle aree di wilderness approvata dal Parlamento europeo; essa è stata tradotta e viene qui di seguito pubblicata con una nota di critica finale. Il Parlamento europeo ha infatti approvato una mozione dalla quale si evince come in quel contesto politico siano state traviate le radici storiche delle Aree Wilderness, per altro abbinandole alle Direttive Uccelli ed Habitat e quindi stravolgendone completamente significato e finalità.  Commento e traduzione a cura di Franco Zunino: per quanto riguarda i termini wilderness ed aree di wilderness è stata mantenuta […]
1 gennaio 2012

PERCHÉ L’IDEA WILDERNESS

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7 ottobre 2011

AREE WILDERNESS IN ITALIA E IN EUROPA

Linee guida per la designazione ed il riconoscimento di Aree Wilderness secondo il Concetto di Conservazione di cui alle sue radici storiche americane che ha finora guidato l’attività svolta in Italia dall’AIW – che siano applicabili anche in Europa. «Una distesa ininterrotta di ambiente preservato nel suo stato naturale, aperta ad una caccia e ad una pesca legittime e lasciata priva di strade, sentieri modernizzati, strutture turistiche ed altre opere dell’uomo» Aldo Leopold Il 13 Settembre 2010 la Segreteria Generale dell’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW) ha ritenuto di convocare per la prima volta la “Consulta per la Wilderness”, un […]