Sara Chiarlone, naturalista e cacciatrice di Cairo Montenotte iscritta all’AIW, è stata infine premiata per il suo trofeo di capriolo di cui era stata data notizia in Wilderness/D n.1/2012; premiazione che conferma l’alto punteggio preannunciato. La premiazione è avvenuta nell’ambito della manifestazione “Il segugio dà voce” organizzata dalla Federcaccia di Savona, dall’Unione Segugisti Savonesi e dall’U.R.C.A. savonese nel Castello Quassolo di Cosseria il 1 luglio scorso. Il trofeo è stato valutato di 154 punti dall’apposito organismo del C.I.C. (Comitato Internazionale della Caccia), ovvero il migliore punteggio della Provincia di Savona, all’84° posto a livello mondiale secondo la classifica del Safari Club International.
La notizia del capriolo ucciso da Sara Chiarlone, che aveva suscitato alcune polemiche e critiche dai soliti animalisti ed anticaccia, era stata semplicemente data perché si trattava di un primato di livello nazionale in una pratica legittima e consentita in tutto il mondo, ed anche premiata dalle componenti sociali delle categorie interessate. Se Sarà Chiarlone avesse vinto in una pratica olimpica, penso che fosse dovere di ogni associazione di cui essa facesse parte darne notizia. Noi lo abbiamo fatto. Tutto qua.
In provincia di Savona nel 2010-2011 erano stati censiti e stimati 19.284 caprioli. Le autorità avevano autorizzato l’abbattimento di 2.081 capi, ed i cacciatori ne avevano abbattuti solo 1.247. I caprioli in Provincia di Savona sono divenuti un vero e proprio problema ecologico, ma anche sociale per la loro eccessiva presenza (danni alle foreste ed alle coltivazioni, incidenti con le automobili). Evidentemente non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire, e che alle foreste preferisce i caprioli: noi vogliamo preservarli entrambi, e le foreste si preservano solo riducendo il numero dei caprioli affinché si ricrei l’equilibrio oggi perduto (a causa dell’uomo, prima cacciatore ed oggi animalista!).
La caccia al capriolo è effettuata nel modo non solo legittimo, ma anche etico, nel rispetto della specie e delle sue esigenze di riproduzione e di conservazione della popolazione così come avviene in tutta Europa. Non si capisce quali danni siano stati arrecati alla popolazione abbattendo un capo che per motivazioni genetiche portava un trofeo “campione”, trofeo che è scientificamente dimostrato sarebbe peggiorato (regredito) ogni anno di vita successivo (ciò senza evitare che il DNA del maschio non fosse già stato ampiamente messo in circolo attraverso i sui precedenti accoppiamenti).
Per concludere, la “violenza gratuita contro una creatura indifesa”, come qualcuno ha scritto, è la stessa che avviene nei macelli, ma è assai più compassionevole (morte ben più violenta e terribile avrebbe fatto se quel capriolo fosse stato scannato da un lupo!); sulla “gratuità” c’è poi da dire che la carne di quel capriolo è stata utilizzata per scopi alimentari (cosa che ha evitato l’uccisone di un vitello o di un agnello ben più indifeso ed abbattuto in modo ben più violento). Per abbattere quel capriolo sono stati pagati centinaia di euro, somma che è andata ad impinguare le casse degli enti ed organismi che si occupano della tutela della fauna: per favore, non si confonda lo spirito animalista con le esigenze di conservazione della Natura. Sono due cose diverse, addirittura spesso in antitesi e a danno della Natura come abbiamo più volte documentato in questo periodico.
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