Primi provvedimenti concreti a tutela dell’Orso bruno marsicano

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E’ con grande soddisfazione che l’Associazione Italiana per la Wilderness ha appreso dei primi concreti provvedimenti che l’amministrazione del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sta attuando per la protezione dell’Orso bruno marsicano. Finalmente si stanno prendendo quelle iniziative di controllo del territorio che l’Associazione Wilderness, ed in particolare il suo fondatore e già primo storico studioso di quest’animale, Franco Zunino, da anni suggeriva, criticando un’inerzia che durava fin dall’epoca dei suoi primi studi nei lontani anni ’70 del secolo scorso.
Due erano i grandi problemi da affrontare sul piano pratico: il primo, un controllo sulle attività turistiche, sia motorizzate che escursionistiche, per frenare un fenomeno che proprio lo scorso anno di questi tempi aveva scatenato aspre polemiche, anche con l’intervento dell’Associazione Wilderness presso tutte le autorità competenti; il secondo, la necessità di iniziare a provvedere al problema alimentare di quest’animale da troppo tempo abituato a predare bestiame domestico ed a saccheggiare le coltivazioni, specie di granoturco; attività agro-zootecniche che però da anni sono in declino in molte zone del Parco.
Ora le autorità del Parco, grazie anche ad un netto cambiamento di rotta amministrativo e gestionale dovuto ad una saggia presidenza e ad una pratica dirigenza, hanno finalmente compreso e deciso di intervenire, anziché limitarsi a programmare e finanziare ricerche della cui utilità non si dubita, ma che avrebbero dovuto essere, fin dai primi anni ’70 del secolo scorso, propedeutiche a mai presi concreti provvedimenti di tutela. Provvedimenti che furono per anni indicati in infinite pubblicazioni, ma che sono stati sempre disattesi per motivazioni spesso pretestuose o legate ad una politica di gestione non sempre propriamente volta alla salvaguardia del Parco e della sua fauna.
Il primo e più importante di questi provvedimenti è stato una limitazione all’uso turistico delle aree alimentari dell’Orso in Comune di (Monti della Difesa-Schienacavallo-Monte di Valle Caprara), chiuse dall’8 di agosto al 21 settembre – ma anche in aree classiche di eccessiva presenza turistica come la Val di Rose di Civitella Alfedena. Un provvedimento che copre il periodo della maturazione del Ramno alpino (Rhamnus alpina), le cui bacche sono particolarmente appetite dagli orsi in tale stagione; interdizione che imita quanto da anni fanno i pellerossa della Confederazione Salish e Kootenai nella loro Mission Mountain Wilderness Area (Montana, USA), tutelando con successo la “privacy” della locale popolazione di orsi Grizzly.
Sono inoltre allo studio anche tutta una serie di iniziative per migliorare la situazione alimentare dell’orso attraverso una ripresa dell’agricoltura, con incentivi ai coltivatori o con colture a perdere per diretto intervento del Parco (e delle quali è stato incaricato Franco Zunino quale collaboratore esterno); ed anche mediante proficui contatti con gli allevatori, presi per trovare soluzioni pratiche di reale indennizzo e/o di limitazioni alle predazioni di orsi e lupi.
Grande impulso a questi interventi hanno dato i tragici eventi della continua progressiva mortalità che, specie nello scorso anno, dopo la grande strage dei primi anni ’80 del secolo scorso (circa 50 orsi morti!), hanno riempito le cronache dei giornali; eventi ai quali anche quest’anno si sono purtroppo unite altre notizie di uccisioni e/o morti di orsi; una catena che dura da decenni e che ha falcidiato la popolazione, ormai giunta al minimo della sua capacità di ripresa, anche in conseguenza a quel fenomeno che per anni ha spinto molti individui ad allontanarsi sempre più dalla zona protetta del Parco Nazionale, fino a disperdersi in tutto l’Appennino centrale; cosa che ha ridotto la popolazione a forse non più di 40/50 individui. Nonostante questo, il 2008 sembra essersi rivelato non solo l’anno dell’azione da parte delle autorità del Parco Nazionale, ma anche della ripresa della popolazione, con una natalità accertata di 10 cuccioli: una notizia che dovrebbe ancora di più spingere tutti ad agire, prima che veramente sia troppo tardi e che il nostro troppo amore rischi di rivelarsi non solo deleterio, ma anche inutile!
Nel frattempo, però, un’altra grave minaccia sta addensando su questa popolazione di orsi: il continuo fenomeno di addomesticamento che da oltre un decennio la sta sempre più interessando, senza che nessuno riesca a spiegarne la ragione, seppure le varie tesi possibili portino tutte all’uomo, siano esso il turista attraverso gli scarti alimentari che l’orso ha pian piano associato all’uomo, sia la carenza di risorse alimentari “domestiche” che spingono gli orsi ad avvicinarsi sempre più alle case, stalle e pollai, siano le manipolazioni degli orsi catturati e ricatturati per fini di studio (chi dice anche con esche di pollame). Resta il fatto che questi fenomeni fino a poco più di dieci anni fa non si erano mai verificati, per cui vanno inevitabilmente legati agli eventi degli ultimi anni connessi all’uomo.
Le recenti storie di questi orsi (femmine) con indole domestica, che hanno fatto parlare tutta la stampa nazionale, non sono un fatto positivo: sono un fatto triste, da stigmatizzare proprio per la sua tristezza, perchè rappresenta la fine della naturalità per questa specie; col rischio che anche i cuccioli si stiano educando a questa “sindrome di Yellowstone”. E allora ecco che la campagna alimentare che il Parco sta lanciando in questi giorni sta finalmente andando nella giusta direzione affinché questi fenomeni non si verifichino più e affinché l’Orso d’Abruzzo resti nelle sue montagne, rese per lui più sicure ed attraenti. Qualcuno dirà che forse è tardi. E’ vero, questo andava fatto a partire da dieci o vent’anni fa. Ma non è sbagliato almeno iniziare a farlo oggi, con la speranza di arrivare ancora in tempo.
Se non si interverrà, anziché una popolazione di orsi selvatici rischiamo di avere una popolazione di orsi “problematici”; il che potrà fare la gioia di qualche ricercatore e di molti turisti, ma sarà la fine dell’Orso bruno marsicano!

di FRANCO ZUNINO