1. “Rapporto Orso marsicano 2022”. 108 pagine di parole se non inutili, almeno buoniste sulla situazione dell’animale. Non un problema, e se c’è qualche problema, subito risolto con ipotesi e programmi futuristi e la presentazione di tecnologie sofisticate e monitoraggi (con i quali si illude la gente che si salvino gli orsi: mentre servono solo agli studiosi per le loro pubblicazioni! Un poco come il “sotto controllo” degli eventi catastrofici, che sembrano voler dire che li si frenino qualora peggiorassero, e che invece vogliono semplicemente significare che li si… osserva!). Se c’è qualche fatto poco onorevole, viene ignorato o sminuito, mentre tutto viene riportato come “Un risultato importante ottenuto grazie ad un lavoro attento, coordinato dalla tanto ‘bistrattata’ Autorità di Gestione”. Poi diagrammi e specchietti, quasi mai veramente veritieri ma ben elaborati per far credere quello che si vuole che il lettore creda (ad esempio, sulla mortalità). Belle fotografie di orsi vivi, alcuni anche di esemplari che vivi non sono più ma che al vederli sulla carta stampata fanno quasi dimenticare che non siano morti.
E poi, pagine e pagine di iniziative anche lodevoli, ma che ben poco hanno a che fare con azioni per la salvaguardia dell’orso marsicano; anzi a volte sono finanche negative, per poco corretta, a volte anche cattiva, educazione, più con l’occhio al turismo e ad effetti di immagine che non di concreto aiuto alla quiete e primarie esigenze dell’orso. Per concludere, una bibliografia “per ulteriori approfondimenti” (ma che già pecca dalla testa, là dove non viene neppure citato per dovere di serietà scientifica, almeno il primo studio sull’orso marsicano: come se nel fare la storia di un evento o di un personaggio, non si narrassero i primi fatti o le sue origini! Mentre vengono citati fuorvianti testi stranieri che non dell’orso marsicano trattano). E, in penultima, il sogno futurista: “Numero di femmine attese 70”. Quasi che le femmine “attese” le si possa comprare al mercato! Ovvio che si riferiscano al sogno di gloria di avere una nutrita popolazione di orsi marsicani in tutte le montagne del centro Italia. Ma era necessario creare una tale illusione? O piuttosto si spera che con tale ipotesi si possa nascondere il problema della dispersione, così fatto passare per espansione?
Addirittura, le autorità e i curatori del Rapporto si auto-smentiscono là dove cercano di inculcare nei lettori («“Orsi confidenti” conflitti di ieri e di oggi») il pensiero che uno dei più gravi problemi attuali dell’orso marsicano, non sia affatto tale, ma sia sempre esistito: il fatto del fenomeno di addomesticamento e frequentazione dei paesi da parte degli orsi alla ricerca di cibo antropico. Lo si fa riportando dati e documenti che, appunto, vorrebbe essere la prova provata del fatto che il problema si era già presentato in passato! Come a voler far credere, appunto, che il problema c’è sempre stato, quando in realtà è endemico solo degli ultimi due decenni, e in crescendo pauroso fino ai giorni nostri! Vengono infatti riportati, secondo i redattori, a prova, ma che risultano a smentita, 15 fatti dal 1922 al 1933. Documenti che peraltro sono anzi la prova di come l’occasionale presenza di orsi nei pressi dei paesi fosse già allora considerata una cosa INSOLITA e pericolosa. Peccato che non di vicinanza ai paesi si tratti, bensì agli stazzi dei pastori ben esterni ai paesi. Fatti che peraltro provano anche quale cibo “antropico” a quei tempi gli orsi andavano alla ricerca: pecore e coltivazioni! In pratica, quella radice del problema di cui nelle 108 pagine del Rapporto non si trova riferimento!
Juan Carrito, il povero orso morto per incuria di chi doveva provvedervi, addirittura portato ad esempio di positivo fenomeno espansivo della popolazione: quando è invece esempio dello SBANDAMENTO! E poi, dopo averlo tanto esaltato da vivo e trasformato in un icona dandogli l’altisonante nome di Juan Carrito, da morto autorevolmente declassato a semplice Carrito, “orso confidente e condizionato la cui responsabilità [della morte] però attiene a tutti. Istituzioni e cittadini, residenti e non, che nell’orso marsicano vedono un valore identitario del nostro territorio”! Ed ecco fatto, la responsabilità dell’autorevole “bistrattata Autorità di Gestione”, scaricata sulle spalle di tutti i cittadini! Addirittura narrando che la sua morte la si debba a fattori non riconducibili alle autorità: “condizionato dal cibo di natura antropica con cui tanti, troppi ignoranti e qualche furbo, lo aveva alimentato per mesi”! Un’assoluta non verità, visto che Juan Carrito fu condizionato dalla madre a quel cibo, a sua volta costretta a farlo da ben altri uomini, colpevoli (non pochi e autorevoli!) di non aver fatto più trovare a lei come a tanti altri orsi, quel cibo che i loro antenati per millenni trovavano in montagna e campagna! Cibo “antropico”, ma non polli e conigli, né resti di cibo urbano e finanche dolci e resti di pizze: bensì pecore sui pascoli e campi coltivati a mais, grano, carote e lupinella!
In realtà, dato lo scopo del Rapporto, ci si sarebbe aspettato che ci avessero informati soprattutto di quanto riferito al 2022, per poter capire come stanno andando le cose. Ma si può considerare positiva la notizia di 0 morti con a fronte la sola nascita, da tre femmine, di 5 cuccioli (della cui sopravvivenza al 2023 non ci dicono nulla)? Numero che non dovrebbe far ballare sugli allori, anche perché lo zero morti non significa che trattasi di uno zero VERO (lo dice anche il Rapporto). E, cosa anche più grave, senza aver dato una risposta alla prima domanda che il lettore spera di trovare in quelle 108 pagine: quanti orsi marsicani oggi vivono in Abruzzo? Ci hanno narrato dei morti e dei nati ma non dei vivi! Conteggi e statistiche del passato, ma zero numeri sui VIVI DI OGGI (o almeno al 31 dicembre del 2022)! Eppure sui mezzi per stabilirlo si sono riempite pagine intere (catture, analisi genetiche, radiocollari, telemetria, monitoraggi, ecc.).
In compenso, sugli orsi problematici se ne è fatto una casistica: confidenti, problematici, condizionati. Tre definizioni per dire semplicemente che si tratta di orsi che un tempo stavano in montagna e che ora scendono nei paesi! Servirà a risolvere il problema?
Ovviamente poi, sempre schemi e calcoli statici sulla “lunga distanza”, quindi facilmente manipolabili o interpretabili, così da poter riportare sempre trend positivi, ma che lo sono solo in apparenza visto che partiamo da 100 e più orsi del 1970 (tutti viventi nella ristretta core area del Parco Nazionale), mentre oggi siamo a circa 50 (?) e sparsi dalle Marche alla Campania: Espansione o DISPERSIONE? Ma di questo ragionamento nulla si trova nelle 108 pagine del Rapporto: solo una positiva analisi della dispersione (“espansione”), con tanto di report dai singoli Parchi e aree protette. Come se la dispersione fosse un successo!
Nessuna casistica per i morti e i menomati a causa di errori o mancanze da parte delle autorità! O, meglio, “nascosti” in casistiche affatto chiare (per i lettori che non conoscono i fatti).
Impressionante il diagramma alle pagine 28-29, dove è ben evidenziato il CROLLO della popolazione! Eppure presentato come un successo!
Grande enfasi (ben 8 pagine!) sui danni, ma non una parola che faccia capire che quegli indennizzi che paiono finanche esagerati, esagerati non sono affatto, ed anzi sono forse il 50% dei danni reali e non indennizzati, se si parte dal concetto di giustizia e di democrazia che i danni inferti da una specie protetta dallo Stato dovrebbero essere dallo stesso indennizzati almeno al 100% REALE.
Risalto dato anche alla “prevenzione”, che vuole dire tentativi delle autorità di non pagare danni impedendo all’orso di farli (che vuole dire cibarsi!) spendendo invece soldi in recinzioni e altre forme di “respingimenti” che però sono alla base del REALE problema del perché gli orsi frequentano i paesi; ovvero quelle RADICI del problema CHE NON VIENE AFFRONTATO IN ALCUNA DELLE 108 PAGINE del Rapporto: FAME!
La morte di Juan Carrito, che si dice sarebbe stata “condizionata dal cibo di origine antropica” di cui andava alla ricerca, ma che poi nel proporre la soluzione al problema degli investimenti che ne causarono la morte, ci se la prende solo con gli automobilisti che devono “tenere sempre a mente che su alcune strade è necessario rispettar ei limiti indicati”. Come se questo fosse il VERO problema, mentre ne è solo la conseguenza!
E poi c’è chi ancora crede che i sistemi dittatoriali ed autocratici utilizzati dal potere siano solo quelli del famoso ventennio con le sue veline e il minculpop o delle dittature rosse e nere e fideiste sparse nel mondo!
2. Quando si parla di conservazione della natura di solito le vendette contro chi ha commesso atti riprovevoli che la hanno danneggiata servono a poco, e la prevenzione resta sempre l’unica battaglia degna di essere combattuta; che sempre con le armi della democrazia e del rispetto delle sue regole andrebbe comunque condotta. Purtroppo nel nostro paese di solito si preferiscono le vendette o l’imposizione della nostra volontà, sempre con l’arrogante certezza di essere ognuno nel giusto; quando, invece, a stabilirlo devono essere le regole della democrazia. Perché spesso quello che crediamo giusto è solo volontà prevaricatrice e imposizioni del proprio pensiero: che quasi mai è giustizia! Prendiamo l’esempio dell’orsa marsicana “Amarena”, uccisa da chi, violando la legge arrogandosi il diritto di difendere i propri (di diritti) si riteneva nel giusto di farlo: sbagliando. O di chi si riteneva nel giusto prendersi la vendetta, non già contando sulle regole della democrazia: che, in questo caso, significava denuncia e condanna del colpevole stabilita da un giudizio super-partes della magistratura. Preferendo invece una condanna aprioristica e infliggendo una punizione “popolare” – che non è quasi mai giustizia ma solo vendetta e, nel cercarla, si violano spesso le regole della democrazia trasformandoci in giudici e violando a nostra volta le leggi! Ecco che così, ora sul banco degli imputati saranno in molti a salirvi: da una parte l’uccisore di “Amarena” che ha violato la legge credendo di essere nel giusto, e dall’altra ben 136 “cittadini” che si credevano nel giusto nel minacciarlo di morte, lui e il suo innocente avvocato difensore! Quindi, tutti colpevoli: chi di aver commesso un reato, chi di averne commesso un altro! Ecco, non è così che si difende la Natura: almeno in un paese liberal democratico! È successo infatti che la magistratura del tribunale di Avezzano (L’Aquila) competente per territorio, imputerà all’uccisore dell’orso il reato di violazione della legge che protegge l’orso marsicano. Ma poi, espletata una non certo facile pratica di identificazione dei colpevoli, imputerà a quanti avevano minacciato di morte lo stesso ed il suo difensore legale, il reato di offesa e minaccia di morte. Tutti a giudizio! Da una parte l’uccisore dell’orsa; dall’altra i 136 arroganti “cittadini” che anziché giustizia volevano vendetta! Purtroppo, in questa faida, nessuno che si sia peritato di andare a cercare i veri colpevoli di quell’uccisione, quelli che, se del caso venisse dimostrato, potevano essere solo quanti non hanno agito affinché l’orsa “Amarena” non si sentisse in necessità di portare i suoi cuccioli a cercare in quel luogo il cibo che non trovava più in montagne per l’incuria dell’uomo! E che dire dei media, che tanti commenti hanno fatto per giorni e giorni per condannare preventivamente a mezzo stampa l’uccisore di “Amarena”, e poi, senza almeno una riga di commento critico verso chi si riteneva in diritto di protestare per la sua morte, ma facendolo in modo affatto democratico e civile, ma piuttosto cercando vendetta, e, così facendo, violando a loro volta la legge? Per cui, forse ci sarà un giudice non solo a Berlino, ma anche ad Avezzano!
3. Intanto, ultime notizie dei due cuccioli di Amarena. Si sono presentati nuovamente nelle vie e piazze di Gioia dei Marsi ed Aschi dove anche li portava la mamma. Una cosa ovvia: sono orsi “condizionati”! Ma non erano forse condizionati anche gli orsi che da millenni e fino a pochi decenni fa assalivano le greggi dei pastori e saccheggiavano i campi di mais nella Vallelonga e nella Valle del Giovenco (tanto per citare le ultime località dove ancora si coltivava)? Anche Juan Carrito era figlio di Amarena. E anche Juan Carrito aveva fame; ed è morto mentre stava attraversando una strada mentre in dicembre avrebbe dovuto essere in letargo in una confortevole tana.
Un Buon Natale ai due nuovi figli di Amarena che ogni notte di questi tempi stanno rischiando la stessa fine e per la stessa ragione! Nonostante le cartellonistiche e recinzioni di cui tanto ci si vanta nel succitato Rapporto orso 2022!
Murialdo, 21 Dicembre 2023 Franco Zunino
Segretario Generale AIW
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