Prosegue da decenni, nel Lazio, la battaglia non tanto per salvare o proteggere il cosiddetto “Tracciolino”, ovvero, la gola del Fiume Melfa che, discendendo dalle montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo dove ha le sorgenti, dopo aver attraversato una parte della pianura della Val Comino, si precipita lungo una spettacolare gola dallo stesso scavata nei millenni, lambendo il massiccio del Monte Caira del quale, naturalisticamente e morfologicamente fa parte integrante, quanto per farne il solito, inutile, costoso, burocratico Parco Regionale!
Anche quest’anno la battaglia è ripresa, utilizzando come scusante il blocco totale che le autorità hanno posto alla strada provinciale che percorre la gola e che può per buone ragioni ritenersi un percorso turistico di spettacolare bellezza e scenografia, forse tra i più belli d’Italia, dopo che la caduta di alcune pietre o massi avrebbero allarmato le autorità che per la stessa ragione già da anni avevano proibito il percorso di diversi chilometri che unisce i paesi di Casalvieri a Roccasecca.
Gli ambientalisti laziali e locali (ovviamente tutti anticaccia!) richiedono alle autorità di riparare il percorso, che peraltro faciliterebbe gli osservatori di una nidificazione di Aquila reale (forse è la vera ragione egoistica per cui si richiede l’apertura della strada!), che se non arreca disturbo, rappresenta però una negativa pubblicità che potrebbe spingere alcuni a ben altro che non a mere osservazioni dal basso.
Ma non solo, richiedono anche alle autorità di trovare delle soluzioni per riportare l’acqua lungo il tratto di fiume che ha scavato la gola, captata a monte da una diga che se un tempo fu considerata un danno ecologico e ambientale inaccettabile (ha rovinato una delle gole più spettacolari dello stesso Parco Nazionale!), oggi è ritenuta “ecologica” per la produzione di energia rinnovabile; benché affatto ecologico sia la captazione dell’acqua, poi spinta mediante una condotta forzata in ben altra direzione che non già riportata all’alveo del fiume dopo il suo utilizzo!
Ma, perché si avanza questa richiesta? Tutti potrebbero pensare, che sia per ricreare l’ambiente ripariale e fluviale del corso d’acqua. E invece no! Lo scopo è, come per l’osservazione del nido d’Aquila, solo egoistico, turistico e affaristico: poter organizzare discese e gare in canoa lungo la gola (come già ogni tanto avviene nei periodi di piena del fiume): ovvero, un’attività che sarebbe comunque doveroso limitare o almeno contingentare per evitare che la solitudine del luogo venga persa e così la sua “magia”, in nome del business che vi si verrebbe a creare!
Ma la cosa assai più grave non è questa (che peraltro si può risolvere nell’unico modo “ecologico” possibile: smantellando la diga di Grotta Campanara, visto che il rilascio del flusso minimo richiesto in realtà esiste, se non fosse che il carsismo non consente quel flusso perenne che i canoisti vorrebbero!), bensì il GRANDE silenzio sul vero problema del “Tracciolino”: le tonnellate, centinaia di tonnellate, di rifiuti che per decenni sono stati gettati lungo tutte le scarpate della strada, compresi rifiuti speciali come amianto ed altro! Questo è il vero scandalo, la vera emergenza del “Tracciolino”, non il fatto di aprire la strada agli automezzi. Però di questo che l’unico vero GRANDE problema del “Tracciolino”, gli ambientalisti non parlano né scrivono, forse perché… non soddisfa i loro egoistici interessi ricreativi!
Altre che le “tre emergenze” di cui loro parlano: la valorizzazione turistica, la riapertura della strada, il ritorno del flusso minimo vitale del fiume! La prima valorizzazione dovrebbe essere la ripulitura delle suddette tonnellate di rifiuti, la seconda la trasformazione della strada solo in itinerario ciclabile (questa sarebbe una valorizzazione compatibile!); mentre la tutela dello scenario circostante, peraltro già difeso da vincoli ambientali e paesaggistici e da alcuni Settori di Aree Wilderness formalmente deliberate dalla spontanee iniziativa dei Consigli comunali con impegni di vincolo che neppure i Parchi pongono (e quando lo fanno lo fanno in forma impositiva ai cittadini, antidemocratica e non più reversibile e tanto meno gestibile dai Comuni, di fatto espropriati dei loro poteri e diritti!).
Perché è questo quello che si rivelerà il proposto (“in dirittura d’arrivo”, si dice) Monumento Naturale che, come già i SIC e le ZPS si trasformerà inevitabilmente nell’anticamente del futuro e tanto ambito da politici e ambientalisti anticaccia, Parco Regionale Gole del Melfa-Monte Caira!
Il PNRR, occasione unica per poter finalmente asportare le suddette tonnellate di immondizia non richiede che il territorio dell’intervento sia Parco né un Monumento Naturale, ma che l’esigenza esista veramente: ed è notorio a tutti che essa esiste! Serve quindi la volontà politica di fare un’opera meritevole e veramente ecologica, non quella di creare un inutile carrozzone pubblico mangia soldi e vincolistico, e fautore di dispendiosi posti di potere per politici trombati!
Murialdo, 24 Aprile 2022 Franco Zunino
Segretario Generale AIW
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