In una visione strettamente personale del Segretario Generale dell’AIW, spunti di riflessione sul problema della continua richiesta di energia elettrica e sui progetti eolici e di altre fonti rinnovabili come alternativa al sempre più inevitabile ritorno al nucleare. «Il progresso ha preso il posto di Dio nell’anima di troppa gente e il demonio, quando passa sulle strade degli uomini, non lascia più puzza di zolfo, ma di benzina. E’ che il Pater noster non dovrebbe più dire “liberaci dal male” ma “liberaci dal benessere”» Giovanni Guareschi da “Mondo Piccolo, Don Camillo e i giovani d’oggi”
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Come per il cosiddetto problema della caccia (che è un falso problema, se non per gli animalisti), così quello per la produzione dell’energia elettrica necessaria (indispensabile!) per la società in cui viviamo (necessaria anche per chi la combatte – di solito ben guardandosi, però, dall’abbinarvi un coerente modo di vita) durante la mia annosa attività di conservazionista ho spesso dovuto sostenere verbose discussioni su questo tema. Il tentativo di risolvere il problema con metodi “ecologici” piazzando centrali eoliche per sopperire alla nostra carenza di energia elettrica e per riparare al danno creato all’Italia dalla rinuncia fatto del nucleare (paghiamo l’energia elettrica più cara d’Europa, e siamo continuamente soggetti ai ricatti delle altre nazioni che ce la cedono o che ci cedono gas e petrolio per produrla), subito fatta propria da tante industrie e società di tecnologie mosse solo dall’interesse economico, le ha inevitabilmente rinfocolate. E allora ecco il dovere di divulgare qui il mio pensiero controcorrente su questa drammatica e vera emergenza ambientale. Personalmente sono favorevole al nucleare e contro l’eolico e contro tutti i progetti per lo sviluppo energetico cosiddetto “alternativo” (come, peraltro, lo sono per tutti quelli che espandono l’urbanizzazione nella campagna), perché nella realtà dei fatti essi si rivelano quasi tutti un danno immediato ed irreversibile (o quasi sempre irreversibile) ai danni dell’ambiente e del paesaggio. Ovviamente non sono contrario qualora questi progetti non siano un danno diretto o anche indiretto (lo è, ad esempio, quello dell’uso delle biomasse) per l’ambiente. Ma, chi può citare degli esempi di progetti idroelettrici, eolici e di biomasse (“è nostra intenzione utilizzare il legname della zona”, ha recentemente dichiarato un’azienda delle mie parti che vorrebbe realizzare una centrale a biomassa) che non siano un danno per l’ambiente? Ed anche il solare, pur essendo una fonte certamente da incentivare, finirà per avere i suoi problemi di impatto sul paesaggio, come difatti già li ha dove è stato realizzato in modo industriale. Preferisco sempre dei danni di là da venire, rarissimi e spesso solo ipotetici, ai danni diretti, immediati, quasi sempre irrimediabili ed emotivamente/spiritualmente inaccettabili come lo scempio di torrenti liberi, montagne o coste integre. Se la mettiamo sull’ipotetico, allora la possibilità che una centrale nucleare possa esplodere è forse di poco inferiore a quella che un asteroide colpisca la Terra! Può l’uomo mettersi a combattere queste ipotesi, o non è più ragionevole affrontare solo i problemi che siano effettivamente dannosi o effettivamente ad elevata ipotesi di coincidenza? Certo, il rischio reale del nucleare è quello delle perdite (vedasi Cernobyl), che però sono state rarissime e spesso conseguenti a tecnologie di infimo livello ed oggi vecchie di decenni. Ma, a parte il caso di Cernobyl, con scarsi o nessun effetti sull’uomo e l’ambiente. Ci sono poi le scorie da smaltire, è vero, ma che resta un problema più teorico che reale, visto che ce le continuiamo a tenere in posti poco sicuri senza alcuna preoccupazione da parte di chi invece strilla non appena si prospetta l’ipotesi di spostarle in siti sicuri (nel nostro Paese di furbi, come non giungere a pensare che si tema che queste soluzioni, se attuate, possano poi favorire la ripresa del processo nucleare?). E allora, avanti con l’eolico: una foglia di fico che copra le pudenda creando l’illusione che con ciò sia nascosto tutto il corpo ignudo, e che per farla accettare al popolo come ecologica viene presentata come fosse un “parco”! L’esperienza mi ha però insegnato che, salvo rarissimi casi, nessun progetto eolico è “ecologico”: sono tutti dei mostruosi danni all’ambiente e al paesaggio di luoghi bellissimi (tecnologicamente parlando, per assurdo, sono belle solo le torri, ma a sé stanti, o inserite in contesti urbani moderni!). Tutti i progetti di cui sono a conoscenza sarebbero da bocciare per questo motivo. E allora, dov’è l’energia “pulita”? Pulita per l’uomo, forse, ma non certo per la natura dei luoghi in cui queste centrali sono realizzate o per lo spirito di chi ama la bellezza dei luoghi al di sopra di ogni altro argomento. E poi, perché la sanità psicologica dell’uomo dovrebbe essere inferiore a quella fisica? Anzi, i filosofi (ma anche le religioni in genere) ci insegnano che è sempre stato l’inverso, cioè che la salute psicologica (spirituale) dell’uomo è ben più importante di quella fisica e materiale, che invece è interesse primario degli ecologisti politicizzati. Quali sono le centrali eoliche – realizzate o di progetto – che non hanno arrecato o non arrecherebbero danno al paesaggio e all’ambiente? Per scendere nel concreto, l’unico progetto di centrale eolica non impattante con l’ambiente naturale di cui sono a conoscenza, è quello previsto sulla diga foranea del porto di Genova o quelli realizzabili in mare aperto: da tutti gli altri, Dio ce ne scampi! Il perché è presto spiegato: di solito i luoghi dove noi saremmo anche disposti a dire sì alla realizzazione di centrali eoliche in quanto poco impattanti su ambiente e paesaggio (vedasi le pianure coltivate, come avviene nel nord Europa), il più delle volte non sono adatti, in quanto privi di correnti ventose necessarie a farli funzionare. Non so quale sia la soluzione (CONCRETA!) del problema energetico (intendo produzione di energia elettrica) mondiale, ma certamente non sono l’eolico, il piccolo idraulico o le biomasse, né il risparmio, che ci salveranno; e penso che la soluzione vera sia negli studi per lo sviluppo di un nucleare pulito o qualcosa di simile; cioè fonti che diano la possibilità di avere grandi potenze a basso costo e a scarsa incidenza di inquinamento diretto e con pochi siti coinvolti. In fondo le centrali nucleari sono quelle che più favorirebbero la finalità del sempre più sbandierato Protocollo di Kyoto. Quello che è certo è che questi progetti considerati alternativi fanno solo arricchire sempre più tanti piccoli e grandi imprenditori, politici corrotti o corruttibili. Se poi resteranno (come resteranno!) cattedrali nel deserto, questo sarà un problema degli amministratori locali, ed un nostro problema. Chi le realizza si riempie le tasche di danari, e se ne va ad investirli altrove, magari in altri sciagurati progetti di sviluppo tecnologico. D’altronde, guardiamoci negli occhi, oggi i nostri computer funzionano grazie alla sporca energia che ci giunge dal carbone (o dal nucleare di oltre frontiera, pericoloso tanto quanto il nostro – se lo avessimo), ma alla cui energia ci guardiamo bene dal rinunciare, pena, la messa in ginocchio dell’Italia. Non è con la “foglia di fico” del 2 o 3% di energia pulita che ci possiamo permettere di essere incoerenti ogni mattina accendendo questi nostri ormai indispensabili apparecchi (per la stessa realizzazione dei quali io non ho idea di quanta energia sia necessaria e di quanto inquinamento si provochi!). E’ sempre impegnativo avere idee radicali, perché presuppongono (o dovrebbero presupporre) una coerenza di vita, coerenza che dovrebbe essere il primo dovere per chi sostiene tesi radicali, altrimenti queste tesi finiscono per essere solo delle ipocrite coperture di comodo. C’è assai più contraddizione in termini quando da un lato si sostiene la salvaguardia di zone selvagge e comunque paesaggisticamente belle, e dall’altra la realizzazione di centrali eoliche, che, per assurdo che possa sembrare, nel sostenere la tutela della wilderness e la realizzazione di centrali nucleari. Perché le prime sono direttamente, immediatamente ed irreversibilmente impattanti sulla wilderness, mentre le secondo lo sono solo molto indirettamente ed anche solo ipoteticamente e/o comunque casualmente. La produzione di energie elettriche alternative sono briciole, sulla massa di potenza di cui le nazioni hanno bisogno, ma sono briciole che stanno distruggendo più luoghi selvaggi di tante altre iniziative di sviluppo. Si pensi alla mega centrale idroelettrica in corso di realizzazione in Islanda – da imprese anche italiane! –, in una delle poche grandi aree di wilderness rimaste in Europa! Si pensi all’altrettanto mega diga in corso di costruzione sul Rio Paranà, tra Paraguay e Brasile, che creerà il più grande invaso artificiale del continente americano! Guardiamoci attorno, non le vediamo tutte queste case e case, strade e strade, e cemento e ponti, e torri, e capannoni, ecc. ecc. all’infinito nel nostro paesaggio? E come non deduciamo che la vera ed unica emergenza ambientale è mettere un freno a questa espansione urbanistica che già Isaia aveva previsto nella Bibbia («Guai a voi, che aggiungerete casa a casa, e podere a podere, finché luogo rimanga; abiterete forse voi soli sulla terra?»). Tutto il resto è secondario o indiretto. Per fermare un treno bisogna fermare la motrice, non cercare di frenare le carrozze. Avere idee radicali e rivoluzionarie è coraggioso, ma smette di esserlo se al coraggio delle idee non si abbina la coerenza di vita con esse! Per concludere, una riflessione: visto che praticamente tutte le nazioni più civilizzate possiedono centrali nucleari; che molte di esse continuano a progettarne di nuove, sempre più moderne e sicure; che quasi tutte le altre nazioni che non le possiedono mirano a procurarsi il nucleare civile (quando, purtroppo, non militare); che l’Italia è l’unico Paese che abbia rinunciato di principio al nucleare tout court; come non chiedersi: ma l’Italia, è il paese più saggio del mondo, o il più fesso o … solo il più furbo (visto che non rinuncia ad importare energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari dei Paesi limitrofi)? Agli occhi degli altri Stati, io credo sia questo il loro pensiero, non certo onorevole per il nostro Paese!
di FRANCO ZUNINO
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