IL MIO IMPEGNO AMBIENTALISTA TRA CACCIATORI E WILDERNESS

Sono 40 anni che la natura selvaggia è la mia vita………. boschi, paludi, colline coltivate…… appena posso, sono lì.
Sono diventato un militante delle associazioni naturalistiche (ero il delegato provinciale LIPU della provincia di Salerno negli anni 80). Difendere la natura è stato un fatto naturale della mia vita. Come naturalista, frequentavo e frequento tutt’ora le montagne armato solo di binocolo.
Spesso durante le mie escursioni ho incontrato i cacciatori e non li ho mai considerati antagonisti, nemici, persone ostili. A modo loro anch’essi amano gli stessi luoghi selvaggi (a parte i soliti stronzi, ma questi sono presenti ed in modo nutrito anche nelle nostre file).
I veri nemici di questo nostro mondo che sta scomparendo sono le strade di penetrazione, le cave, e tutti questi escrementi edilizi come le pale eoliche e le antenne che aumentano come un tumore e che devastano i territori da noi amati.
Vedo con angoscia questa nuova generazione di giovani (quasi tutti da buttare), preoccupati solo di vestire griffati e che a parole dicono di amare la natura, senza nulla capire di specie selvatiche, strabuzzando gli occhi quando li interrogo su quali sono le specie vegetali e animali autoctone e sulla necessità di eliminare quelle alloctone.
Per i più amare la natura significa viziare il proprio cane e portarlo regolarmente a pisciare per strada.
Ecco mi guardo dietro e, da naturalista/conservazioni sta, penso di avere molto più in comune con i cacciatori che col resto del mondo.
Era la fine degli anni 70 ed io, assieme ad un gruppo di naturalisti di Salerno, smaniosi di impegnarci per la tutela del nostro territorio, costituimmo la sezione salernitana della LIPU.
Infaticabile fu in quegli anni il nostro attivismo: denunciavamo abusi edilizi sulla costa marina, strade che salivano sui fianchi delle nostre montagne come grosse cicatrici mai rimarginate, prelievi di sabbia sulle spiagge. Feroci furono le battaglie per evitare la captazione delle sorgenti, per tutte la battaglia per impedire quella del fiume Sammaro nel Cilento); il sequestro di tartarughe marine della specie caretta caretta, ma anche la liberazione di una tartaruga verde del peso di 180 kg! Ricordo ancora con emozione la liberazione di un esemplare di avvoltoio capovaccaio, detenuto illegalmente presso una stazione di carburante del comune di Agropoli, ad oggi rimane l’unico sequestro con successiva liberazione in natura di capovaccaio compiuto in Italia.
Molti cacciatori, visto il nostro sfrenato impegno, ci proposero di unirci a loro come guardiacaccia e così divenni in quegli anni guardia venatoria per quasi tutte le associazioni venatorie: iniziai con la libera caccia, ma poi anche con la Federcaccia, la Italcaccia, la Enalcaccia, chiudo gli occhi……… sono stati gli anni più belli della mia vita! Contavo le ore che mi separavano dalle nostre uscite alle due mattino il nostro impegno comune contro i bracconieri fu gratificato dagli stessi cacciatori, che ci segnalavano i bracconieri (quelli che poi si credevano più furbi di coloro che invece rispettavano le regole, che si richiamavano tutte le quaglie di una vallata col fonofilo o che sparavano gli acquatici a caccia chiusa, a tacer di abbattimenti di specie protette come rapaci o aironi).
Grande fu il mio stupore quando, in due distinte operazioni antibracconaggio “pizzicammo” due signori oggi noti esponenti locali del partito del “sole che ride”! (conservo ancora le copie dei verbali).
Questo nostro iperattivismo fu causa di discussioni ed incomprensioni con gli allora vertici della LIPU, che vedevano un limite questo nostro iperattivismo (avrebbero voluto la sola attività di divulgazione e non quella di denuncia). Queste ed altre situazioni che non mi va di rendere pubbliche, ma che mi disgustarono profondamente, misero fine al mio volontariato associazionistico.
Non rinnego il mio passato (sono stato per anni il coordinatore regionale LIPU Campania) ma al tempo stesso rivendico con forza il legame che ho da sempre con tanti amici cacciatori/ambientalisti.
Dopo un decennio di pausa, a seguito della tragica e improvvisa scomparsa del caro amico Giovanni D’Acunto, di Vietri sul Mare (Sa), stroncato da un infarto dopo una giornata trascorsa alle saline di Margherita di Savoia, per fotografare i suoi amati trampolieri (cavalieri d’Italia, avocette ecc.), ho ritrovato quella passione, quella voglia di impegnarmi nuovamente, stavolta al fianco di una associazione che pratica concretamente il concetto di conservazione degli ultimi lembi ancora non alterati dalle opere umane. Sto parlando dell’AIW (associazione italiana per la wilderness), l’unica associazione in Italia di respiro internazionale che non usa il conservazionismo come un dogma contro i cacciatori ma che, al contrario, cerca faticosamente di coinvolgere gli stessi cacciatori nella conservazione dei territori ancora inalterati.
Se l’AIW avesse la decima parte degli iscritti del WWF o della LIPU sono certo che sarebbe una spina nel fianco dei nostri comuni nemici, ovvero coloro che realizzano piste abusive che violentano le montagne e che manomettono il territorio da noi amato.
Ma la crescita dell’AIW sarebbe anche un grande aiuto per sensibilizzare l’opinione pubblica che, dinanzi al tema: caccia si/caccia no non hanno le idee chiare………. ma questo è un altro discorso, che magari svilupperemo in un’altra occasione.
Come stavo dicendo, la prematura e tragica scomparsa dell’amico Giovanni D’Acunto ha riacceso in me la voglia di impegnarmi di nuovo nella difficile battaglia per la salvaguardia degli ultimi scampoli di natura selvaggia. Parlando con amici dell’AIW e del progetto seguito da questa associazione di ricevere in donazione terreni ancora naturali, decisi di donare a questa associazione un boschetto di mia proprietà che acquistai negli anni 80, di scarso valore economico ma di grande valore ambientale, esso giunge fino alla riva del fiume Tanagro nel comune di Auletta (Sa), ed è un habitat primario della Lontra, per coloro che volessero approfondire, www.wilderness.it
Dedicai la donazione di questo terreno allo scomparso Giovanni D’Acunto, un naturalista appassionato, bravo fotografo naturalista, ma anche in gioventù, cacciatore. Uno di quelli che ha cercato sempre di cogliere il segreto anello di congiunzione tra l’uomo e la natura.
All’inaugurazione dell’area Wilderness “Fiume Tanagro”, oltre al sindaco di Alletta, al segretario dell’AIW Franco Zunino, alla moglie e alle figlie, c’erano anche amici cacciatori, tutti commossi e fieri di come un piccolo lembo di bosco rappresentasse un seme gettato nel deserto della vita moderna fatto di cemento, asfalto e smog.

Achille Cristiani
Socio Onorario dell’AIW
Salerno