Continua la bufala del “ritorno naturale”… con qualche contraddizione!

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E’ notoria la posizione dell’AIW, ma soprattutto mia personale, in merito alla provenienza dei lupi che hanno colonizzato le Alpi; cioè, la loro provenienza da liberazione di individui di razze centro-europee (e forse anche asiatiche!) da parte di naturalisti francesi, e non già per colonizzazione spontanea da parte di lupi di provenienza italiana (centro e sud Italia).
Sono trascorsi gli anni, ed ormai sembra consolidata per tutti questa tesi, anche da parte delle organizzazioni venatorie che pure, all’inizio, contestarono la tesi “buonista” del ritorno naturale. Che questa tesi sia la rappresentazione di un fatto reale è ancora tutta da dimostrare, e restano a confronto chi giustifica la naturalità del Lupo appenninico divenuto alpino sulla base del DNA (tratto da analisi che, però, sono anch’esse estremamente discutibili e affatto super partes), e chi cita, a prova della liberazione di individui tenuti in cattività, l’estrema domesticità dei lupi “alpini” (ogni anno comprovata da facili avvistamenti, anche a breve distanza) nonché la loro diversa conformazione fenotipica e colorazione del mantello.
Ma, come si suole dire, il tempo è galantuomo, e la verità sta cominciando ad uscire alla luce del sole (benché molti filmati e riprese fotografiche siano stati da tempo “secretati” in quanto comprovanti proprio la variegata difformità fenotipica di questi lupi). E sta cominciando ad uscire allo scoperto, grazie proprio ai fautori della tesi del “ritorno naturale”. Uno dei giornali che la sposò fin dall’inizio è stata la rivista “Piemonte Parchi” della Regione Piemonte. Ebbene, nel numero 117 del Luglio 2008, a pagina 12, in un articolo riguardante il perché della presenza del lupo nelle Alpi piemontesi, sono state pubblicate due fotografie dimostrative di una evidente diversità, illustrate con la seguente eloquente didascalia: “In questa pagina, in alto: lupo italiano in abito invernale; sotto, lupo italiano degli Appennini”. Entrambe dell’autore R.Valterza.
E’ incredibile come con questa didascalia si sia riuscito, nella sua pochezza, a smentire tutto quanto è scritto nell’articolo stesso ed in tutti gli articoli precedenti, nonché nelle tante dichiarazioni in merito al perché del supposto “ritorno naturale”!
Se un ritorno naturale c’è stato, come tutti sostengono, per quale ragione si è tenuto a precisare che nelle foto sono illustrati due lupi di diverso fenotipo, e, addirittura, è stato ribattezzato come “Lupo italiano” proprio quello che ha il fenotipo del lupo alpino che, appunto è diverso dal Lupo appenninico? Se i branchi di lupi alpini hanno avuto origine dal supposto fenomeno dispersivo (che lo stesso articolo definisce sfacciatamente “espansione naturale tutt’ora in corso”), come si spiega questa diversità?
A parte poi il fatto che il fenomeno “dispersivo”, mai provato inconfutabilmente, non solo non è mai stato in atto, ma meno che mai lo è stato negli ultimi anni da quanto la polemica sulla loro provenienza si è sopita: in Provincia di Savona, non esistono da anni tracce del suo passaggio, come non ve ne furono negli anni della supposta colonizzazione. Però le Alpi franco-piemontesi oggi sono piene di lupi, che, guarda caso, proprio da lì si stanno allargando al resto della catena montuosa, segno palese che quello è il focolaio di espansione, un focolaio creatosi non con l’emigrazione dall’Italia, ma con la liberazione in loco (versante francese) di individui tenuti in cattività (cattività la cui traccia è rimasta nel loro comportamento, poco diffidente verso l’uomo, come in tanti hanno constatato).
Una tesi di facile logicità, ma che contrasta con quella fuori da ogni logica, creduta solo per fede da chi ama (francesi ed italiani) avere il lupo nelle Alpi, ma un lupo qualsiasi pur che ci sia il Lupo: biodiversità ad ogni costo, ancorché spuria! Reintrodurlo dagli Appennini, dove è in grande crescita, ci avrebbe permesso di avere una popolazione autoctona (e forse anche meno problematica!), ma ci sarebbe voluto tempo, e sarebbe stato necessario rispettare le regole della democrazia e della convivenza civile: meglio è stato il colpo di mano ed il vada come vada, con una “serietà” tutta europeo-italiana; e se poi questo “lupo qualsiasi” porta comunque soldi europei nelle tasche di politici e biologi, chi se ne frega della purezza della biodiversità!

di FRANCO ZUNINO