Nell’infuocata (è proprio il caso!) polemica per il clima, almeno a leggere i media, sembra che si voglia far passare per negazionista del surriscaldamento anche chi più semplicemente ritiene che non sia causa dell’uomo, bensì, più ragionevolmente (almeno per chi scrive), dei cicli universali del pianeta, dell’universo e del sole, dei quali l’uomo pur avendo tanto studiato ancora sa molto poco. Ovvero, viene contestato chi ha dei dubbi e si pretenderebbe di imporgli la verità che altri dicono essere tale, senza mai portare prove che siano veramente inconfutabili e non già ricavate da algoritmi e/o calcoli matematici e statistici; che hanno pure una loro credibilità logica, ma che non possono farsi passare per verità assoluta. E la cosa grave è che si vorrebbe far tacere chi la pensa diversamente, tacciando di “negazionismo”, ovvero negazionista della loro verità, chi in fondo è solo eco-scettico. Tacciando per negazionismo addirittura il beneficio del dubbio! Quel dubbio che poi, tra le righe lo si scopre anche in loro quando indirettamente, e anche inconsciamente, lo riconoscono. Come quando, dopo aver magari predicato le loro verità come assolute, finiscono poi per sostenere, come ha fatto di recente (La Stampa, 29 luglio 2023) lo scrittore Paolo Cognetti – divenuto esperto di tutto anche lui solo per aver scritto un libro sulle sue esperienze di vita in montagna: “Ci sono tante cose che aiuterebbero le nostre città a sopportare meglio questi fenomeni. Purtroppo non si può tornare indietro: anche agendo sulle emissioni, climatologi ed esperti dicono che al massimo si può rallentare il disastro.” “al massimo rallentare”? Allora vuole dire che anche azzerando tutto quello che ci dicono che sia il caso di azzerare nei consumi dell’uomo, non si tornerà comunque mai alla situazione precedente. E come mai, se la colpa è dell’uomo? Non è forse una contraddizione? E la cosa grave che una tesi così discutibile la sostiene anche il massimo organismo climatico dell’ONU, che addirittura parla di provvedimenti da prendersi “immediatamente”, ma proponendo poi il limiti del 2040/2050! Infine, se fosse veramente indiscutibilmente provato che sia colpa dell’uomo, perché si sostiene che se non lo si fa ora “sarebbe poi troppo tardi”, perché i processi sarebbero “irreversibili”? Ma se è colpa dell’uomo, perché sarebbero irreversibili? Sono poche le cose prodotte dall’uomo che ragionevolmente non siano reversibili, e proprio in quanto tali. Logico pensare che, presi i provvedimenti, il clima ritornerebbe ad essere quello ideale. Se invece si ritiene il processo in atto “irreversibile”, allora forse vuole dire che non proprio colpa dell’uomo sia! Allora vuole dire che la cosa è discutibile, e se è discutibile, forse il beneficio del dubbio non è del tutto campato per aria. Come non intendere e pensare che forse si sa benissimo che non è colpa dell’uomo e delle sue attività, ma di ben altro che l’uomo non è in grado di controllare, e che si spera solo che quanto richiesto di fare (rinunce alle energie da fonti fossili) possa servire a qualcosa? Ecco perché in fondo, piuttosto che richiedere il tassativo blocco di certi usi e consumi (che comunque è bene ridurre, se non altro per problemi di inquinamenti e di sanità ambientale), la cosa più ragionevole da farsi è forse, per intanto e proprio per mancanza di certezze, entrare nella logica del doverci adattare al cambiamento! E quanto sopra lo dicono dopo aver sostenuto che sia colpa dell’uomo e che, quindi, se si interverrà contro il consumo di petrolio, carbone e gas, si potrà riportare il clima alla situazione che l’uomo ha sempre ritenuto ideale (sebbene ideale lo sia stata solo per il periodo degli ultimi due o trecento anni, il che vuole dire nulla in confronto ai tempi del Pianeta Terra!). E per farlo, in tutto il mondo ci sono imprese, multinazionali e poteri forti che stanno lavorando per produrre ciò che dovrebbe servire al cambiamento (il che vuole dire un business di miliardi e miliardi di dollari), dalla trasformazione di tutto il parco macchine, navale e aereo mondiale da combustibili fossili ad elettrico, ad impianti di ogni tipo per la produzione di energia cosiddetta rinnovabile (eolico, fotovoltaico in primis); progetti ed opere per imbrigliare ogni forma di processo naturale. Ecco, quindi, che non ci resta che il beneficio del dubbio, quel scetticismo alla loro versione dei fatti, quel dubbio che, anche loro, facendosi negazionisti, ci vogliono negare! Forse perché anche il dubbio fa paura, in quanto non è certezza? Ecco per cui non esiste negazionismo. Esiste solo la volontà della maggioranza di prevaricare la minoranza, come quasi sempre avviene in politica, con atteggiamenti che finiscono per portare ad autoritarismi e dittature, ovvero a pensieri unici! E questo lo si può anche definire intolleranza, che non è mai una bella cosa, specie quando la dimostrano persone ritenute di alto livello intellettuale che si riempiono la bocca di negazionismo, come se l’intolleranza verso il libero pensiero altrui non fosse da mettere sullo stesso livello! Ecco, che non si finisca per sciupare il Pianeta “azzurro” (azzurro proprio per la sua bellezza!) con la motivazione di volerlo salvare! Che almeno si propongano soluzioni che non si rivelino impattanti sulla sua integrità paesaggistica e ambientale, come succede con i parchi di torri eoliche e le opere stradali per realizzarle, le distese di pannelli fotovoltaici, la distruzione delle foreste per creare biomassa (sebbene poi l’ONU ci dica, contraddicendosi, che bisogna “piantare più alberi”!), lo sbarramento di fiumi e torrenti. Perché se è questa la soluzione del problema climatico, allora forse è meglio accettare il surriscaldamento e adeguarvi la nostra vita (cosa che saremo costretti a fare, qualora dovesse un giorno risultare che la colpa non è dell’uomo, ma del Creatore!). Come dice la Bibbia, l’uomo non vive di solo pane! E se alla Greta Thunberg basta il pane, noi siamo anche affamati di bellezza, e bellezza ed integrità paesaggistica sono un tutt’uno, come, peraltro, ci dimostrano ogni giorno tante forme di pubblicità, che la bellezza e l’integrità ambientale e paesaggistica sfruttano per i loro fini materialistici (dal turismo al commercio)!
Per concludere, come non riportare quanto in merito ha scritto di recente il giornalista Luca Ricolfi?
«il punto della discussione non è se oggi faccia più caldo di 50, 100, o 150 anni fa, ma se il cosiddetto riscaldamento globale possa essere attribuito prevalentemente all’azione dell’uomo. Chi ha dimestichezza con le tecniche statistiche di imputazione causale su dati osservativi (cioè non sperimentali), e ha un minimo di conoscenza dei limiti intrinseci dei modelli di simulazione, sa perfettamente che tale attribuzione può essere effettuata solo in via congetturale, e che i margini di errore sono di entità sconosciuta».
https://www.ilmattino.it/pay/edicola/ambiente_bonelli_verdi_negazionismo_climatico-7538752.h
Murialdo, 2 Agosto 2023 Franco Zunino
Segretario Generale AIW
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