Nulla è più triste del biancore di una ceppaia e del vuoto nel paesaggio dove un albero od un bosco sono stati abbattuti. Per salvare il pianeta lasciamo che gli alberi crescano e divengano foreste: abbatteremo la CO2 e ne guadagneremo in spirito. La bellezza di un albero infonde serenità; impariamo ad ammirare e ad abbracciare gli alberi, non solo a vederli come semplice legname da lavoro o da riscaldamento. Che almeno qualche albero e qualche intera foresta possano vivere e morire senza che l’uomo ne stabilisca i ritmi.
Che il 2011 sia anche stato l’Anno Internazionale delle Foreste è un puro caso, ma certamente la tutela di boschi e foreste è stato un obiettivo ampiamente raggiunto dall’AIW, a fronte delle tante chiacchiere, convegni, cerimonie, progetti di riforestazione per contribuire al Protocollo di Kyoto. Non si capisce come mai per una tale contribuzione valga più piantare un’alberello di pochi decimetri d’altezza che non impedire il taglio di un albero d’alto fusto o anche solo ceduo! Misteri d’Italia (anche se forse dietro ad una tale concezione c’è solo il fatto che per rimboschire si spendono centinaia di migliaia – se non milioni – di euro che passano per i gangli della politica!). Gli stessi Parchi Nazionali hanno dedicato più tempo e danaro in questi convegni, cerimonie ed opere di rimboschimento che non nel tutelare le foreste che hanno mandato di proteggere.
Le foreste, osannate, soprattutto quelle del terzo mondo, ma raramente protette, specie quando si chiamano boschi e anziché estendersi nell’Amazzonia, in Australia, Africa, Asia o America del Nord, si trovano sulle nostre montagne e colline (nelle pianure sono ormai divenute delle vere rarità, seppure anch’esse soggette a “gestione forestale”, ovvero a tagli, finanche nei Parchi e nelle Riserve Naturali). Quello che vale per l’Amazzonia non vale mai per l’Italia. Là, a Paesi ben più poveri del nostro si richiedono rinunce economiche per il bene dell’umanità, per salvare il pianeta – contribuendo all’abbattimento del CO2 – o per preservare biodiversità ed habitat di specie rare di fauna e flora; da noi, mai che per le stesse motivazioni si provveda ad acquistare, affittare o indennizzare ai privati proprietari il mancato taglio per le stesse motivazioni!
E’ vero, l’Anno delle Foreste non aveva solo lo scopo di favorire la loro conservazione, ma anche di focalizzare l’interesse verso un saggio loro utilizzo in quanto risorsa rinnovabile. Ma almeno dai Parchi ed altre aree protette ci si aspettavano interventi di tutela. Invece, neppure al taglio delle foreste pubbliche si ha avuto il coraggio di rinunciare (intendendo almeno quelle dello Stato e delle Regioni).
L’AIW nel suo piccolo, però, qualcosa ha fatto. Con l’aiuto di qualche pubblica autorità e, soprattutto, con quello di persone di buona volontà. Non abbiamo salvato Sequoie e neppure angoli di foreste primarie equatoriali o paleartiche, ma qualche ettaro di antichi boschi cedui sì, e qualche albero secolare pure. Nelle pagine che seguono ne illustriamo i successi: è il nostro modesto contributo concreto al 2011 – Anno Internazionale delle Foreste. Lo Stato richiede alle ONLUS di dimostrare come spendano i soldi incamerati con il 5xMille: ecco, l’AIW li spende per comprare o far tutelare scampoli di Natura affinché restino per sempre selvaggi!
di Franco Zunino
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