Dopo gli USA e la Finlandia, la Repubblica messicana potrà forse essere la terza nazione al mondo a dotarsi di una legge speciale per la tutela della wilderness. A quest’idea si sta lavorando da alcuni anni, dopo il seme gettato durante l’8° Congresso Mondiale sulla Wilderness tenutosi in Alaska nel 2005, quando fu annunciata la designazione della prima Area Wilderness messicana, parte su suoli pubblici e parte su suoli privati.
L’idea ha fatto progressi, ed una speciale legge è oggi allo studio. La cosa interessante è che, nelle previsioni, questa legge ricalcherà, di fatto, il metodo adottato in Italia dall’Associazione Italiana per la Wilderness per giungere alla designazione di quelle che sono oggi le Aree Wilderness del Sistema italiano! Quindi, indirettamente, un riconoscimento ad un metodo che pure in tanti nel nostro Paese hanno criticato e continuano a criticare, mettendolo a confronto del metodo tipicamente italiano (ma anche, per certi versi, europeo) di imporre dei vincoli d’autorità su terreni comunali e privati. Ed una sconfitta per chi ritiene che anche la difesa dei valori della wilderness debba ottenersi con lo stesso metodo!
Leggiamo ciò che ne ha scritto il prestigioso International Journal of Wilderness.
« In Messico istituire una categoria di aree protette per la wilderness è estremamente complesso per diverse ragioni. La prima, a causa della proprietà della terra, che in Messico appartiene al 50% alle comunità rurali, al 40% ai privati, e solo al 10% allo Stato. Ciò significa che, per creare nuove aree protette, è necessario coinvolgere i Comuni ed i privati, cosa che richiede complesse negoziazioni con i proprietari. E’ vero che il governo messicano può comunque esercitare importanti diritti sopra ogni terra, ma raramente ciò viene fatto perché istituire aree protette in questo modo non estingue i diritti dei proprietari della terra. La seconda complicazione è che una definizione per le aree protette deve essere conforme all’articolo 27 della Costituzione messicana, che ha però un forte contenuto utilitaristico e che può pertanto trovarsi in contrasto con un concetto di protezione della wilderness.
Per bypassare queste difficoltà, in Messico si sta pensando alla possibilità di istituire un sistema di aree wilderness volontarie certificate dal governo. La Commissione Nazionale per le Aree Protette del Messico dovrebbe provvedere ad un riconoscimento di Zone Wilderness (Zonas Silvestres) su proprietà private o comunali, nelle quali sia assicurato il più alto livello possibile di integrità ecologica ed una bassa percezione di impatto umano. Questa certificazione prevederà degli incentivi ai proprietari di terreni quali rimborsi per un servizio ecologico basato sul rispetto di bacini imbriferi, sulla conservazione delle foreste e della biodiversità e sulla mancata utilizzazione di aree carbonifere. I proprietari avranno la possibilità di bypassare queste certificazioni governative ed ottenere invece simili certificazioni da consorzi di associazioni non-governative nazionali e internazionali ed istituti accademici. Queste Zone Wilderness (Tierras Silvestres) dovranno mirare agli stessi standard delle Aree Wilderness, ma non avranno accesso agli incentivi governativi. Infine, i proprietari potranno decidere di ottenere entrambe le certificazioni. I proprietari di queste “terre certificate” dovranno comunque impegnarsi a mantenere una protezione della wilderness per non meno di cinquant’anni.»
Come non commentare: ma chi ha trasmesso al governo messicano la bozza di proposta di legge regionale dell’Associazione Italiana per la Wilderness?
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