La recinzione “Finamore”
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Su una parte del terreno del Monte Ja’vuttero, che idealmente da oggi appartiene all’Orso bruno, è stata scelta una zona più modesta e pianeggiante e, grazie agli aiuti del Parco Nazionale d’Abruzzo, essa sarà seminata a mais, grano e carote, semina che mediante una speciale recinzione sarà difesa dall’invadenza del bestiame domestico, ma anche di quello selvatico che compete con l’orso, quali cervi, caprioli e cinghiali – perché questo è anche uno dei problemi per la sopravvivenza dell’Orso bruno marsicano: la competizione alimentare con le altre specie di animali. Ora, fare una recinzione è cosa abbastanza ovvia; il difficile è fare una recinzione oltre la quale l’Orso possa andare a suo piacimento, mentre non possano farlo gli altri animali!
E allora ecco il colpo di genio: una recinzione mobile, cioè valicabile solamente dall’Orso. Essa la inventò l’ex Guardiaparco Gerardo “Lillino” Finamore, che oggi onora l’AIW quale membro del Consiglio Direttivo.
La genialità di questa recinzione, basata su una serie di tiranti molleggiati, sta nel fatto che mentre l’Orso è capace di superarla con facilità nei due sensi senza doverla abbattere, così, per le loro diverse capacità motorie, non possono fare gli altri animali. Finamore la inventò tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quando, di fronte all’invadenza dei branchi di cinghiali ed anche del bestiame domestico che nel volgere di poco tempo razziavano i terreni che il Parco iniziò a far coltivare appositamente per l’orso, egli ideò e sperimentò con successo questa recinzione.
Ecco quindi che nella libertà di una natura che non sia rinchiusa in orti botanici o giardini zoologici quale è l’espressione di un Parco Nazionale, questa recinzione rappresenta un modo per riservare all’Orso bruno marsicano, la specie di fauna più preziosa del Parco Nazionale d’Abruzzo, un luogo per potersi alimentare indisturbato, affinché le risorse agricole dell’uomo alle quali si è abituato da generazioni e la cui ricerca spesso lo spinge ad errare in luoghi anche lontani dai confini protetti del Parco Nazionale, possano crescere ed essere poi solo godute dall’orso senza che si debba allontanare il bestiame domestico, anch’esso utile alla sua sopravvivenza.
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