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In passato presi posizione (Wilderness/Documenti N. 2/2011) contro il pensiero del filosofo Paolo Scroccaro, di Treviso, per contestare alcune sue idee e, soprattutto, una distorta sua diffusione del pensiero di Aldo Leopold e di Thoreau, secondo non il loro reale pensiero (che appare nei loro scritti e nelle tante biografie che di questi personaggi sono state scritte), ma quello che era il “loro” pensiero secondo il filosofo! Un evidente caso di “disinformazione” tipica di una certa declinante ideologia e di un sistema politico sprofondato dalla storia, quella storia che tanto sapientemente veniva (e forse viene ancora) manipolata per adattarla ai loro desideri.
Apprendo ora di una replica del Prof. Scroccaro messa in Rete non so da quanto tempo. Ovviamente, palesemente denigratoria se non addirittura diffamatoria nei miei riguardi, il che dà la misura del metodo utilizzato da certe persone per contrastare le idee di altri, ritenute scomode solo perché costringono i lettori a ragionare ed a vedere le cose anche da punti di vista diversi.
D’altronde, si sa, certi soloni non scendono mai al livello del “proletariato”. Anche se si piccano sempre di rivolgersi e parlare in nome del proletariato, il più delle volte gli si rivolgono dall’alto delle loro elitarie posizioni. Per loro la verità è sempre e solo una: la loro. Basti a dimostrarlo un vocabolo inserito nel titolo del suo intervento: “replica definitiva”. Ovvero, la verità secondo Scroccaro. Una verità assoluta, indiscutibile, unica! Ma, come diceva lo scrittore Luis Borges, “si discute per capire, non per avere ragione”, che io riformulo in: non si dibatte per enunciare verità, ma per trovare la verità delle cose.
E allora vediamo cos’altro ha scritto il filosofo Paolo Scroccaro. Egli elogia la traduzione italiana del famoso “Sand County Almanac”, una traduzione di parte, vergognosamente emendata dei riferimenti venatori non solo nel testo, ma anche nella stessa presentazione! Altro che “pregevole versione” come scrive Scroccaro! Oggi Leopold citerebbe in giudizio traduttore ed editore! Quando si traduce non si fa una “versione” (come ha scritto il filosofo) secondo le propri idee politiche e o ambientaliste, ma si “traduce”, ovvero si riportano le cose ed i fatti come scritti nell’originale. Ma forse questo metodo a Scroccaro non piace troppo, visto che finirebbe per portare acqua al mulino dei cacciatori e di chi, come il sottoscritto, non è contrario alla loro pratica.
Scroccaro insiste poi nel sostenere che Aldo Leopold non fosse più tanto fervente cacciatore all’epoca della sua precoce morte. Un falso storico che nessun suo biografo ha mai riportato! A sconfessare questa tesi basti il fatto che il suo mastodontico “Game Management” (Game, selvaggina, non Wildlife, fauna, si noti bene), è una specie di Bibbia della gestione della selvaggina a scopo venatorio oltre che di conservazione faunistica. Ma questo Scroccaro non lo dice.
Egli continua, come altri anticaccia peraltro, a far credere che il cambio di opinione di Leopold sulla caccia di sterminio agli animali predatori o “nocivi” sia stato un cambiamento radicale in toto contro la caccia: bugia! Aldo Leopold, come ho già scritto, semplicemente capì che i predatori avevano diritto di esistere e che anzi erano fondamentali al sano mantenimento delle popolazioni di erbivori. E’ questo il “pensare come una montagna”, non il divieto di caccia! Perché proprio il “pensare come una montagna” è testimonianza del diritto a predare anche da parte dell’uomo, ovvero a cacciare.
Scroccaro si ostina poi anche a credere che l’Etica della terra coniata da Aldo Leopold fosse riferita ad una gestione globale (concetto di oggi, non del secolo scorso) del Pianeta, mentre con quella “terra” (minuscolo) egli intendeva la sana gestione del suolo. Terra (land) come suolo. Non terra come pianeta!
Egli si picca di citare alcune biografie di Aldo Leopold per dimostrare che si fosse trasformato da cacciatore in anticaccia, mentre sono proprio queste biografie a dimostrare il contrario, l’ultima delle quali, edita solo pochi anni or sono: Aldo Leopold’Odyssee di Julianne Lutz Newton. Ma forse Scroccaro non l’ha mai letta! Egli cita il libro della Flander, ma quest’autrice non ha mai scritto una biografia di Leopold: ha solo scritto un saggio sulla sua virata in merito al diritto (sacrosanto!) dei predatori di continuare a fare parte del ciclo della vita, quel ciclo di cui fa parte anche l’uomo e proprio in quanto cacciatore. Qui se c’è qualcuno che, come scrive Scroccaro, “ha aggiunto di sua fantasia” qualcosa alla biografia di Leopold è proprio Scroccaro e quegli anticaccia che la pensano come lui. La “virata di 180° gradi” contro la caccia che lui cita, non c’è quindi mai stata. C’è stata solo contro la caccia di sterminio ai predatori: una cosa molto diversa da ciò che Scroccaro vorrebbe far credere. Aldo Leopold non è mai stato un “ecologo profondo” (altro concetto tutto moderno!), una visione che porta al suicidio dell’uomo per salvare il Pianeta: un’assurdità!
Scritto e revisionato subito prima della sua morte, il Sand County Almanac avrebbe quindi potuto (visto che il libro è stato poi pubblicato postumo) essere emendato dallo stesso Leopold delle parti riferite ad aspetti venatori (come la frase che io ho citato nel mio precedente intervento, sulla sua prima uccisione di un’anatra: vedasi in Wilderness/Documenti N. 2/2011) o scrivere del suo supposto cambiamento di rotta in merito alla caccia. Invece di ciò non c’è alcun riferimento. “Le umane debolezze e gli eventuali errori di Leopold”, come scrive Scroccaro, sono state tutta la sua vita, quindi non errori ed umane debolezze, ma scelte di vita. Scelte di vita dimostrate proprio dal fatto, già da me citato, che al concetto o riflessione sull’Etica della terra” che tanto apprezza il filosofo Scroccaro, Leopold giunse andando a caccia in Messico.
In quanto a Thoreau, non posso che citare alcune fondamentali frasi del suo famoso Walden: «… malgrado l’obbiezione su ciò che riguarda l’umanità, sono costretto a dubitare che esistano sport altrettanto validi da sostituire a questi; e quando qualche amico mi ha chiesto ansiosamente se dovesse lasciare andare a caccia i suoi ragazzi, ho detto di sì – ricordando che la caccia era una delle parti migliori della mia educazione.» (…) «… il cacciatore è il più grande amico degli animali che caccia, non esclusa la Società Umana.» (…) «Amo ciò che è selvaggio non meno di ciò che è buono. Ciò che di selvaggio e avventuroso c’è nella pesca, ancora me la rende accetta. Mi piace, talvolta, affrontare la vita con esuberanza, e trascorrere i miei giorni come gli animali: Forse è a questa mia occupazione attuale, alla caccia, che cominciai da giovanissimo, che devo la mia stretta conoscenza della Natura.»
Non è con una frase che si giudica il pensiero di una persona, ma da tutto un suo ragionamento sul problema che egli affronta. E la scelta non anticaccia di Thoreau è ben presente in tutti i suoi libri, sebbene abbia in qualche caso criticato la macelleria e l’uccisione di animali anche da parte dei cacciatori (Thoreau è morto troppo presto per poter giudicare oggi quale fosse il suo vero pensiero in merito alla caccia). Forse nella sua “disobbedienza civile” che nel nostro Paese in tanti apprezzano più di “Walden”, specie quelli politicamente influenzati o influenzabili, oggi ci sarebbe anche un suo profondo civile impegno in difesa del diritto alla caccia.
Ecco, come conclude Scroccaro, “non occorre aggiungere altro”. Infatti, se ne faccia una ragione o, come altri sulla sua linea politico-eco-animalista, si cerchi altri leader da osannare, magari più moderni, come la Maria Vittoria Brambilla, l’ultima paladina ortodossa degli anticaccia.

di Franco Zunino

15 luglio 2013

SCROCCARO – ZUNINO

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