AREE PROTETTE. Inganni cartografici. L’Italia è la Nazione con le peggiori aree protette del mondo, nel senso che non si tratta quasi mai di VERE aree protette: tutta una mistificazione, inganni cartografici se si esamina la loro distribuzione ed estensione: quasi l’Italia intera ne è coinvolta! Un GRANDE INGANNO! Un americano che dovesse dare retta a questa cartografia (anche a quella ufficiale sui siti governativi!) verrebbe ingannato, abituato a quanto risulta nel suo paese. Neppure i pur prestigiosi Parchi Nazionali godono di vincoli tali da poterli considerare “vera conservazione ambientale” e men che meno paragonabili ai loro parchi; sono ingannevoli, perché anche per essi i vincoli sono quasi sempre aleatori, o mere imposizioni che solo molto raramente corrispondono a quanto vorrebbero far credere. Solo un vincolo corrisponde alla verità, applicato su gran parte di queste aree “protette” (ma a rischio di essere prima o poi esteso a tutte, SIC e IBA comprese, almeno a seguire gli sforzi delle associazioni animaliste e anticaccia): il divieto di caccia! Per quanto riguarda boschi ed alberi raramente essi godono della millantata “protezione”, e così per i paesaggi. Eppure questo problema di salvaguardia in Italia sembra non interessare a nessuno, neppure al mondo ambientalista, invece molto seriamente impegnato a salvare il pianeta e a combattere le emissioni di CO2! Come se un mondo totalmente manipolato dall’uomo, se fosse “ecologicamente” vivibile ci dovesse soddisfare solo perché migliore per la salute fisica dell’uomo! Ovvero, nessuno si interessa della salute mentale e psicologica dell’uomo: perché è ovvio che la spasmodica ricerca di luoghi belli e incontaminati che spingono tanti a ricrearsi, anche fisicamente, nella natura, inconsciamente è anche una ricerca di serenità. Ma può esservi serenità e soddisfazioni psicologica in un mondo pur pulito ma tutto devastato da azioni umane? La ceppaia di un albero è uguale ad albero in piedi e vivo? Una foresta percorsa e sezionata da strade e intrisa di ceppaie è uguale ad una foresta immacolata da opere e interventi dell’uomo? Una cresta di montagna o di collina è altrettanto bella anche con una schiera di pale eoliche? Un fiume sbarrato da una diga o da sponde rimodellate e altrettanto bello di un fiume libero e selvaggio? Una costa marina rimodellata con massicciate e spiagge ripascimentate e prive di dune e altrettanto bella di un tratto di costa mai toccata dall’uomo? Eppure il termine di area naturale protetta questo dovrebbe rappresentare: foreste senza il taglio di alberi, paesaggi senza case, strade e pale eoliche, fiumi liberi di scorrere nei loro alvei originali, coste prive di abitazioni e stabilimenti! Situazioni che raramente troviamo nelle nostre aree protette, e che invece sono DOMINANTI nelle aree protette americane, paese che le ideò per primo, gettando quindi le basi del cosa (concetto) si debba intendere per “area naturale protetta”. Ecco perché, se confrontiamo una carta degli Stati Uniti d’America con su riportare le sue reti di aree protette, non la possiamo poi paragonare ad una nostra similare! Ecco perché siamo noi come popolo e nazione che inganniamo. Ed inganniamo noi stessi, quando queste cose non le diciamo; perché così facendo continuiamo a perpetrare lo stesso errore. Quell’errore che dopo 100 anni dalla nascita dei nostri primi Parchi Nazionali dura tutt’ora, ed inganna sia il popolo italiano sia il turista straniero. Anziché curare la ferita, la manteniamo viva accontentandoci dell’inutile divieto di caccia, quando i VERI problemi della conservazione delle nostre aree protette sono ben altri! E così i motivi per la nascita delle aree protette, che invece da noi sono sempre e solo basati sui valori fisico-materiali e, al massimo, su quelli scientifici (che sempre fisici sono). Nella pur severa ma coerente America sono invece andati oltre. Sia non accontentandosi neppure della VERA conservazione delle loro aree protette, che nonostante questo qualche minaccia e deturpazione la natura continuava comunque a subirla sotto la spinta delle esigenze turistiche. Lì sono andati oltre ed hanno coniato il Wilderness Act ! La legge che, di fatto, “sottrae” ai parchi e particolarmente alla loro gestione le aree che pur già selvagge, proprio i loro gestori spesso mettevano da parte gli interessi della natura per dare soddisfazione a quelli dei politici e dei visitatori: e ai business men dietro di loro e alle loro ingorde richieste turistiche! Sia il valore spirituale della natura e della sua bellezza: per l’uso ed il godimento del popolo americano in maniera tale che esse si mantengano inalterate per il futuro uso e godimento (qui inteso anche in senso spirituale, ndr) quali Wilderness. A questo punto, come non esprimere il pensiero americano nelle parole di un americano che ha emblematicamente rappresentato il suo popolo, il Presidente Gerald Ford, parlando del valore della natura? Il suo scopo non è unicamente il benessere dell’uomo, ma la dignità del suo spirito. Mettendo così sullo stesso piano sia i valori fisici che quelli spirituali. Sperando che possa essere di esempio e monito al futuro Presidente Trump, visto che anche Ford era un repubblicano!
ORSI. È notoria la nostra rivalità coi “cugini” francesi. Se poi se ne parla bene, sono in molti a storcere il muso. Ma i fatti sono fatti. Prendiamo l’esempio parallelo dell’orso del Trentino e dell’orso dei Pirenei: due popolazioni per anni appaiate dalla stessa problematica di protezione; dalla stessa situazione numericamente critica; dalla stessa esigenza di proteggere non tanto la specie quanto i nuclei autoctoni rimasti. La Francia, se non si erra, prima di noi, ha iniziato a importare qualche individuo dalla Slovenia per rinsanguare la popolazione e così preservare il ceppo autoctono originale. Noi abbiamo voluto strafare, e così il nostro nucleo autoctono se ne andato a far benedire! In pratica lo abbiamo sostituito con una neo popolazione di orsi sloveni… con tutti i ben noti problemi conseguenti. I francesi invece proseguono con i piedi di piombo e un giorno potranno dire di aver preservato il gene del ceppo originario. Ma non solo, è anche diverso l’approccio con tutta la problematica e, in particolare, con le popolazioni locali e il loro mondo rurale. Interessante è quanto recentemente si è appreso, che qui si riporta traducendolo da “Les Nouvelles Ours” N. 146 – Novembre 2024 del FIEP Groupe Ours Pyrénées:
«Il primo novembre 2004, Cannelle, l’ultima orsa autoctona dei Pirenei, è stata uccisa da un cacciatore durante una battuta di caccia ai cinghiali. Questa scomparsa suscitò scalpore a livello nazionale e nel 2006 portò alla decisione del governo di liberare nei Pirenei centrali 5 orsi sloveni. Essi si sono ricongiunti ai primi 3 orsi reintrodotti in Alta Garonna nel 1996-1997. Nel 2018, 2 nuove femmine furono liberate nella parte occidentale dei Pirenei dove era rimasto solo più un maschio. Oggi in questa parte dei Pirenei, la popolazione dell’orso bruno è formata da 9-10 orsi. Siamo passati da una situazione di quasi estinzione ad una fase di restaurazione demografica, portatrice di speranza. Tuttavia, con una sola femmina riproduttiva, per il momento, la situazione è fragile. Un incidente potrebbe riportarci alla situazione del 2004, se Sorita sparisse. Sono necessarie altre nascite e il rapporto tra i sessi deve riequilibrarsi a favore delle femmine, altrimenti è pericoloso! Inoltre, in tutti i Pirenei è necessario sangue nuovo, dato il rischio di consanguineità. Potremmo aumentare la diversità genetica sostituendo gli orsi che sono stati uccisi dall’uomo nei Pirenei centrali. Nei Pirenei atlantici, la collaborazione con i cacciatori, il dialogo, la sensibilizzazione hanno fatto evolvere la situazione. I cacciatori vengono ogni anno informati da un tecnico specializzato sulla condotta da tenere da parte dei cacciatori che effettuano battute nelle zone frequentate dagli orsi. Dal 2018 una serie di misure a favore della sicurezza degli orsi e dei cacciatori sono state concordate tra i vari soggetti interessati e inserite in un decreto prefettizio che organizza la caccia nelle zone degli orsi. Il sistema abbastanza flessibile consente la caccia, prevedendo casi di sospensione nel caso della presenza di un orso. Un gruppo di lavoro multi-partner (compresa la FIEP) viene consultato in occasione di eventi specifici. Esempio: nel 2019, la zona attorno alla tana dell’orsa Sorita è stata sottoposta a un divieto di caccia affinché la zona restasse tranquilla. Successivamente, in diverse occasioni, Sorita venne incontrata da cacciatori dotati di buon senso, senza che si verificasse alcun incidente. In alcuni casi la caccia è stata sospesa per alcuni giorni. A seguito del ripopolamento nessun incidente si è mai verificato con escursionisti né problemi comportamentali con gli orsi. In materia di coabitazione con gli allevatori di greggi viene riconosciuto il ruolo primordiale della pastorizia pirenaica, per cui la collaborazione dura da 40 anni. Così il miglioramento del risarcimento dei danni, il trasporto con elicotteri di materiale dei pastori, il prestito di mezzi di comunicazione o anche la valorizzazione di formaggi con l’immagine dell’orso. »
Altro che le aggressioni all’uomo e i tentativi riscontrati in Trentino, e l’opposizione o le difficoltà poste ad ogni forma di pastorizia e di allevamento portata avanti dalle autorità dei Parchi Nazionali abruzzesi!
Murialdo, 5 Gennaio 2025
Franco Zunino
Segretario Generale AIW
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