ORGANISMO: | Comune di Crocetta del Montello |
LOCALIZZAZIONE: | Comune di Crocetta del Montello (Treviso) |
ANNO: | 2018 |
ESTENSIONE: | 940,0 ettari |
ZONE TUTELA: | Zone di Tutela Ambientali interne da stabilirsi. |
REFERENTE: | Gianni Garbujo: 388.6951747 |
LINK: | http://www.comune.crocetta.tv.it/ |
Comprende la maggiore porzione delle cosiddette “Grave del Fiume Piave” poste tra i ponti della Priula ad est e di Vidor ad ovest, per una lunghezza fluviale di circa 5 Km, parte del famoso Piave della Battaglia di cui al nome dell’Area Wilderness, in quanto proprio qui vi fu uno dei baluardi più noti per la controffensiva italiana che poi portò alla vittoria. In pratica, la linea del Piave segnò la fine dell’avanzata austro-ungarica dopo la sconfitta di Caporetto; un fronte che andava dal Monte Grappa, al Piave e al sovrastante Montello, tutti luoghi strategici e “sacri” per il popolo italiano (“ciascun soldato, difendendo il Grappa, sentì che ogni palmo del monte era sacro alla Patria” – bollettino di guerra del 18 giugno 1918 del Comando Supremo italiano). Al grandissimo valore storico per le battaglie che lo vide protagonista, e che qui più che altrove possiede, tanto da essere entrato nella leggenda con la “canzone” che lo ha reso vivo ed alleato, si abbinerebbe così al Piave anche uno scopo ambientalistico. In pratica il più vasto tratto alluvionale del Fiume Piave non attraversato da strade o altre grandi linee di comunicazione (e quindi “spezzato”) dalla sorgente alla foce, della lunghezza di oltre 20 Km; situazione non facilmente riscontrabile nel nostro Paese e forse unica se abbinata ad un aspetto ambientale non limitato al coso d’acqua, che per la sua elevata urbanizzazione è conseguentemente ovunque caratterizzato da una fitta rete stradale e quindi di innumerevoli ponti sui corsi d’acqua. Interessante è soprattutto l’aspetto vegetazionale delle “grave”. Uno studio vegetazionale ha individuato i seguenti ambienti: acquatico, ripariale, alveo ghiaioso, isole fluviali con piante Elofite e arbustive, boschetti di pioppo bianco e pioppo nero, salici, sanguinelli e ligustri, boschi residui di Carpino bianco e Farnia, entrambe specie arboree di particolare interesse. Il paesaggio è dominato dai vasti depositi di ghiaie alluvionali, le grave, alternate in qualche caso a depositi sabbiosi, raramente fangosi. Sulla riva destra, il Piave riceve le acque del torrente Nasson, che sgorga da una sorgente che si origina dalla falda del Montello e che si versa nel Piave dopo 4 km circa. Qui è presente un’associazione di ontano nero (Alnus glutinosa) in una piccola area interessata da acque di risorgiva; si tratta, dunque, non di un bosco ripariale, ma di un bosco paludoso dell’associazione Carici elatae-Alnetum glutinosae, diventata molto rara ovunque a seguito delle bonifiche operate nel corso degli anni. Contigua all’ontaneta, si trova un lembo di prateria igrofila a Valeriana officinalis e Filipendula ulmaria (associazione Valeriano officinalis-Filipenduletum ulmariae); ontaneta e prateria costituiscono un sigmeto distinto dai precedenti. La foresta di pioppo bianco (Populus alba) con l’associazione Populetum albae, è invece presente soltanto sulla riva sinistra. Il secondo terrazzo è caratterizzato dalla foresta di salice bianco (Salix alba) e pioppo nero (Populus nigra) con l’associazione Salici albae-Populetum nigrae; si tratta del bosco maggiormente esteso su ambedue i lati del Piave e soprattutto su quello di destra, in corrispondenza di un grande e antico meandro. L’uomo è intervenuto in questo terrazzo tagliando il bosco e ottenendo, nelle condizioni ambientali più adatte, praterie mesofile e falciabili e aree destinate alle colture agricole, erba medica e mais. Nelle radure della pioppeta di pioppo nero si sono formate praterie xeriche di grande interesse floristico per la presenza di specie come Stipa pennata ssp. austriaca, Globularia cordifolia, Andropogon ischaemon, Artemisia alba, Bromus erectus (poco frequente), Tunica saxifraga, Cytisus purpureus, Poterium sanguisorba, Peucedanum oreoselinum, Anthericum ramosum. Nelle stazioni più umide e con substrato fangoso si sviluppa, invece, un altro tipo di vegetazione, con le due specie indicatrici Polygonum lapathifolium e Xanthium italicum, che formano l’associazione Polygono lapathifolii-Xanthietum italici. Lungo il margine dei prati e delle aree coltivate possono essere presenti siepi di sanguinella (Cornus sanguinea) e di ligustro (Ligustrum vulgare), che impartiscono una nota interessante al paesaggio. In stazioni più umide, qua e là sono sviluppati boschetti di sambuco (Sambucus nigra) con l’associazione Humulo lupuli-Sambucetum nigrae. In questi tre primi terrazzi le acque di piena arrivano saltuariamente e sui depositi alluvionali si è formato uno strato di suolo. In queste stazioni è comune il ginepro comune (Juniperus communis), con piante che raggiungono dimensioni imponenti e pertanto meritevoli di un’attenta conservazione. Segue poi un terrazzo formato quasi esclusivamente di ghiaie e ciottoli ed è occupato dalla vegetazione pioniera dell’Epilobio-Scrophularietum caninae, un’associazione formata da specie erbacee tra cui Epilobium angustifolium e Scrophularia canina, le prime specie che si insediano sui depositi alluvionali recenti. Qua e là, in modo del tutto irregolare, possono essere presenti nuclei di vegetazione arbustiva con due associazioni che formano sempre gruppi poco estesi, il Salicetum incano-purpurea e il Salicetum diandrae. La pianura attraversata dal Piave è oggi posta a coltura, ma rimane qualche nucleo della foresta originaria di carpino bianco (Carpinus betulus) fra i campi e in corrispondenza di alcune scarpate; sulla scarpata che delimita l’alveo maggiore del Piave, assieme al carpino bianco crescono anche alcuni alberi di farnia (Quercus robur) e di rovere (Quercus petraea), componenti delle antiche foreste di pianura. Il sambuco (Sambucus nigra) tende ad occupare eventuali spazi aperti e radure dei boschi di carpino bianco, formando un'associazione secondaria distinta da quella dei terrazzi fluviali, il Lamio orvalae-Sambucetum nigrae. Nel suo complesso l’ambiente è modellato soltanto dal regime delle acque e dal ripetersi irregolare - anche a lunghi intervalli - delle grandi piene che sconvolgono e travolgono tutto, per permettere subito dopo un nuovo sviluppo di piante con il processo della successione primaria in un'incessante e continua evoluzione.
NOTE
Il settore di Area Wilderness ha avuto origine da un’idea di Franco Zunino quando, accompagnato da Antonio Ferrari, anni or sono ebbe modo di osservare la bellezza delle grave del Piave transitando sul ponte dell’autostrada che da Treviso risale la Valle del Piave, constatandone l’aspetto naturale e, soprattutto, la sua apparentemente integra spazialità, poi confermatagli da una visione cartografica, specie in un settore ad ovest di detto ponte, che poi scoprì essere proprio il tratto della famosa Battaglia. In seguito, in occasione del centenario della stessa, egli decise di valutare l’idea di uno Studio propositivo che, inizialmente caldeggiato da Giustino Mezzalira di Veneto Agricoltura (primo Presidente e Socio Onorario dell’AIW) grazie al quale, nel 2014, furono presi contatti abbastanza positivi con la direzione regionale del demanio fluviale (Demanio idrico dello Stato - Bacino Piave Livenza di Treviso), nel 2015 fu inviato alla stessa. Intanto, con l’istituzione dei una Sezione AIW in Provincia di Treviso grazie all’impegno dell’associazione venatoria dei “Segugi & Segugisti” fu richiesto alla stessa di occuparsi della sua presentazione ai vari Comuni coinvolti; proposta peraltro non propriamente caldeggiata dalla stessa, in quanto ritenuta troppo ampia e coinvolgenti tratti del fiume non più ritenuti idonei. In ogni modo, la proposta fu poi presentata e caldeggiata dalla Sezione, e almeno il Comune di Crocetta si dimostrò fin da subito molto interessato, favorevolmente colpita dalla non opposizione dei cacciatori (si era ormai nell’estate del 2017). La situazione si sbloccò definitivamente dopo che nei contatti, nella primavera del 2018 si aggiunse il delegato regionale per il Veneto Gianni Garbujo, che riprese in mano la languente proposta fino a portarla in dirittura d’arrivo e all’entusiastica approvazione di tutto il Consiglio comunale.
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