ORGANISMO: | Comune di Sora Comune di San Vincenzo Valle Roveto Comune di Vico nel Lazio Comune di Alatri |
LOCALIZZAZIONE: | Comune di Sora (Frosinone) Comune di San Vincenzo Valle Roveto (Aquila) Comune di Vico nel Lazio (Frosinone) Comune di Alatri (Frosinone) |
ANNO: | 1995 |
ESTENSIONE: | 8.020 ettari |
ZONE TUTELA: | 12 Zone di Tutela Ambientale interne per un totale di 1.947,4 ettari |
REFERENTE: | Dott. Germano Tomei - Cell. 338.7339566 |
LINK: | www.comune.sora.fr.it |
L’Area comprende alcuni settori della catena Laziale-Abruzzese dei Monti Ernici, ed in particolare la parte più orientale con il crinale e la punta più estrema di questi, con l’ultimo dei suoi valloni rimasti selvaggi e le pendici delle creste sovrastanti, dove viene toccata la quota maggiore con la cima del Monte Serra Commune (1870 m slm). Sul versante abruzzese l’Area comprende le scoscese e dirupate pendici settentrionali del Pizzo Deta, la seconda vetta dei Monti Ernici (2.041 m. s.l.m.). All’estrema parte occidentale della catena montuosa comprende per intero la cosiddetta Valle dell’Inferno, in pratica il cuore più selvaggio ed isolato di queste montagne. Forestalmente è caratterizzata da dense faggete d’alto fusto nelle parti più elevate e meno esposte, mentre formazioni a Carpino nero e Roverella abbondano in quelle più calde ed aride, con qualche tratto relitto di macchia mediterranea. Di particolare interesse è la biocenosi forestale che si sviluppa su doline nella zona del Faito, alle cui falde sono presenti anche boschi di Castagno. La fauna è molto ricca e vi è rappresentata da quasi tutte le specie appenniniche, da una popolazione di Coturnice ad una nidificazione di Aquila reale in zona poco esterna all’Area; e poi: Lupo, Tasso, Corvo imperiale, Gracchio corallino ed alpino; certa è la presenza del Picchio dalmatino (Dryobates leucotos lilfordi) e del Picchio rosso mezzano (Dryobates medius), del Merlo acquaiolo e forse della Balia dal collare, del Gufo reale e Pellegrino. Tra i mammiferi interessante l’occasionale presenza di Orso marsicano in spostamento dal non lontano Parco Nazionale d’Abruzzo, attratto anche dai popolamenti di Ramno, nonché di esemplari di Cervo e Capriolo reintrodotti negli ultimi anni; probabile è la presenza del Gatto selvatico, della Lepre italica e della Martora. Dal punto di vista botanico merita la segnalazione di nuclei di Ramno alpino (Rhamnus alpina) e della Ciliegia d’alpe (Lonicera alpigena), la Vedovina con foglie di Silene (Scabiosa silenifolia), una rarità che in Italia è segnalata solo per la Majella ed una località del vicino Parco Nazionale d’Abruzzo; la Primula maggiore (Primula eliator ssp. intricata), endemismo appenninico; la Primula orecchia d’orso (Primula auricola), rara pianta di rupi ombrose d’alta quota; la Rosa alpina (Rosa pendulina); lo Zafferano selvatico (Crocus biflorus subsp. biflorus), abbastanza raro. Ma soprattutto importante è la presenza di alcuni biotopi di Tasso (Taxus baccata), con alberi anche ultra centenari e forse anche millenari, nonché la presenza di una stazione di Pero mandorlino (Pyrus amygdaliformis) ed una di Frassino maggiore (Fraxinus excelsior). Sono inoltre presenti diverse stazioni di Coridalis biancogialla (Corydalis lutea ssp. ochroleuca), che il botanico Koch considera però specie a sé stante (Corydalis ochroleuca), una particolarmente nutrita ed estesa. Recentemente è stata anche scoperta una stazione di Quercia da sughero (Quercus suber), specie arborea alla quale probabilmente va fatto risalire il nome della sottostante città di Sora. Va infine citato il suo valore storico/archeologico, per la presenza di antichi manufatti d’epoca romana, quali “caselle” pastorali (tra le quali la più bella ed integra della Ciociaria), pozzi, una lapide votiva. Dal punto di vista storico-culturale si può citare la presenza di alcuni degli antichi cippi di confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno Borbonico. Nell’Area Wilderness ricadono inoltre molte delle località che all’epoca della guerra al brigantaggio subito dopo l’Unità d’Italia furono il rifugio della banda del famoso brigante Luigi Alonzi detto “Chiavone” nonché molti luoghi di scontro con l’esercito piemontese e probabilmente anche quello dove il brigante fu infine fucilato dai suoi stessi compagni.
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