APPELLO AL POPOLO DEI CACCIATORI

1936 Negli USA Bob Marshall ed un manipolo di “visionari” costituivano l’associazione “The Wilderness Society” che si prefiggeva di realizzare una “unione di gente sensibile che si battesse per la salvaguardia della continuità della natura selvaggia”. Tra coloro che aderirono vi furono anche molti cacciatori/ambientalisti che si impegnarono in prima persona per tutelare in maniera duratura le loro zone di caccia.

1964 il Congresso degli USA approva il “wilderness act”, il più efficace vincolo a tutela dei territori selvaggi, che permise, a differenza di ciò che avveniva in altre aree protette, di esercitare le tradizionali attività umane compatibili e rinnovabili (caccia, pesca e tutti quegli sport che gli americani definiscono “pionieristici”).

1981 Franco Zunino, allora tecnico del Parco nazionale d’Abruzzo, iniziò a diffondere in Italia la filosofia wilderness. Nei suoi articoli teorizzava l’applicazione anche nel nostro Paese del “concetto di wilderness” ovvero la tutela dei territori ancora vergini senza impedire tutte le attività o passioni come ad esempio la caccia che invece venivano demonizzate dalle altre associazioni ambientaliste.
In quegli anni dichiarare apertamente che la caccia non rappresentava il problema principale dei nostri territori selvaggi, come invece lo erano l’eccessiva antropizzazione (strade, seconde case e tutto ciò che rappresentava un addomesticamento del territorio) significava, per un ambientalista essere emarginato dallo stesso movimento. Accadde proprio questo a Zunino ed alla Associazione Italiana per la Wilderness. Lottando contro tutto e contro tutti, alla testa di un manipolo di sostenitori dell’AIW, questo “visionario”, fedele solo alle proprie idee, ha sfidato i luoghi comini, e coloro che lo ostacolavano, raccogliendo i frutti del suo duro lavoro. La carica dei cento (perché tanti erano gli iniziali sostenitori dell’AIW) cominciò a dare i primi risultati: dal 1981 ad oggi sono state designate ben 58 aree wilderness, tutelando complessivamente oltre 35.000 ettari, la maggior parte di esse aperte alla caccia. L’AIW inizia ad essere presente nei consigli direttivi di diverse ATC (Frosinone 1, Modena ed altri ingressi si prevedono per l’interessamento degli stessi cacciatori). Un crescendo di risultati che a breve porterà Zunino fino all’ONU a presentare il lavoro svolto dalla Wild Foundation Internazional (per approfondire la storia e finalità dell’AIW vi rimando al sito www.wilderness.it).

Intanto il mondo venatorio, pregiudizialmente ostile ad ogni forma di tutela del territorio, guardava con diffidenza le proposte dell’AIW, nel contempo sparuti ma determinati cacciatori si avvicinavano ed approfondivano il “concetto di wilderness”.

Il loro sostegno economico anche della sola tessera di adesione è stato un aiuto prezioso per noi. Altri cacciatori più tenaci si sono concretamente impegnati nell’Associazione, costituendo delle sezioni nel loro territorio, spingendo i Sindaci dei loro Comuni ad istituire “aree wilderness” con l’impegno di non alterare quei territori, ma al tempo stesso lasciando ai cacciatori, ai pescatori ai cercatori di funghi, insomma a tutti coloro che hanno da sempre utilizzato la montagna in maniera tradizionale, di continuare ad esercitare le loro passioni.

In maniera democratica l’AIW si è aperta al mondo venatorio, tant’è che il nostro Consiglio Direttivo Nazionale ha come membri anche dei cacciatori, per dirla in altri termini i cacciatori nell’AIW si sentono “a casa loro”.

Ultimamente l’AIW è balzata alle cronache per la sua posizione di apertura alla “proposta di modifica della L. 157/92 del Sen. Orsi. Vorrei subito chiarire alcuni aspetti: l’AIW non ha preso una posizione di comodo, né ha voluto “lisciare il pelo ai cacciatori”. La posizione dell’AIW sulla caccia, è la stessa della Wild Foudation, la maggiore organizzazione internazionale per la tutela della wilderness, e vi ricordo che l’AIW è una sua affiliata.

Oggi il popolo venandi ha una grande opportunità: dare forza ad una vera associazione ambientalista. Finora l’ambientalismo Italiano è stato troppo sbilanciato verso l’animalismo.

Per contrastare questa linea di pensiero ci siamo noi che rappresentiamo “l’altra campana” che l’opinione pubblica ha il diritto di ascoltare. Ma per operare questo cambiamento, abbiamo bisogno anche della forza numerica, quella forza e quella autorevolezza che solo i grandi numeri possono darci. L’appello che lancio da questo sito a tutti i cacciatori, pescatori, cercatori e quanti vivono in maniera tradizionale i territori ancora non antropizzati, è quello di iscriversi all’AIW!

Solo così noi riusciremo a far sentire in maniera sempre più autorevole la nostra/vostra voce, il nostro modo di concepire una nuovo ambientalismo rispettoso delle istanze di tutti i fruitori dell’ambiente!

Avv. Giancarlo D’Aniello
Consigliere Nazionale dell’AIW