ANCORA UN INASCOLTATO DRAMMATICO “APPELLO” DELL’ORSO MARSICANO

Ancora un inascoltato drammatico “appello” dell’Orso marsicano

alle autorità del Parco Nazionale d’Abruzzo!

Prima ci fu il messaggio lanciato all’allora Presidente del Parco Giuseppe Rossi, quando nel Natale di qualche anno fa un orso entrò in paese a Civitella Alfedena per saccheggiare un orto nel presepe che la comunità locale aveva allestito: Civitella Alfedena è il paese natio di Giuseppe Rossi. Ovvio che quell’orso avesse fame e non trovando di che soddisfare la sua esigenza pre-letarica, cercava disperatamente di trovarla nei pressi di quell’uomo “amico” che da sempre gli faceva trovare campi coltivati a mais, grano e lupinella e frutteti, ed ovunque per tutta l’estate e fino all’inizio dell’autunno prima delle partenze per la transumanza verso le Puglie, stazzi odorosi dell’afrore di pecore.
 
        Poi subentrò in quella carica presidenziale, prestigiosa e ambita da tanti politici più o meno “trombati” alle elezioni e da “piazzare” su qualche seggiola, Antonio Carrarra, già Sindaco di Pettorano sul Gizio e Presidente di quella Comunità Montana, e subito dopo proprio a Pettorano sul Gizio (paese ben lontano dagli storcici lidi ed habitat vitale dove da almeno cento anni l’Orso marsicano si era relegato, e che Erminio Sipari, per la storia “onorevole” più per questo che per il suo seggio di Senatore del Regno d’Italia, proprio per salvare ciò che era rimasto della popolazione dell’Orso marsicano, propose ed ottenne di proteggere come Parco Nazionale), un allevatore subì l’attacco alla sua stalla da parte di un orso e, fu per difendersi o fu per difendere i suoi beni, sparò ed uccise quell’orso. Anche allora quell’animale non sarebbe mai stato costretto ad aggredire quella stalla alla periferia di un paese tanto lontano, se a “casa sua” avesse trovato campi coltivati a mais, grano e lupinella e frutteti, e dovunque e per tutta l’estate e fino all’inizio dell’autunno prima delle partenze per la transumanza verso le Puglie, stazzi odorosi dell’afrore di pecore.
 
        Ora è da poco giunto a dirigere il Parco Nazionale d’Abruzzo un nuovo dinamico Direttore, Luciano Sammarone, nativo di Capracotta paese del Molise poco lontano da Castel di Sangro, cittadina ben lungi dal Parco Nazionale e quasi più Molise che non Abruzzo, dove egli ha fatto anche le sue esperienze nel bistrattato (dai politici!) Corpo Forestale dello Stato, al cui servizio a suo tempo dedicò anche qualche impegno per aiutare l’orso a sopravvivere, mediante la realizzazione di semine a perdere nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo in quella splendida Riserva Naturale Orientata del Feudo Intramonti, un tempo vero “feudo” per l’Orso marsicano. L’altro ieri, il giorno di Natale, l’opinione pubblica ha appreso dell’ennesima morte per investimento da auto di una femmina (mamma, perché si dice avesse con sé un cucciolo) nei pressi di quella cittadina, dove non c’è bisogno di essere “tecnici o scienziati o studiosi” della biologia dell’Orso marsicano  per capire che lei e il suo cucciolo, in attesa della neve che anche quest’anno sta tardando, per poter scendere, satolli, in letargo, stavano cercando: campi coltivati a mais, grano e lupinella e frutteti, ed ovunque per tutta l’estate e fino all’inizio dell’autunno prima delle partenze per la transumanza, stazzi odorosi dell’afrore di pecore.
 
TRE AUTORITA’, TRE LOCALITA’ DIVERSE, TRE “MESASAGGI” INASCOLTATI!
 
Ora, nella speranza che a nessuno venga in mente di catturare anche il cucciolo sopravvissuto per “salvarlo” relegandolo per 25 anni in una gabbia dove, come fu per Sandrino, Yoga, Morena e , ultima, Lauretta, sono inutilmente morti. Si rilancia il mai ascoltato, ormai annoso per non dire noioso, appello: meno studi e ricerche, meno turismo mirato a foreste “vetuste” e luoghi di svernamento ed alimentari (Ramno); meno, cartelli e congegni per far allontanare gli orsi dai luoghi dove va a cercare il poco cibo che ancora riesce a trovare nei paesi anziché nelle sue antiche foreste e montagne, rischiando però ogni volta la pelle; meno cervi e  cinghiali nell’area protetta con abbattimenti a caso così da creare cibo “naturale” per gli orsi. E più aiuto alla sopravvivenza della pastorizia e all’agricoltura montana, e… cibo riservato all’orso in RECINTI “FINAMORE”!
 
Murialdo, 27 Dicembre 2019                                                    
Franco Zunino
Segretario Generale AIW
 
P.S. Leggiamo invece in un comunicato del Parco, nel quale peraltro si da più importanza ed esaltazione al gruppo di persone che hanno collaborato a fare da “guardiani” all’orsa morta e al suo cucciolo, che non alla tragedia della sua morte, senza dire le ragioni per cui quell’orsa stava laggiù, ben lungi dall’area protetta, e mistificando sulla sua ricerca del cibo: “in natura trova (trovava, ndr!), come gli altri orsi, tutto il necessario per sopravvivere”. Peccato che per andare a morire su quella strada avesse abbandonato quella “Natura protetta” dove avrebbe dovuto trovare quel “necessario” di cui evidente non andava alla ricerca, mentre altra qualità di cibo andava cercando! Silenzio invece sulle tante cose che ci saremmo aspettati che le autorità dicessero all’opinione pubblica sul cosa fare per “salvare” l’orso; e non le SOLITE cose che nulla hanno a che fare con le possibilità di agire a suo favore e molto, invece, con gli interessi di chi dell’orso si occupa. Non resta che augurarci di non dover leggere presto dell’avvenuta estinzione di questo splendido animale per la cui salvezza l’ambientalismo è impegnato dal 1969! Senza aver mai ottenuto o fatto nulla di concreto per fermare quella continua regressione che a Yellowstone (USA, America!) hanno fermato nel volgere di pochi studi e pochi anni di azioni!