Notizie dagli USA sulla preservazione e gestione della risorsa Wilderness
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SALVARE LE AREE WILDERNESS
Comprandone i terreni!
Benché praticamente tutte le Aree Wilderness d’America siano designate su terreni appartenenti al demanio federale, in alcuni casi esistono delle modeste porzioni di terreni privati inclusi nei loro ambiti. Uno speciale Wilderness Land Trust (Società per l’acquisto di terreni privati in Aree Wilderness) è stato creato nel 2002 allo specifico scopo di eliminare, entro dieci anni, tutte le proprietà private rimaste nelle Aree Wilderness, trasferendole alla proprietà pubblica (non proprio esattamente quello che si farebbe nel nostro Paese!). Secondo una recente stima questi terreni assommano a circa 160.000 ettari. Essi rischiano di venire a perdere il loro aspetto wilderness in quanto la legge americana consente ai privati di utilizzare liberamente tali proprietà (tagli boschivi, sfruttamenti minerari, costruzione di case, strade ed altre strutture). Al 2006 il Trust ha già acquistato 245 zone per un totale di 7.900 ettari, in 60 Aree Wilderness.
ANCORA AREE WILDERNESS NEGLI USA
In California
Sul finire dello scorso anno il Presidente Bush ha firmato e resa esecutiva una nuova legge che salvaguarda una vasta serie di zone rimaste wilderness nel nord-ovest della California. In totale sono stati vincolati a Wilderness 109,200 ettari. In gran parte si tratta dell’ampliamento di 4 vaste Aree Wilderness preesistenti; per il resto sono state designate 9 nuove Aree. La legge impone inoltre un vincolo preventivo su di una decima Area Wilderness allo studio ed aggiunge un tratto di 34 Km ai Fiumi Protetti con leggi federali (National Wild and Scenic Rivers).
Tra le nuove Aree Wilderness designate, la più spettacolare è il cosiddetto King Range, una catena montuosa che costituisce il più lungo tratto di costa rimasto selvaggio negli interi Stati Uniti (esclusa l’Alaska). Ma grande importanza ha anche la Cache Creek Wilderness Area, nella zona di Sacramento, famosa per l’incredibile fioritura primaverile che la caratterizza e per il fatto di racchiudere il luogo della seconda più alta concentrazione invernale di Aquila di mare a testa bianca degli interi USA.
Nel Nevada
Ai confini con lo Stato dello Utah, sempre più protette le foreste di Pino bianco o dalle pigne setolose (Pinus longaeva), con gli alberi più vecchi del mondo (fino a 5.000 anni di età!). Una recente legge federale ha designato 12 nuove Aree Wilderness nella Contea del Nevada nota per la presenza del “Pino Bianco” e che da esso prende il nome, e ne ha ampliato altre due preesistenti, per un totale di 223.000 ettari. Le nuove Aree Wilderness comprendono ambienti di montagne desertiche (dove nelle alte quote vegeta, appunto, il raro Ancient Bristlecone Pine) ma anche vere e proprie zone di deserto, che qui vanno però intese come ricche di vegetazione e di fauna caratteristica.
E nel New England
Alcune esistenti Aree Wilderness negli Stati orientali del New Hampshire e del Vermont sono state ampliate ed altre nuove Aree designate, per un totale di 30.600 ettari. Si tratta di otto zone che vanno ad aggiungersi agli 81.600 ettari di preesistenti Aree Wilderness distribuite tra le Foreste demaniali delle White e Green Mountains. Al contrario che nell’ovest degli Stati Uniti, queste Aree Wilderness preservano solo in minima parte ambienti forestali vergini, mentre gran parte della loro estensione riguarda foreste che nel lontano passato erano state assoggettate a pesanti tagli, ma che sono comunque rimaste prive di strade e che col tempo si sono inselvatichite (una situazione ambientalmente simile alle Aree Wilderness italiane).
IL SOGNO AMERICANO!
Gli effetti indiretti del Wilderness Act
L’America? Un altro mondo!
A leggere le notizie che vengono ora qui diffuse, saranno molti ambientalisti ad allibire. Ad allibire di felicità, perché costretti a pensare che almeno in America certe cose accadono! Là, l’utopia non è più tale: eccolo il nostro sogno americano!
Ben sei giudici federali in quattro diverse corti di giustizia lo scorso anno hanno dato severissime interpretazioni ai dettami del Wilderness Act, la legge che dal 1964 negli USA tutela la Wilderness, gli spazi di natura selvaggia che ancora rimangono in quella nazione.
I precetti del Wilderness Act sono stati spesso interpretati in maniera discordante dai managers dei Servizi Nazionali per le Foreste, per i Parchi Nazionali, per la Fauna e per le Terre Demaniali, nei cui territori in gestione sono demarcate gli oltre 40 milioni di ettari di Aree Wilderness; interpretazioni quasi sempre volte più a “svincolare” che a mantenere gli impegni severi che la legge impone per le aree ad essa sottoposte. Ovviamente, sempre contestati dai movimenti ambientalisti americani che, almeno di fatto, fungono da garanti di questa legge.
Una delle questioni è quella sull’interpretazione da dare al termine legislativo “usi proibiti” nell’ambito degli “scopi pubblici” che le Aree Wilderness hanno. Una delle sezioni della legge stabilisce che le Aree Wilderness “devono essere adibite a scopi pubblici di ricreazione, salvaguardia di scenari, ad educazione, conservazione ed usi storici”, ma una Corte californiana ha stabilito che il dettame sugli “usi proibiti” debba avere la precedenza. La questione era nata dopo che il Servizio Forestale avrebbe voluto restaurare o fare comunque opere di manutenzione ad 11 piccole dighe di pietre e terra situate in un’Area Wilderness della Sierra Nevada. Queste dighe erano state costruite tra il 1929 ed il 1951 per aumentare la capacità idrica di alcuni laghi naturali e per favorire i ripopolamenti di trote a beneficio dei pescatori. Il Servizio Forestale sosteneva che nonostante i vincoli dell’Area Wilderness, queste dighe si potevano mantenere ed utilizzate proprio nel rispetto del dettame della stessa legge là dove essa parla di “scopi pubblici”. Il giudice ha invece sentenziato che proprio la legge espressamente proibisce di prendere ogni iniziativa che sia volta a ricostruire o riparare le strutture delle dighe, così come ha negato che esse debbano essere estromesse dall’Area Wilderness.
In un altro caso, nella grande Area Wilderness del Parco Nazionale del Monte Olimpic (Stato di Washington), il Servizio dei Parchi Nazionali avrebbe voluto sostituire i due rifugi alpini (costruiti nel 1930 e crollati a causa di eccessive nevicate), trasportando sul posto due prefabbricati a mezzo di elicottero. Il Servizio dei Parchi sosteneva che i due bivacchi erano indispensabili per la sicurezza degli alpinisti e che non avrebbero comunque intaccato l’aspetto wilderness delle località. Il giudice non è stato d’accordo, facendo notare che i due rifugi erano crollati a causa degli effetti naturali del tempo e del clima, e che la loro ricostruzione o sostituzione con dei prefabbricati sarebbe stata una diretta contraddizione al mandato del Wilderness Act di preservare il carattere wilderness dell’Area.
Un terzo caso si è avuto in un’Area Wilderness di una Spiaggia Nazionale (equivalente ad un Parco Nazionale e gestita dal National Park Service) della Georgia, dove i gestori sostenevano che permettere ai turisti di utilizzare dei mezzi di trasporto lungo una vecchia pista che percorre l’Area Wilderness sarebbe stato legittimo, in quanto ciò sarebbe stato previsto dal Wilderness Act là dove tra gli scopi si fa riferimento “all’accesso ed interpretazione dei visitatori”, per di più, che tale utilizzo non avrebbe creato “aumento dell’impatto” in quanto il tracciato della pista esisteva già. Una corte di tre giudici ha invece stabilito che transiti regolari di tour motorizzati consentiti ai visitatori “non poteva essere inteso come in accordo con il linguaggio del Wilderness Act”, in quanto, essi hanno sostenuto, “l’unico ragionevole interpretazione da dare al termine “uso storico” contenuto nella legge, deve essere riferito alle risorse naturali e non già ad opere o strutture realizzate dall’uomo”.
Infine, un quarto caso riguarda un’Area Wilderness dell’Arizona. Qui nel 1998 due persone acquistarono un terreno situato all’interno di una zona di proprietà demaniale gestita dal Servizio per le Terre Federali. Due anni dopo l’area fu designata Wilderness. Pochi anni dopo ancora i due privati richiesero di poter riaprire una vecchia pista di accesso alla loro proprietà in quanto volevano realizzarvi un ranch a scopo commerciale. Il Servizio per le Terre Federali autorizzò la cosa nonostante che il vincolo di wilderness stabilisse che il valore wilderness delle Aree non doveva essere rovinato “da visioni suoni ed ogni altra evidenza di veicoli a motori”, in quanto, secondo i gestori, l’uso richiesto sarebbe dovuto rientrare in quello che un loro regolamento interno per le Aree Wilderness stabiliva come “un uso regolare e continuato”. Appellata dal movimento ambientalista, l’autorizzazione è stata invece negata da una sentenza giudiziaria la quale stabilisce che quanto deciso da Servizio per le Terre Federali era “assolutamente insostenibile”, poiché “dal momento in cui un’Area Wilderness è designata i proprietari di terreni privati che vi siano inclusi continuano sì a mantenere il diritto di accedervi, ma non con mezzi motorizzati”.
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