Una visione ragionevole della caccia e delle sue implicazioni ambientaliste e conservazioniste riferite alla fauna, con una critica altrettanto ragionevole di un certo animalismo da salotto che, evidentemente dimentico delle sue origini rurali, si oppone a tante iniziative di controllo.
Sono un Conservazionista/Ambientalista Cacciatore fiero ed orgoglioso, pescatore e raccoglitore di piante e funghi, che combatte contro il degrado e la distruzione dell’ambiente. Ho messo volutamente prima la parola Conservazionista/Ambientalista proprio perché senza ambiente non può esistere la caccia.
Il termine Ambientalista identifica colui che difende l’ambiente e non colui che è anticaccia: il vero ed unico ambientalismo ha radici profonde che originano da quel mondo di uomini cacciatori che come fondamento spirituale, filosofico ed in primis materiale, esprimono proprio la difesa a tutti i costi dell’ambiente naturale. Ambiente naturale vissuto e caratterizzato da tutte quelle attività agro-silvo-pastorali compatibili, comprese la caccia e la pesca. Da sempre l’uomo cacciatore è il primo vero ambientalista e, purtroppo, il mondo venatorio si è fatto scippare questo termine dal moderno ambientalismo da salotto.
E’ risaputo che la maggior parte delle specie minacciate ed in pericolo (in particolare anche specie che mai sono state oggetto di prelievo venatorio) trovano nella perdita di habitat la ragione di questo status delle popolazioni, tutto questo è evidenziato anche da importanti Istituti ed Associazioni come IUCN (International Union for Conservation of Nature), Birdlife International, ed ultimamente anche evidenziato dai Farmland Bird Index (FBI), dove si evidenzia proprio che la perdita di habitat ed una agricoltura intensiva siano la causa del declino di tantissime specie di uccelli, tra l’altro alcune di queste da sempre protette, invece aumentano sempre le stesse specie opportuniste come per esempio i Corvidi, e risultano stabili o aumentano anche altre specie cacciabili.
Non è più tempo di giocare con le parole e purtroppo in molti fanno ancora e forse volutamente, confusione con la parola Caccia e Controllo. Di fatto chi si occupa di gestione della fauna sa perfettamente cosa esse vogliano intendere – Caccia e Controllo sono due attività completamente distinte: la prima è l’ uso sostenibile di una risorsa naturale rinnovabile; la seconda è indispensabile per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche. Tutto questo è sancito dalla attuale normativa internazionale e nazionale. Il Controllo si applica dopo e con il parere della scienza e cioè dall’ISPRA, che definisce anche modalità, tempi, limiti, metodi, etc. etc.
Da anni ormai è evidente il dramma che coinvolge moltissime aziende agricole e zootecniche che subiscono gravi danni alle loro produzioni dalle ormai conosciutissime specie faunistiche definite “problematiche” come i Cinghiali, i Corvidi, i Storni, le Nutrie, i Piccioni torraioli, le Volpi, ma in alcuni contesti anche i Caprioli. Recentemente, sempre più spesso si parla anche di Lupi e della loro eccessiva proliferazione ed allargamento del proprio areale, anche in zone dove mai era stata segnalata la presenza. Non voglio minimamente entrare nel complesso e discusso tema della sua origine genetica (lupo alpino – lupo appenninico) di fatto ormai questo non conta più perché risulta impossibile ed impensabile andare ad eliminare i probabili lupi alloctoni. I Lupi sono animali che si caratterizzano anche per una spiccata mobilità e quindi per tutta una serie di cause concatenanti quali: aumento degli effettivi e quindi formazioni di nuovi branchi, ricerca delle prede, quindi ampliamento del proprio areale; questo ormai è un processo irreversibile con la conseguenza che si arriverà ad un certo punto che nel territorio italiano avremo sempre più lupi ed ai tanti (a parte gli zoologi) non è che poi interessa tanto sapere a quale sottospecie appartiene. E ‘ solo un lupo.
A nessun essere ben pensante che abbia a cuore l’ambiente e di conseguenza la sua biodiversità, viene in mente di aprire la caccia al lupo. Al sottoscritto e credo a tutti, questo meraviglioso animale esprime il vero simbolo della natura selvaggia e dello spirito indomito, come del resto lo è l’orso. Non a caso ritrovo nella Wilderness il senso di appartenenza. Ciò non toglie che se anche il lupo iniziasse a creare dei problemi e di fatto in alcuni casi li crea, bisogna che si attivino tutti quei strumenti gestionali previsti da tutte quelle norme sopra evidenziate, in tema di Controllo e non di Caccia della fauna selvatica, tutto questo senza stare a fare giochi di parole o falsi moralismi o strumentalizzando il problema. Non giriamo dietro i problemi, di fatto se ipoteticamente avessimo una eccessiva proliferazione anche di orsi (magari fosse, sarei felicissimo se questa specie rientrasse in questi interventi di controllo, vuol dire che l’Orso è ormai salvo dall’estinzione), etc. etc., tale da creare squilibri ecologici e magari sfociare anche in pericolo per l’incolumità pubblica, che cosa si fa? Si interviene applicando le leggi di cui sopra. E’ sancito da queste che in primis si attuano tutta una serie di interventi non cruenti ed in ultima analisi si utilizzano gli abbattimenti ed aggiungo che in tutto questo bisognerebbe anche tenere bene in considerazione tre fattori fondamentali: obiettivi – benefici – costi. Purtroppo, troppe volte questi tre fattori camminano ad ordine sparso.
Bisogna ricordare ad un certo ambientalismo da salotto che ben vengano le popolazioni di animali in aumento, in particolare quelle specie ai vertici della catena alimentare che sono poi generalmente le specie più vulnerabili. Di fatto il lupo è in crescente aumento ed espansione, per una serie di concause, quindi una grande soddisfazione per tutti perché finalmente è scongiurato il pericolo di estinzione. Cosa purtroppo che non è successa con l’Orso bruno marsicano che è stato oggetto di innumerevoli studi, progetti, ricerche che sono costati milioni e milioni di euro, mai una specie è stata studiata e costata così tanto. Mai un simile fallimento che invece forse con semplici interventi e tra l’altro con pochi costi gestionali si sarebbe certo salvata una ricchezza italiana.
Recentemente, al contrario, problemi esistono per specie invasive. Sul sito Internet Bighunter abbiamo letto che l’Europa, tramite il progetto Life e la Commissione Ue, nonché il Comitato permanente della Convenzione di Berna (che ha già aperto una sorta di procedura di infrazione verso l’Italia) e l’ISPRA, sono tutti d’accordo: lo scoiattolo grigio va fermato prima che causi la definitiva scomparsa della specie autoctona, prima che la sua presenza sia irrimediabile.
Ed è proprio di domenica 17 marzo scorso il servizio su Canale 5 alla rubrica televisiva “l’Arca di Noè” sulla nuova Legge che vieta il commercio, la detenzione, etc. di molte specie di scoiattoli alloctoni, proprio per salvaguardare il nostro scoiattolo autoctono, lo Sciurus vulgaris. Tutto pienamente condivisibile, ma poi la giornalista del servizio ricorda che il Ministero dell’Ambiente aveva anche programmato una serie di interventi per l’eradicazione dello scoiattolo grigio e da questa decisione l’insorgere delle associazioni animaliste e quindi marcia indietro del Ministero dell’Ambiente.
Ma ancora proprio qualche tempo fa la notizia diffusa ovunque che la Provincia di Siena aveva deciso una moratoria di un mese per slittare il controllo della volpe. La Provincia di Siena come si sa è il fiore all’occhiello della gestione faunistica e se non erro sul Sole 24 ore di qualche anno fa uscì un bellissimo articolo che era stata presa a modello europeo in tema di gestione faunistica. Se in Europa vengono a sapere che qui ci si piega come strilla un anticaccia, anche quando si ha ragione, che figura ci fanno i cacciatori?
Ecco, questo ci fa capire come si gestisce e si conserva la nostra biodiversità per il volere anticaccia di un certo ambientalismo da salotto. Basta con i giochi di parole, il controllo della fauna è una cosa seria per la conservazione della nostra biodiversità. E che questo ambientalismo da salotto, rimanga nei salotti.
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