Abruzzo – Ancora e sempre Orso marsicano

Solite mistificazioni e travisamenti della realtà

In un dibattito a distanza tra Luciano Sammarone (Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, in decadenza) e Paolo Forconi (libero zoologo, residente a Pescasseroli) riportato nel sito online Abruzzo Speciale.it

 

Orso marsicano e bufale diffuse da un servizio apparso sui media riportando un colloquio tra il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo (in pendenza di… rinnovo o decadenza) e lo zoologo Paolo Forconi. Andiamo per ordine. Ecco cosa si può leggere – con commenti di chi scrive –, riportato e/o diffuso dal sito Internet Abruzzo Speciale.it il 26 luglio scorso.

  1. «il 2023 è stato l’anno record per “danni da orso” causati a campi coltivati e visite dei plantigradi ai centri abitati». Danni a campi coltivati? Ma se nel Parco sono anni che i campi non si coltivano più, salvo per la zona della piana del Fucino (che è molto esterna al Parco). Dove sarebbero avvenuti questi danni, e quali colture sono state interessate? Poi però si precisa che su «132 incursioni» solo «19» sono avvenute «nell’area del parco». A Roma dicono e dimme la Rotonda, me dicche il Panteòn”, per dire come i fatti possono esse mistificati. Infatti, il fatto che solo 19 incursioni di orsi sono avvenuti nell’area del Parco è prova provata di quanto da anni chi scrive va sostenendo: ovvero, che gli orsi sono alla ricerca di queste colture, che nel Parco non trovano più!
  2. Al solito si parla di «orsi confidenti/problematici» e nessuno che si chieda il come mai: lo si da ormai per scontato, facendo così il gioco del Parco e di chi vuole ignorare le ragioni di questo fenomeno su cui MAI NESSUNO HA STUDIATO! Ed in merito, ecco la prima bugia giustificante del direttore Sammarone: «il primo caso di orso “confidente/problematico” si è verificato nel 1994. Prima non succedeva, perché “l’orso era legalmente abbattuto e di conseguenza gli individui più problematici venivano rimossi, e ovviamente questo aveva degli effetti sul comportamento degli animali rendendoli più schivi”, spiega il Parco sul suo portale web». “Legalmente abbattuti”? Ma quando mai sono stati abbattuti “legalmente” orsi marsicani, dopo gli anni 1920/30 quando furono le stesse autorità del Parco a cacciarli? Ma non solo, il fenomeno degli orsi confidenti risale ad anni prima del 1994, a quando iniziarono le ricerche con catture (favorite da “posti di carne” creati dai ricercatori) per poterli munire di radiocollari. Ipotesi, quindi, quella di Sammarone, da solito animalista, quella che gli orsi (o altri animali) imparino che l’uomo sia un pericolo perché a qualche individuo viene sparato: se qualcuno individuo impara, è solo se viene ferito. Quelli uccisi non insegnano nulla agli altri quando il fatto viene fatto su orsi solitari (quali quasi sempre essi sono durante le incursioni a stazzi o campi di mais).
  3. «Per risolvere il problema, il Pnalm ha messo in atto il “Protocollo per la gestione degli orsi confidenti/problematici”. Quindi, all’orso che cerca cibo probabilmente nell’unico posto dove ormai lo trova, ovvero il cassonetto o il pollaio del paese, bisogna sparare con proiettili di gomma». Anche qui, non ci si chiede come mai il perché del fenomeno, ma solo di come l’ente Parco abbia cercato di risolverlo. Purtroppo se non si va alla radice dei problemi, i problemi non si risolvono mai! Ma non solo: certo che i cassonetti delle immondizie sono rimasti “gli unici posti” dove trovare cibo. Ma solo perché il Parco evita di coltivare terreni con le antiche colture ricercate dall’orso, e “sabota” gli armenti domestici facendo di tutto per allontanarli dagli antichi pascoli!
  4. Dopo anni (decenni!) di indagini, monitoraggi e prelevamento di campioni (feci, peli, sangue) per determinare il Dna dei vari individui, si deve apprendere che si è ancora «in attesa della realizzazione della prima stima di popolazione su base genetica in tutto il suo areale appenninico ad aprile 2025»!? E si riporta anche che questa «stima di popolazione su base genetica» la si sta facendo «con uno stanziamento di 1 milione di euro dal Pnrr»! Un altro “milione di euro” per sfruttare così il Pnrr? Ma, e gli studi, prelevamenti ed analisi fatte per anni ed anni precedenti, che fine hanno fatto? E chi ha pagato? Ma, anche, chi ha goduto di questi fondi? Inutile ricordare che già diversi anni or sono, il settimanale L’Espresso, riporto di progetti sull’orso marsicano costati 13 o più milioni di euro! Ma si ha idea di quanti campi si sarebbero potuti coltivare, quante greggi di pecore favorire sui pascoli (anziché boicottarli!), o anche, quanti terreni si sarebbero potuti comprare per preservare l’habitat dell’orso (che dopo 100 anni dalla nascita del Parco sono ancora in massima parte di proprietà privata e/o dei Comuni)?
  5. «L’orso marsicano è una specie protetta e merita particolari attenzioni – spiega ai nostri microfoni Sammarone – in questi ultimi anni stiamo cercando di far capire ai cittadini in maniera più intensa il valore dell’orso marsicano». Siamo ancora a questo? Dopo 50 (cinquanta!) anni da che l’allora direttore Franco Tassi sosteneva le stese cose, siamo ancora a questo? All’idea che si salva l’orso educando la gente, magari abruzzese (popolo che ha sempre amato l’orso e che ce lo ha preservato fino ad oggi!)? Ma l’orso lo si salva, caso mai, educando la gente di città (i cosiddetti “turisti”) a che i diritti degli orsi sono superiori ai loro, e che loro devono fare delle rinunce (tipo evitare di vistare le “foreste vetuste”, le mostre d’arte nelle riserve integrali, o godere di rifugi “eco”, ovviamente, a ridosso delle tane degli orsi!). Loro, i turisti, non gli abruzzesi che con l’orso hanno sempre convissuto da immemori generazioni! Evidentemente Sammarone questo non lo ha ancora capito…
  6. Come non ha capito che in Abruzzo l’orso non è mai stato «ucciso perché andava a mangiare il mais»! E dicendo questo, se non altro indirettamente egli riconosce quale sia la vera ragione per cui gli orsi scendono nei paesi: l’assenza di quei campi di mais nelle vallate interne e ai bordi dei boschi di quella che un tempo era la corea area del suo habitat primario! Non già, come lui sostiene, «perché c’è una competizione tra loro». Arrivando a smentirsi da solo subito dopo, quando, di fatto, sostiene che sarebbero gli orsi più grandi a scacciare i giovani («vivono a scapito degli animali più deboli», «gli orsi giovani subiscono la competizione degli orsi più grandi»), il che dovrebbe voler dire che gli orsi adulti e i sani stanno in montagna mentre i giovani e i deperiti scendono nei paesi! Un’assurdità dimostrata dai fatti, visto che sono soprattutto gli orsi adulti (e ben pasciuti!), magari accompagnati dai cuccioli, a scendere nei paesi! E’ solo una sua ipotesi che gli orsi «quando si avvicinano ai paesi non lo fanno perché in montagna non c’è da mangiare, ma perché è più comodo e non devono litigare con gli animali più grandi». E invece NO: scendono nei paesi proprio perché in montagna non trovano più quel cibo antropogenico che trovavano un tempo e che gli orsi abbinavano alle attività dell’uomo; ragion per cui scendono nei paesi perché è lì che vive l’uomo: e se c’è l’uomo c’è il cibo, loro (gli orsi) intuiscono! Il cibo a cui vorrebbe alludere Sammarone, è quello naturale, ma quello naturale non ha MAI completamente soddisfatto l’appetito di questi animali bisognosi di risorse abbondanti e di facile reperimento (quali erano un tempo i campi di mais e le greggi di pecore!).
  7. Poi si giunge al colmo di smentire se stesso e la stessa biologia dell’orso, quando, citando i fatti del povero Juan Carrito (orso giovane, ma che scendeva nei paesi perché educato a farlo da parte della madre: ma questo Sammarone non lo dice!). Sammarone afferma che «Quando è stato investito, lo ricordiamo, era il 22 gennaio del 2023, momento di grande appetito per gli orsi, che devono fare scorta di grasso per andare in letargo». E no, caro Sammarone, lascia ai biologici parlare di biologia: il 22 gennaio di ogni anno gli orsi sani e non affamati e non disturbati, in ogni parte del mondo sono mesi che se ne stanno in letargo e che si sono ingrassati! Juan Carrito aveva fame perché nei mesi di settembre/ottobre evidentemente non aveva trovato cibo abbastanza!
  8. E poi il colmo dei colmi, sempre a smentita di sé stesso e delle autorità che allora si occuparono del fatto. «Juan Carrito […] quando è morto aveva il pelo a posto intorno al collo, il radiocollare non gli aveva causato problemi». Ma non era stato riportato da tutti i media, comunicati e commenti dello stesso Parco, che Juan Carrito aveva una brutta ferita sul collo causata, si presumeva, dal radiocollare?
  9. Sammarone sostiene: «Siamo riusciti a ridurre il bracconaggio, tranne l’episodio luttuoso di Amarena». E sostiene il falso. Primo, perché un bracconaggio sull’orso come inteso dalla vulgata mediatica degli animalisti, in Abruzzo non è mai esistito. Secondo, perché al massimo ci sono state uccisioni per rivalsa per danni non rimborsati o malamente rimborsati, o per evitarli (caso di Amarena) o per erronee uccisioni (orsi anziché cinghiali). Ma non solo, prima del fatto di Amarena, sempre per le ragioni suddette, casi di uccisioni di orsi ce ne sono stati e non pochi (Pettorano sul Gizio, tanto per restare ad un altro caso eclatante), visto che è lo stesso Parco a riconoscerlo nei suoi tabulati sulla mortalità. Quindi, Sammarone si vanta di aver fatto cessare una pratica che non c’è mai stata. E che non ha mai avuto bisogno di essere combattuta, essendo ben altri i problemi che da sempre riguardano l’orso marsicano e che le autorità del Parco non hanno praticamente mai risolto: mancanza di cibo antropogenico, tutela dell’habitat e rispetto della quiete nelle sue zone primarie di vita.
  10. Nel dibattere col direttore del Parco, lo zoologo Paolo Forconi sostiene molte tesi condivisibili, specie quando anche lui smentisce molte posizioni assunte da Sammarone, (ad esempio sulla famosa ferita al collo di Juan Carrito) o quando rivela fatti che, pur in argomento, non sono stati citati (come il caso dell’occhio ferito di Juan Carrito). Peccato che poi anche Forcone si contraddica, forse spinto dalle sue idee di ecologista privo di radici rurali, quando da una parte riconosce che gli orsi scendono al Fucino alla ricerca di campi coltivati a mais, grano e carote in quanto non li trova più nella core area del suo habitat, e dall’altra porta avanti l’idea di far aumentare gli alimenti naturali anziché riportare l’orso all’antico rapporto col mondo rurale (che vuole anche dire campi di mais!); al massimo proponendo piantagioni di alberi da frutta, che sono solo un aspetto del problema, e non certo quello più importante visto che il Parco è ancora pieno di alberi di mele e pere, domestici e selvatici. Purtroppo, prevale sempre l’idea dell’ecologista da manuale per cui gli orsi devono vivere come nella wilderness – che è il sogno teorico di tanti naturalisti! – evitando così di danneggiare le coltivazioni e gli armenti dell’uomo (cosa che oggi non succede neppure più nel selvaggio Yellowstone!). Ma, purtroppo, in Abruzzo e in Italia, questa è mera utopia.

Commento finale. Se fossimo un Paese serio (dove molte scelte riguardanti la gestione delle aree protette – patrimoni appartenenti a tutta la collettività – viene sottoposta ai commenti dei cittadini interessati prima di essere prese!), non sarebbe scorretto – ed anzi dovrebbe essere doveroso! – se tutto quanto riportato dal sito Abruzzo Speciali.it e quanto qui commentato fosse portato all’attenzione delle autorità che dovranno scegliere, tra una terna di candidati, uno dei quali è, appunto, l’attuale Direttore Luciano Sammarone, un nuovo Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo per il prossimo quinquennio. Oggi si tratta di salvare l’orso marsicano, non posti di potere e di lavoro!   

Murialdo, 28 Luglio 2024                                                   Franco Zunino

                                                                                   Segretario Generale AIW

                                                          (primo ricercatore sul campo dell’Orso marsicano)