Nelle parole del neo-rieletto Direttore del Parco d’Abruzzo
Riflessioni su un’intervista fatta al Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Colonnello dei Carabinieri-Forestali Luciano Sammarone recentemente riconfermato per cinque anni nella sua carica, apparsa su di un sito Internet di Capracotta (Isernia), suo paese nativo: Letteratura Capracottese del 25 dicembre scorso, curata da Cesira Donatelli.
Riflessione generale. Il pezzo del suo complesso sembra far riviere i fausti similari che negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso resero famoso Franco Tassi, all’epoca della, come fu definito quel periodo, “rinascita del Parco d’Abruzzo” dopo i decenni di abbandono del dopoguerra. Un’incensazione del personaggio che poi sappiamo come finì! O almeno lo sanno quelli che vissero quei tempi. Ma, essendo in un paese democratico e dove la libertà di pensiero e di parola non sono negate, per cui oltre che a leggerei lettori possono anche riflettere, ragionare e dire la propria, di questa intervista vediamo alcuni spunti degni di essere citati e commentati.
«In tutti questi anni il Parco ha affrontato e vinto molte battaglie, si pensi alla storia della Cicerana, oppure la battaglia degli anni Settanta per scongiurare un impianto scioviario sopra al Monte Marsicano, si pensi, altresì, alla realizzazione di un impianto sciistico, secondo alcuni mai tramontato, che da Passo Godi dovrebbe raggiungere l’Aremogna. Il tempo comporta ed importa cambiamenti e sfide, che necessitano di una pronuncia legislativa adeguata. Queste sono battaglie iconiche, se ne potrebbero elencare di minori e di quotidiane.»
Innanzi bisogna dire che tutte le battaglie citate non le ha vita il Colonnello Sammarone, ma, caso mai, per verità storica, l’allora direttore Franco Tassi. Poi c’è anche da dire che la “storica battaglia della Cicerana” è stata una mezza vittoria, con strascichi dannosi alla natura del Parco e finanche all’orso marsicana, queste sì da addebitare alla gestione del Colonnello Sammarone. Innanzi tutto va detto che le famigerate villette speculative (oggi si definirebbero “ecomostri”!) non furono tutte abbattute (sebbene vada considerato un successo l’abbattimento di 29 su 31, e una delle due “graziate”, lo fu solo in seguito). Conseguenza che ha poi visto una di esse, ovvero proprio quella che avrebbe dovuto essere la prima da abbattersi per il suo impatto paesaggistico – come consigliò un guardiaparco chiamato a darne un parere – e che invece, forse proprio perché era sì impattante, ma era anche “carina” e più in buono stato di altre, la si volle salvare per adattarla ad uso delle autorità del Parco stesso! Villetta che è poi finita per trasformarsi un una specie di rifugio-ristorante che, con l’etichetta di “ecologico”, oggi è ancora lì ad impattare a danno del panorama della vicinissima foresta vetusta del Moricento e della sua zona di rifugio per gli orsi. E questo anche per “merito” di Sammarone, che non ha mai voluto riconoscere che quella presenza andrebbe impedita, pur nel rispetto di tutti gli eventuali diritti nel frattempo acquisti da chi la ha ottenuta ingestione (ad esempio, proprio per eliminare detto impatto, trasferendo i gestori all’annoso rifugio in abbandono del Paso del Diavolo lungo la strada statale che è via d’ingresso al Parco, non propriamente lontano da quella località). Per cui si resta in attesa che un futuro saggio dirigente decida per un suo abbattimento per il bene dell’orso, della foresta vetusta e del suo paesaggio.
«Riferendoci agli orsi possiamo sostenere che vi è qualche unità in più, siamo lontani dalla mattanza degli anni Ottanta, che si caratterizzò per innumerevoli episodi di bracconaggio. Per l’anno venturo, infatti, con l’ausilio di una stima su base genetica, verosimilmente possiamo aspettarci un incremento positivo delle unità. Tutto sulla scorta di un progetto scientifico e di ricerca.»
Certo che “siamo lontani dalla mattanza” citata, ma non perché si fosse caratterizzata per “innumerevoli episodi di bracconaggio”. Gli episodi furono… uno solo, e neppure rivolto agli orsi, bensì ai cinghiali, e gli orsi (due) ne furono solo le vittime involontarie (caddero in lacci per cinghiali). La mattanza ci fu, ma per ragioni tutte legate allo sbandamento della popolazione, sbandamento che non è mai cessato ed esiste ancora oggi sotto la gestione Sammarone, sbandamento mai frenato o cercato di impedirlo, con mortalità quasi sempre mai veramente voluta ma piuttosto accidentale. In quanto al fatto che in base alla “stima su base genetica” gli orsi stiano aumentando di numero, fino a prova contraria oggi è solo una speranza. Ma non solo, non si capisce come una “base genetica” possa influire sulla riproduzione, visto che per riprodursi agli animali non serve la genetica, ma femmine fertili e che si accoppino e poi partoriscano cuccioli! E non è pensabile che studi e ricerche influiscano su questi aspetti numerici e fisiologici (le femmine o ci sono o non ci sono!)…
«L’orso si sta allargando verso nuove aree protette, si veda la riserva Regionale del Genzana, il Parco Sirente-Velino e il Parco Nazionale della Maiella, tutte sinergie su cui si deve investire e lavorare senza sosta.»
Vero che l’orso si sta “allargando verso nuove aree”. Ma lo sta facendo disertando le aree e le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, dal quale è da decenni che sta fuggendo, cosa peraltro ancora di recente dimostrata e confermata dalla stesso Parco con la segnalazione di presenze di femmine partorienti spostatesi quasi tutte fuori dall’area protetta. Fenomeno per contrastare il quale proprio Sammarone non ha mai fatto nulla di concreto, ed è anzi addirittura giunto a sostenere che infondo gli orsi stanno meglio fuori dal Parco!
«Gli orsi confidenti sono lo scotto, se vogliamo, della maggiore consapevolezza. I nostri nonni non davano ad un orso che, si avvicinava in paese, il tempo di divenire confidente, lo ammazzavano. L’orso diviene confidente a seguito dell’accettazione da parte di tutti. Gli orsi non arrivano nei paesi perché hanno fame, arrivano perché hanno trovato un modo più facile per superare la concorrenza con animali più forti, il cassonetto e i tanti rifiuti che oggi si trovano nei centri abitati sono mezzo e strumento più facile per placare la fame.»
Non è assolutamente vero che “i nostri nonni” l’orso “lo ammazzavano” se si avvicinava ai paesi. È questa una narrazione offensiva per la gente d’Abruzzo, che l’orso ha sempre amato e rispettato finanche dandogli dei nomignoli vezzeggiativi e non già offensivi o denigranti come nel resto del mondo. Difficile dire che non sia vero che gli orsi scendono nei paesi perché hanno fame, visto che vi scendono perché in montagna non trovano più quelle risorse alimentari che l’uomo un tempo gli procurava coltivando e allevando pecore! Era cibo che gli forniva l’uomo, e l’orso, non trovandolo più scende a cercarlo dove vive l’uomo e, non trovandolo più neanche lì, si accontenta di ogni altra cibo fornitogli dall’uomo. Semplice e logico, ma che non piace alla narrazione di Sammarone perché riporta al fatto che le autorità del Parco nulla hanno fatto negli ultimi decenni per fargli trovare in campagna, a loro cura, quelle cose che i contadini non hanno più motivazioni valide per coltivare o allevare (pratica, l’ultima, peraltro da anni boicottata dal parco stesso in quanto ritenuta motivo per tante uccisione di orsi, ma anche per ragioni biologiche che alle luce dei fatti si sono rivelati più negative che positive). Da notare come Sammarone prima neghi il fatto: “gli orsi non arrivano nel paese perché hanno fame”, per poi concludere che “i centri abitati sono mezzo e strumento più facile per placare la fame”! Due asserzioni che fanno a pugni l’un l’altra!
«Premesso che non ritengo la caccia uno sport e non posso pensare di ridurre tutto al semplicistico dibattito caccia sì, caccia no (….)Per salvare i cuccioli di Amarena si collaborò rinviando l’apertura della caccia nelle zone d’interesse.»
Che cosa c’entri la caccia con il Parco Nazionale, dove la caccia è proibita da oltre cinquant’anni (vi si cacciava fino agli anni ‘50, e vi si cacciò finanche l’orso e per organizzazione delle stese autorità del Parco – e che autorità!), Sammarone questo non ce lo dice. Evidentemente si è lasciato prendere la mano dal suo personale spirito anticaccia. In realtà non è storicamente mai stato dimostrato che durante la regolare e legittima attività di caccia nelle aree sterne al Parco, siano stati uccisi orsi marsicani: e, si ripete: STORICAMENTE MAI DIMOSTRATO!
«Si distingua lo sparare ad un animale cacciabile seppur a caccia chiusa, dallo sparare ad un orso.»
Qui Sammarone mistifica i fatti e offende la categoria dei cacciatori, perché con questa frase a questa categoria di cittadini fa pensare. E anche nei casi in cui qualcuno ha sparato ad un orso, non lo ha mai fatto in quanto cacciatore ma in quanto pastore di pecore e non certo per attività di caccia ancorché a caccia chiusa, bensì per rivalsa per danni subiti e spesso mai rimborsati dalla pubblica autorità o malamente rimborsati. La caccia in quanto attività sportiva non c’entra nulla.
«Il pastore da sempre ha avuto un rapporto di affetto e convivenza con la sua montagna. I vecchi pastori giravano con le “accettelle” per mantenere custodito il prato. I vaccari e i cavallari si dichiarano custodi della montagna, pur non avendo comportamenti di attenzione e “manutenzione” verso di essa. Su questo si deve investire, investimento che non può sostenere il Parco.»
Qui Sammarone dimentica di spiegare come mai, nonostante gli annosi proclami a che il Parco debba favorire e mantenere viva la pastorizia, anche e proprio per aiutare l’orso, su questo tema non abbia mai fatto nulla, ed anzi abbia spesso preso provvedimenti contrari alla pastorizia e finanche con provvedimenti che la rendono difficile da praticare, da cui lo scoramento verso il Parco di tutto il mondo rurale locale che non per nulla negli ultimi anni ha manifestato pubblicamente non poche volte per questo.
Il Colonnello Sammarone oggi ha davanti cinque anni di nuova amministrazione. Non possiamo che che augurarci che possa veramente intraprendere tutte quelle iniziative che dovrebbero finalmente portare alla soluzione delle problematiche nuove che possano portare a salvare l’orso marsicano e preservarci i valori le bellezze dello stesso Parco (che sono merito del Creatore e non dei dirigenti di un ente amministrativo!), cosicché un domani ad una futura intervista possa finalmente citare proprie vittorie, e non già quelle di un lontano passato i cui meriti da tempo appartengono ad altri (e ai quali bisognerebbe darle, anziché appropriarsene con infingimento).
Murialdo, 16 dicembre 2024
Franco Zunino
Segretario Generale AIW
(Primo studioso sul campo dell’Orso marsicano)
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Codice Fiscale AIW: 90003070662
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