Gli animali e la Natura in genere, si sa, o si dovrebbe sapere, non distinguono gli uomini in base al come sono vestiti (se in divisa o in borghese) o alle ragioni per cui frequentano i loro luoghi di vita, ma ne sono infastiditi comunque, e li distinguono e “giudicano” in base al fatto se sono presenti in quel luogo o meno e non solo in base al loro comportamento. Se un guardaparco calpesta una Scarpetta di Venere fa lo stesso danno di un turista. Se uno studioso disturba un orso nella sua tana gli arreca lo stesso disturbo di un turista. Se un gruppo di turisti che hanno pagato un ticket per osservare gli orsi o angoli di foreste “vetuste” per le autorità non arreca danni, non si capisce come lo possa arrecare un gruppo di turisti spontaneamente disciplinati che frequentino gli stessi luoghi con le stesse finalità solo perché privi di ticket.
I tre fotografi naturalisti che sono stati fermati e multati (?) o denunciati (?) perché sorpresi ad appostarsi per fotografare l’Orso marsicano, hanno arrecato più danni di quelli autorizzati dalle autorità, magari mediante pagamento di un ticket?
Le decine di persone che vengono accompagnate a visitare una foresta “vetusta” hanno forse fatto meno danno di quello che avrebbero fatto decine di persone che vi si fossero recati spontaneamente con stessa attenzione? Una “ciaspolata” invernale di decine e decine di persone nei pressi di tane di svernamento dell’Orso marsicano non arreca disturbo solo perché autorizzata? Una banda musicale portata suonare nei pressi delle tane degli orsi, avrebbe forse fatto meno danno solo perché autorizzata a farlo? Una costruzione abusiva poi accettata per forza di cose (o per scelta… scellerata!) non arreca più il danno ambientale e paesaggistico che aveva arrecato per decenni? Vi sono luoghi che dovrebbero essere “sacri” per tutti, comprese le autorità (criterio insito nella saggezza del Wilderness Act americano, che ha “sottratto” ai gestori dei Parchi Nazionali le aree wilderness, ponendosi dalla parte della Natura e prendendone le difese). Il problema è, caso mai, il fatto che in certi luoghi protetti bisogna: 1. non mandarci nessuno (neppure le guardie, in certi casi!); 2. se si stabilisce un numero chiuso deve essere veramente “chiuso”, nel senso di numeri molto limitati in base ad una corretta sopportabilità faunistica, ambientale e/o anche psicologica dei visitatori (gli americani l’hanno definita carrying capacity).
Ma non solo, alla base di questo “assalto” – libero o a pagamento – dei luoghi del Ramno alpino per osservare gli orsi marsicani c’è la responsabilità di chi ha reso noto al grande pubblico questo fenomeno “concentrativo” di orsi all’epoca della maturazione del Ramno; fatto tenuto quasi segreto per anni da altri studiosi, e invece poi diffuso, di fatto, a tutti, turisti compresi, per ego adulatorio scientifico o per finalità di business (leggasi ticket). Ora, c’è dai meravigliarsi se tre fotografi naturalisti, evidentemente amanti dell’orso e/o ego adulatori della fotografia, si sono recati in uno dei questi luoghi per cercare di fotografare l’animale? Come nei delitti o nel crollo di palazzi c’è a volte l’esecutore ma anche il mandante e/o lo scarso controllo tecnico, anche in queste infrazioni bisognerebbe chiedersi chi è il “mandante” o il mancato controllore, magari indiretti. E allora forse si capirà che sbagliano non solo gli amanti della natura che non rispettano i regolamenti, ma anche chi con la copertura di un diritto di ticket può permettersi di autorizzare e/o portare gente dove altrimenti sarebbe proibito farlo, e portarli anche in numero eccessivo a quanto la logica e il rispetto delle cose naturali giustificherebbe. Si ricorda come, tanto per fare due esempi spesso citati dalla scrivente Associazione, che quando gli orsi Grizzly nel Montana (USA) si concentrano in una zona e situazione alimentare similare al fenomeno del Ramno in Abruzzo, i nativi delle tribù Flathead e Kootenay (evidentemente grazie alla nota saggezza pellerossa) vi impediscono ogni forma di accesso all’area per rispetto al diritto alla quiete degli orsi. In quanto al numero chiuso, tanto per rispettare la Natura quanto lo stato psicologico dei visitatori (il godimento della stessa in uno stato di silenzio) in una grande Area Wilderness americana (ma è solo una delle tante dove vige la stessa regola) di 216.000 ettari il numero giornaliero complessivo di visitatori consentito è di 2.000 (massimo 12 persone per ogni gita). Nel Parco d’Abruzzo si consentono 20 o 50 visitatori in zone di riserva integrale dove facendo il debito confronto dovrebbero essere forse meno di 1 (uno)!
Infine, per concludere, ci si chiede: un “rifugio” che un tempo fu una villetta abusivamente costruita, è corretto che sia stato adattato a questa bisogna? Non sarebbe stato coerente provvedere al suo smantellamento come fu per tutte le altre villette abusive che si provvide ad abbattere? E tanto più oggi quel rifugio andrebbe smantellato, perché, sembra assurdo ma non lo è, esso arreca più danni all’ambiente e all’orso oggi con la sua funzione turistica di “rifugio” che non quando era semplicemente una villetta abusiva! Sono molti i casi di “ecomostri” abbattuti: oggi quella villetta già abusiva ed oggi “rifugio” turistico era e resta un ecomostro, ancorché ammodernato e benché siano stati premiati i suoi gestori per il come lo gestiscono (due cose assolutamente diverse: la sua esistenza ed il come viene utilizzato), sulla cui gestione di ristorazione eco-turistica dello stesso non si può certamente eccepire nulla: è infatti la sua esistenza, posizione geografica e finalità che in quel luogo non è ecologica! Certe opere abusive andrebbero smantellate proprio in quanto tali (in quanto il danno arrecato resta immutato), altrimenti si rischia di legalizzare l’abusivismo; ne più né meno del come si provvede a punire chiunque commetta un reato sebbene portato alla sbarra solo anni dopo il fatto. E se il luogo non è idoneo a svilupparvi attività turistiche per esigenze di conservazione del patrimonio naturale cui un’area protetta è tenuta ad adempiere, in quel luogo non vi si fanno realizzare opere, e si smantellano quelle esistenti, tanto più se realizzate abusivamente.
Murialdo, 18 Agosto 2019 Franco Zunino
Segretario Generale AIW