Fin da quando si è iniziato a diffondere in Italia la filosofia Wilderness ed il suo Concetto di conservazione, espresso nella concretizzazione delle Aree Wilderness, ci sono state opposizioni, contestazioni, polemiche, in merito a quello che è stata e continua ad essere ritenuta una interpretazione personale di Franco Zunino; cioè il fatto che questa filosofia non condanni l’attività venatoria, e che addirittura essa sia conciliabile con il vincolo di protezione delle Aree Wilderness. In realtà è proprio il fatto che le Aree Wilderness debbano essere chiuse alla caccia, una interpretazione tutta italiana, un desiderata dell’ambientalismo nostrano fatto prevalentemente di anticaccia e di animalisti, due posizioni che sono invece spesso in totale antitesi con lo stesso concetto di conservazione delle risorse naturali e della Natura in genere.
Nonostante questa opposizione, la corretta interpretazione delle Aree Wilderness aperte alla caccia (a meno che non siano interne a Parchi Nazionali o altre aree protette chiuse alla caccia), è accettata anche dalla stessa World Conservation Union (IUCN), massimo organismo mondiale sulla conservazione della natura, cui fanno capo tutti i governi, la quale le ha riconosciute – grazie ad un impegno di oltre dieci anni della The WILD Foundation (l’unica organizzazione mondiale sulla Wilderness) –, così quali oggi esse esistono e sono gestite in varie nazioni (dagli USA alla Nuova Zelanda alla Finlandia, per citare esempi sparsi nel globo), ovverosia aperte alla caccia e, nonostante ciò, poste ad un livello di impegno conservazionistico superiore a quello dei Parchi Nazional e, dal punto di vista della tutela ambientale, assimilabile alle Riserve Naturali Integrali: cioè al massimo livello previsto per le aree protette!
Nel 2000 venne pubblicato in questa pagina una moderna interpretazione delle Aree Wilderness, così come intese dagli ambientalisti americani più oltranzisti delle associazioni “Wild Earth” ed “Earth First!”, un interpretazione che non si discosta da quella intesa da Aldo Leopold nel 1924 quando fece designare la prima di queste Aree.
Si ritiene di ripubblicare questa interpretazione perché, come si suol dire, repetita iuvant. Ma anche per smentire le tante inesattezze ed interpretazioni che in Italia si dà del significato delle Aree Wilderness (e che se ne potrebbe dare in futuro!) e della posizione assunta in merito dall’Associazione Italiana per la Wilderness.
“Gli anti-ambientalisti, i gestori delle risorse naturali, gli scolari della postmoderna civiltà hanno confuso il significato della Wilderness. Anche molti conservazionisti non hanno ben chiaro il significato della legge sulla Wilderness ed il suo mandato. Nell’usare la designazione di Aree Wilderness quali pietre portanti di un sistema che preservi le zone selvagge, gli ambientalisti hanno bisogno di comprendere alcune cose basilari circa queste Aree.
Uno. Le Aree Wilderness non sono zone dalle quali escludere l’uomo. Una gran quantità di attività ricreative non motorizzate vi sono permesse, inclusa la caccia e la pesca. Tuttavia le Aree Wilderness non sono solamente delle aree di ricreazione. Nelle molte definizioni della Wilderness nella legge che la tutela, valori di ricerca ed ecologici sono entrambi preminenti e considerati compatibili.
Due. La legge sulla Wilderness prevede diversi criteri di gestione per le Aree Wilderness. Per esempio, non è richiesto che un’area debba essere inalterata o anche solo senza strade per essere designata quale Wilderness. La parola “inalterata”, che in fin dei conti significa “unitaria”, non compare nella legge. Tuttavia, dopo la designazione, non vi dovranno più essere consentite strade permanenti o mezzi meccanizzati.
Tre. La designazione di un’Area come Wilderness non ne impedisce la sua futura gestione per restaurarvi condizioni naturali ed ecologiche, come la reintroduzione di specie estinte, il ripristino degli incendi naturali, il controllo delle specie esotiche, le ricostituzioni ecologiche quali i rimboschimenti (…) lo smantellamento di strade e la rimozione di strutture od usi non conformi (…)”.
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