In merito al recente incidente automobilistico che ha coinvolto un branco di cinghiali e provocato un morto.
Oggi in Italia sono quattro le specie animali che creano problemi o fatto morti (quello dei cinghiali dell’altro giorno non è il primo caso, anche se spesso la stampa – quasi tutta filo animalista – ha sempre relegato le notizie in cronaca locale!) e che altri ne faranno ancora: cinghiali, cervi, caprioli e, – perché lasciarli fuori dalla lista? – lupi. Tutte specie in grande accrescimento numerico proprio perché, in un modo o nell’altro, favorite dall’uomo. Quindi è l’uomo che deve provvedere a contingentarle se vuole evitare, da un lato altri morti e dall’altro di pagare milioni di euro di danni (ne sanno qualcosa gli agricoltori e gli allevatori!). Purtroppo per gli animalisti, è proprio riducendo il numero di questi animali che li si protegge in quanto specie e in quanto popolazioni animali con diritto di continuare a vivere nei nostri boschi e nelle nostre montagne. Se non l’odio, almeno l’insofferenza, verso questi animali non lo si evita proteggendoli irragionevolmente, ma limitando il loro numero alla capacità di sopportazione ambientale; un equilibrio che l’uomo ha rotto e che l’uomo deve artificialmente ricreare e/o mantenere.
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