IL VIETNAM E IL MITO DELL’ECOTURISMO

COSI’ SE NE SCRIVE IN ORYX, MAGAZINE DELLA FAUNA & FLORA INTERNATIONAL

«La facilità delle comunicazioni, gli scambi globali di informazioni ed una rete internazionale di trasporti, stanno facilitando sempre più il turismo, ed anche le destinazioni più remote diventano di facile raggiungimento, così i globetrotter del turismo zigzagano ovunque alla ricerca di luoghi poco conosciuti. Molti vanno alla ricerca dei mondi esotici naturali che essi sognano in terre straniere: selvagge foreste con tigri ed elefanti. Molti di essi si autodefiniscono “ecoturisti”, ma pochi, se non nessuno, lo sono veramente. L’ecoturismo sostiene attivamente progetti di conservazione e contribuisce al benessere della gente locale. Molti turisti che visitano il Vietnam hanno però ben poco a che fare con questo intento. In Vietnam, e forse in molti altri paesi del mondo, la parola “turismo” è associata con la natura, e quasi sempre viene preceduta dal prefisso “eco”. Il più grande e nuovo albergo del Vietnam, ad esempio, un cinque stelle del valore di 30 milioni di dollari con 500 posti letto, costruito in una delle 29 più belle baie del mondo, senza alcuna apparente ironia è definito una “accoglienza alberghiera eco-turistica”. La parola ecoturismo è un potente slogan di mercato.»
L’ecoturismo è la più diretta minaccia alla più rara specie di scimmia del mondo, il Langur dalla testa dorata dell’Isola Cat Ba. «L’ecoturismo ha una doppia faccia; può rappresentare una forma di sviluppo sostenibile nelle periferie delle aree protette, ma può causare dei danni irreparabili se lo stesso sviluppo avviene nell’ambito dei Parchi. ». In Italia si ritiene ancora che l’ecoturismo e lo sviluppo sostenibile abbiano una sola faccia; e così l’Orso d’Abruzzo corre veloce verso il baratro della sua estinzione!