PARCHI NAZIONALI VENDUTI ALLA POLITICA!

DAL POLLINO …

40 anni fa, per la prima volta mettevo piede in un Parco nazionale. Ero in Abruzzo. Sembra ieri, la Camosciara, Val Fondillo, Forca d’Acero. È stato amore per sempre.

Quando nel 1993 fu istituito quello del Pollino non mi vergogno a dirlo: ho pianto!

Vedevo nella sua istituzione come un baluardo, guardavo in televisione i Direttori con referenza. Invidiavo i guardiaparco. Erano il mio mondo. Questo, ieri. Oggi quello che ho visto nel Parco del Pollino mi lascia sbigottito. Sul torrente Sarmento di Noepoli (Potenza), uno sbancamento del diametro di 150 metri ha cancellato tutto. A Sanseverino Lucano una gigantesca giostra da luna park, posizionata a 1.500 metri di quota con 12 braccia per ammirare in un sol colpo le cime del Pollino e dall’altra la valle del Sinni. L’impatto visivo è devastante. Visibile a chilometri. A Latronico si è scavato un buco di 45 metri di lunghezza. Qui “i visitatori sono invitati ad entrare e a guardare attraverso una feritoia, sentendosi parte integrante della natura”. Ma l’opera summa di Arte Pollino saranno le “uova di pietra” che verranno collocate a Pietra Capavola, Case del conte – Terranova di Pollino. Quest’ultimo “capolavoro artistico” colpirà come un giavellotto il cuore del Pollino Lucano. Tutto questo in un Parco Nazionale, con l’avvallo di gente alla sua dirigenza che fino a ieri consideravo amici, che guardavo come persone appassionate come me di boschi, valli, picchi inviolati, solo più competenti, più capaci: delle leggende da imitare.

Mi sbagliavo.

Il Parco è visto da costoro non come un bene prezioso, uno scrigno di biodiversità da tramandare alle generazioni future ma solo come business. Queste mostruosità vengono spacciate per opere di arte moderna. L’unico commento potrebbe essere quello usato da Paolo Villaggio nel film “Fantozzi” dopo la proiezione del capolavoro del regista Ejzenstejn “la Corazzata Potemkin”.

Achille Cristiani

ex Delegato LIPU Sezione di Salerno

oggi Consigliere nazionale dell’AIW

… AL GRAN PARADISO

“… quanto alla conservazione dell’Orso bruno marsicano è evidente, visti i risultati, che non si è fatto abbastanza. In particolare penso anch’io che l’eccessivo numero di umani (turisti) nell’habitat possa essere una delle maggiori cause della scomparsa di questa e di altre specie (penso al Gallo cedrone nelle Alpi e persino al Picchio dal becco d’avorio in Luisiana). Riconosco però che alcune iniziative propagandistiche per l’Orso, specialmente le prime e le più popolari, erano utili, anzi inevitabili. Inoltre, non mi sembra che l’ampliamento del parco fosse alternativo a iniziative di conservazione: l’uno non escludeva le altre e viceversa.

“È noto che in tutto il mondo le aree protette sono soggette a forti pressioni turistiche, quindi economiche, favorite sia da autorità locali e statali, sia da opinione pubblica e stampa. Per esempio, la Val d’Aosta ha da poco stanziato 2.300.000 euro per segnalare, valorizzare e integrare nello sviluppo economico locale la sua decina di riserve naturali e la sua trentina di SIC e ZPS (di cui buona parte si proteggevano da sé, perché neglette). C’è da chiedersi: come gestiranno questi beni naturali, piccoli e non spettacolari, persone che – absit iniuria verbis – hanno sempre lottato, loro e i loro padri, per difendersi dalla natura e non per conservarla? …

“Anche nel PNGP i soldi pubblici e privati si spendono quasi solo in opere edilizie, anche se talvolta ispirate all’educazione. Un esempio? Da un anno il PNGP ha sconsideratamente affidato tutti i suoi centri-visita valdostani a un ente provinciale (si presume per scarsità di soldi). Questo ha fra l’altro costruito un centro, che a Cogne mancava. Oggi la definizione di Area Protetta che campeggia all’ingresso del centro è la seguente:

“Un’area protetta è un territorio in continua evoluzione, che l’uomo modifica in positivo e in negativo. È anche un importante fonte di dati che consentono di misurare l’evoluzione del territorio, la sua complessità e dinamicità. La gestione di un parco consiste nell’armonizzare la conoscenza dei dati con l’uso attento delle risorse. La gestione di un territorio protetto è la risposta alla complessità, in quanto la protezione delle risorse naturali è legata agli effetti delle trasformazioni del territorio.”

“Ecco, confrontiamo questa definizione di Parco Nazionale con quella autorevole dell’IUCN:

“È un’area naturale di terra o di mare destinata a: a) proteggere l’integrità ecologica di uno o più ecosistemi per la presente e le future generazioni; b) escludere lo sfruttamento o l’occupazione umana contrarie agli scopi della destinazione dell’area; c) provvedere un insieme di misure per il profitto spirituale, scientifico, educativo e ricreativo dei visitatori, misure che devono essere tutte compatibili ambientalmente e culturalmente.

“Qui dentro c’è la filosofia o almeno la cultura e l’esperienza concreta mondiale delle aree protette, da Yellowstone ad oggi. Certo, in forma schematica e forse riduttiva, ma non utopistica né irraggiungibile. E quelli di Cogne che fanno? Buttano via tutto ciò e scrivono delle astrusità che nessuno capisce! Come se il direttore di un museo distribuisse solo pieghevoli con le dimensioni dei quadri. Posso sbagliarmi, ma io vedo due spiegazioni. O quelli sono grossolani, magari in buona fede, ma incolti di storia, filosofia e natura. Oppure non lo sono poi tanto, ma hanno voluto dare al soggetto “area protetta” una loro interpretazione (probabilmente quella, dicevo, di chi ha sempre lottato per sopravvivere alle difficoltà naturali). Propendo per quest’ultima ipotesi, perché quasi tutto il centro-visita è dedicato al monitoraggio di una frana nel Comune, che con la conservazione non c’entra niente.

È chiara comunque la grave responsabilità dell’Ente PNGP, che ha abdicato al suo dovere più facile (punto C dell’IUCN), ed a ciò che il buon senso e la cultura internazionale prescrivono. Come se un prete smettesse di predicare il Vangelo e parlasse, che so, di lavori pubblici.”

Francesco Framarin
ex Direttore del Parco Nazionale Gran Paradiso

EDITORIALE. Ecco, a chi ha coniato quella su riportata definizione di Parco Nazionale andrebbe dato il premio per l’astrusità. Un contorcimento letterario per non dire nulla o, peggio, per giustificare l’imperversare dell’uomo là dove l’uomo dovrebbe stare fuori il più possibile affinché tutto sia possibile, anche la distruzione di un Parco Nazionale!

È infatti così che i Parchi Nazionali si stanno sempre più trasformando da aree per la conservazione della Natura in industrie del turismo e per lo sviluppo del territorio. Se il movimento ambientalista non prenderà provvedimenti, facendosi seriamente garante e critico di queste forme di gestione anziché affiancarle come da troppo tempo sta facendo dopo le epiche battaglie del secolo scorso per difenderli e per farli aumentare di numero, i nostri Parchi Nazionali diverranno sempre più delle mere espressioni geografiche, macchie verdi sulla carta per ingannare ed attrarre il turismo mondiale; mentre nel resto del mondo queste istituzioni si stanno facendo sempre più serie, sempre più protette, sempre più sottratte alla logica del profitto e dello sviluppo. Una logica che ha “infettato” tutti i nostri Parchi Nazionali e Regionali, e che già mira ad estendersi ai sempre nuovi Parchi, per assurdo oggi proposti più dai politici che dagli ambientalisti!