1. Il colmo dell’Italia e dei media! Ora in Trentino si è infine deciso di abbattere gli orsi resisi pericolosi per l’incolumità umana (al solito ci è dovuto scappare il morto!), e i media che fanno? Intervistano quegli stessi organismi e quelle stesse persone che si sono sempre opposte agli abbattimenti negli anni passati. Le quali con la stessa prosopopea con cui sostenevano che non era il caso di provvedere agli abbattimenti, ora sostengono che sì, quegli orsi si possono e devono abbattere per evitare altri fatti simili! Gli stessi che sui lupi hanno sempre tenuto una posizione similare! E c’è da immaginare che quando anche in Italia i lupi faranno notizia come già la fecero in Grecia, Israele, Russia, Iran e Polonia per fatti altrettanto cruenti a danno di persone, sempre gli stessi organismi e le stesse persone saranno intervistate così da fargli narrare la nuova versione adattata ai nuovi fatti, ovvero ci verranno a dire, come oggi lo dicono dell’orso trentino-sloveno, che effettivamente gli orsi sono troppi e che è il caso di ridurne il numero! Ma non solo, verranno a narrarci quelle verità che per anni loro stesi hanno contribuito a tenerci nascoste! E, così come in Trentino oggi ci dicono che gli orsi non più 100 sono, ma 120, dei lupi ci diranno che non più 3.300 sono ma ben oltre o 5.000/10.000! Viva l’Italia! Viva i nostri media, sempre ben allineati e protetti! In quanto all’orso sloveno del Trentino, incolpevole omicida, sarà bene che le autorità si sbrighino ad abbatterlo, perché la probabilità che qualche altro incauto turista faccia la stessa fine del povero Andrea Papi non è solo alto, è MOLTO ALTA!
  2. Ancora una vittoria del movimento Wilderness americano, ed una sconfitta della politica dell’ex Presidente Trump (il più feroce antagonista della conservazione degli stati di wilderness che mai l’America abbia portato alla Presidenza da quando la conservazione della natura è entrata nella cultura americana)! Si tratta dell’annosa vertenza per realizzare una strada al servizio di un villaggio di eschimesi oggi raggiungibile solo per via mare; strada che dovrebbe avere lo scopo di facilitare il commercio dei loro prodotti della pesca (che peraltro oggi già commercializzano senza alcun problema mediante trasporti marittimi). In pratica, la strada attraverserebbe un’Area Wilderness denominata Izembek, e per poterla realizzare l’amministrazione Trump aveva creduto di trovare la soluzione con uno scambio di terreni tra quelli federali dell’Area Wilderness e quelli appartenenti allo Stato dell’Alaska, così da potervi costruire una strada, mentre in cambio altri terreni sarebbero stati sottoposti a protezione come Rifugio Faunistico Nazionale. Una vertenza che dura fin dal 1980, quando, sotto vari amministrazioni federali, si provò ad ottenere il permesso di realizzare la strada scavalcando il vincolo di assoluta inedificabilità del Wilderness Act, cosa sempre arenatisi proprio a causa della severità di questa legge. Con l’amministrazione permissivista di Trump, la cosa si era rinfocolata e i nativi e lo Stato dell’Alaska speravano di superare l’impasse. Purtroppo, dopo varie sentenze, a volte a favore e a volte contro, anche il periodo dell’amministrazione Trump è passato senza che si giungesse ad una soluzione. Con l’arrivo di Biden si era sperato che la nuova amministrazione ritirasse la richiesta di scambio di terreni, cosa che avrebbe messo un punto fermo e definitivo alla questione. Purtroppo ciò non è avvenuto, forse su pressione dei nativi forti di un Ministro nativo (Debra Haaland, della stirpe Zuni), per cui la causa aveva ripreso vigore. Ora, dopo varie pressioni del mondo ambientalista e Wilderness, finalmente la Haaland ha infine deciso il ritiro della richiesta avanzata dall’amministrazione Trump. Solo che anche quella di oggi si è trasformata ancora una volta in una vittoria a metà, in quanto il sistema legislativo americano ha pesi e contrappesi che noi ce li sogniamo (pur con la “più bella Costituzione del mondo)! Infatti, anche se il Ministro dell’Ambiente ha infine ritirato il suo assenso allo scambio dei terreni (con ciò, bloccando l’iter giudiziario che avrebbe potuto portare all’autorizzazione di questo accordo), i giudici (favorevoli a Trump!) potrebbero non accettarlo, perché la legge dà loro facoltà di non accogliere la suddetta richiesta, e continuare a portare avanti l’istanza dei popoli locali che vorrebbero la strada. Sarà difficile che questo possa avvenire, ma fino a quando non ci sarà la definitiva pronuncia dei giudici c’è sempre da temere; sebbene la proposta/soluzione di Trump si fosse basata su una distorta interpretazione di legge di cui sicuramente i giudici non potranno evitare di tenere conto e, quindi, anche in caso di decisione favorevole allo scambio di terreni, questa si presterebbe ad un nuovo ricorso del movimento per la Wilderness. In pratica, era stato con una “furbata” che l’amministrazione Trump aveva cercato di far realizzare la controversa strada; ovvero, si era appellata ad un Titolo della legge che, approvata da Presidente Carter nel 1980 (grazie alla quale erano stati vincolati quasi 40 milioni di ettari dell’Alaska, tra nuovi Parchi Nazionali, Rifugi Faunistici Nazionali, Monumenti Nazionali ed Aree Wilderness, ma anche stabiliva quali territori assegnare ai popoli nativi e quali allo Stato dell’Alaska), prevede che in caso di necessità si potevano fare degli scambi di terreni tra le aree vincolate e i terreni statali. Solo che la legge conteneva anche un altro Titolo, il quale stabilisce che quanto previsto dal precedente, non poteva valere per i territori designati in Area Wilderness; per i quali valeva l’intoccabilità stabilita dal Wilderness Act del 1964! In pratica, un Titolo che l’amministrazione Trump aveva cercato di ignorare, sperando di ingannare i giudici: evidentemente, un modo di fare usuale alla luce dei tanti fatti che si è scoperto aver non poco inguaiato Trump a causa della sua arroganza e pretesa di stare al di sopra della legge! Quindi, aspettiamo l’atto definitivo di questa annosissima vicenda, le cui origini risalgono, appunto, al 1980 e alla legge firmata da Carter.
  3. In un Italia sempre meno selvaggia, dove i tagli delle foreste non subiscono freni, neppure nelle aree protette; e così la costruzione di strade, piste ciclabili per mountain bike, centrali eoliche, addomesticamenti del territorio di ogni tipo per assoggettarlo al turismo, di cui nessuno si occupa, gli animalisti/naturalisti si danno da fare a reintrodurre animali ovunque. Ora è partita la mania del Castoro: reintrodotto ovunque senza un minimo di studio preparativo, analisi dei territori, se protetti o meno, se gli alberi di cui si cibano sono pubblici o privati (tanto non pagano mai loro, quasi sempre gente di città!). Ecco, questo è un metodo antidemocratico prima di essere operazione, come in qualche caso è, in violazione di leggi. E invece che si fa? Si esortano le autorità a non fare nulla, ad accettare il fatto compiuto, ed anzi si citando le leggi e direttive che verrebbero violate se l’autorità dovesse mai intervenire! Come se rimediare un fatto illegale fosse… illegale! E contro chi ha violato le leggi per effettuare le liberazioni? Nulla, anzi certamente lodi non ufficiali! Purtroppo per loro non è così che si dovrebbe operare il rewilding, anche se in Europa questa è la pratica. L’America ha insegnato, insegna ancora, che queste cose si fanno nel rispetto delle leggi, e dei diritti dei cittadini proprietari dei suoli. E magari dopo anni di studi e programmi. Soprattutto ha insegnato e insegna che prima si salvaguarda l’ambiente ed il territorio, e solo dopo li si riempiono di animali selvatici. Da noi si è iniziato con un lupo qualsiasi pur di avere il lupo (sulle Alpi) e si sta proseguendo con ogni altra specie. Un giorno libereranno anche i bisonti, e pretenderanno che il popolo (gli individui che lo formano e che subiscono gli aspetti negativi di queste reintroduzioni, ovviamente!) li accetti e che paghi per mantenerli! In pratica, stanno creando tanti zoo all’aria aperta, e questo lo chiamano rewilding! In America, che sono un poco più seri, a partire dai popoli nativi, si ricreano prima gli habitat acquistando terreni e smantellando strade, e questo la chiamano restoration. Noi ci accontentiamo di avere le città piene di cinghiali e di lupi e, presto, di castori! Arriveranno a costruire per loro tane artificiali. Magari anche pareti artificiali in cui fare nidificare avvoltoi e rapaci di ogni specie: natural-materialismo! Dove, non il vivere del mondo naturale, magari più povero di specie, ma più vero, ma un mondo disneyanamente addomesticato. Visitano le aree protette come visiterebbero dei musei: senza mai vivere veramente il mondo della natura. Trasformano il mondo reale in mondo virtuale. Quindi, che le autorità provvedano pure all’eliminazione di questi animali reintrodotti, se la loro reintroduzione arreca danni e qualcuno li lamenta: vorrà dire che quelli non erano habitat idonei a accoglierli nuovamente. Questi anonimi reintroduttori operano come rivoluzionari, con lo stesso metodo con cui pretendevano di imporre la forma di sistema sociale per loro più giusta, usando le armi e ammazzando la gente. Per questo, queste reintroduzioni arbitrarie sono più una violenza alla democrazia prima che un rewilding, e a volte anche un danno ambientale! Prima li liberano e poi li scoprono! Ridicolo poi, la pretesa di averne “scoperto” la presenza, come se la presenza del castoro fosse sfuggita per centinaia o migliaia di anni! E i media boccaloni che riportano la notizia: co….ni! Evidentemente ha fatto storia la liberazione delle linci in centro Italia ormai quasi trent’anni or sono (specie oggi nuovamente… “estinta” proprio perché reintroduzione malamente operata)!
  4. Ancora una notizia che farà arricciare il naso agli ambientalisti antiamericani di cui è piena l’Italia (per ragioni più politiche che ambientaliste!), ma che invece dovrebbe farci esultare tutti, o almeno i veri amanti della natura selvaggia (che non significa tanto impedire la caccia, quando salvaguardare i territori selvaggi dove vive la fauna, ancorché sottoposta a pratica di caccia – che in America chiamano di outdoor, mentre da noi (bravissimi mistificatori!) con questa parola intendiamo solo la pratica delle mountain bike: perché creatrice di business!). La notizia è che in un’Area Wilderness del Montana dove esiste una diga che cento anni or sono ampliò un lago naturale per ragioni idriche al servizio della città di Missoula – che ne ha la proprietà – e che la comunità della città ha deciso di fare abbattere, in quanto ormai obsoleta, e di ripristinare l’antico stato dei luoghi. Una pratica di restoration che noi ce la sogniamo! Ma il colmo della serietà del vincolo Wilderness lo si raggiuge apprendendo che per questo smantellamento si vorrebbero utilizzare mezzi meccanici, che in teoria la municipalità sarebbe autorizzata ad utilizzare, se non fosse che… per farlo dovrebbero transitare in settori di terreni che non gli appartengono e che, essendo vincolati come Wilderness, sono per legge inaccessibili a tali mezzi (volo di elicotteri compresi)! Ecco, quindi, il problema postosi che ora si sta dibattendo con una pubblica consultazione, in quanto il Servizio Forestale che possiede i terreni sarebbe disponibile a chiudere un occhio, se non fosse che… trattandosi di un caso “pilota” si verrebbe a creare un precedente, in quanto nella stessa Area Wilderness esistono altri laghetti allo stesso modo ampliati per ragioni idriche e che in futuro si prevede già la possibilità di un loro smantellamento e ripristino del precedente stato di wilderness! Ecco che i cittadini sono stati chiamati a dare un loro parere, parere che presumibilmente sarà negativo, per cui la municipalità di Missoula dovrà rassegnarsi a fare smantellare la diga utilizzando uomini a piedi e cavalli per il trasporto dei mezzi necessari. Ecco, questa è l’America great che Trump voleva e vorrebbe smantellare con la scusa di make the America great again!

Murialdo, 8 Aprile 2023

Franco Zunino
Segretario Generale AIW

8 aprile 2023

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