Orsi. La notte scorsa, a San Benedetto, paese della Marsica fucense, dove di foreste e montagne non ne esistono più da centinaia di anni, hanno sparato e ucciso l’orsa “Amarena”, la mamma di Juan Carrito e di tanti altri orsi da lei educati non più alla vita nel mondo selvaggio, ma alle piazze e vie dei paesi ad elemosinare come barboni nei cassetti delle immondizie, nei pollai, nelle conigliere e nelle stalle. Ora ancora e di nuovo lacrime di coccodrillo! Ora quelli che stanno piangendo si scateneranno contro l’uccisore, un cittadino che eccedendo per rabbia ed ira ha deciso di difendere i propri interessi, sparando: un atto riprovevole che non andrebbe mai fatto, né verso un animale né tanto meno verso le persone. Ma che in questo strano nostro Paese succede sempre più spesso, dove il cittadino si vede costretto a prendere quei provvedimenti che non prendono le autorità. Autorità a tutti i livelli, che siano di destra o di sinistra, che nel caso degli orsi e dei lupi, sono succube degli animalisti: perché sono tanti e votano sia a destra che a sinistra! Così l’orso marsicano in quanto specie animale ha perduto un’altra fattrice! E la colpa la daranno alla persona colpevole di aver sparato, perché non ce n’era alcun bisogno, visto che Amarena, come già Juan Carrito e come gli ormai tanti individui e di orsi marsicani a spasso per i paesi d’Abruzzo, “non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo”, come dicono le autorità, mistificando i fatti per coprire i loro errori o mancanze. E, al solito, nessuno vorrà andare alla VERA RADICE del problema, e che già portò alla morte Juan Carrito: FAME! Ecco, sul quel banco degli imputati, ancora una volta sarà seduto il colpevole, ma non i “mandanti” indiretti! Sarà punito, condannato, dovrà pagare danni ingenti, forse anche agli stessi animalisti che si costituiranno parte civile – danni che mai sono riconosciuti “ingenti” (100% reale) quando a subirli non è la “società” ma il singolo cittadino! Poi tutto proseguirà come prima, gli altri orsi, forse anche i figli di Amarena, proseguiranno a frequentare strade e piazze, cassonetti, pollai, conigliere e stalle di paese. E nessuno vorrà chiedersi PERCHÉ, quel perché che porterebbe alla RADICE DEL PROBLEMA e ai veri responsabili, se non altro per mancato intervento e, cosa assai più grave, NONOSTANTE GLI AVVISI E LE PROPOSTE sul cosa da decenni si doveva fare per evitare che l’Orso marsicano lasciasse le sue foreste e montagne: coltivazioni a perdere (e “Recinti Finamore”!), sostegno alla pastorizia ovina, blocco al turismo escursionistico nelle aree più delicate, chiusura e smantellamento dei rifugi con effetti impattanti sulla loro vita, abbattimenti casuali di cervi e cinghiali a scopo alimentare per orsi e lupi. Invece, dovremo assistere allo scandalismo mediatico, alle raccolte fondi pro orso marsicano, a nuovi studi, ricerche, catture e monitoraggi, a nuove richieste di ampliamento dei Parchi. Ecco, almeno “Amarena” non avrà più bisogno di essere monitorata: sapremo tutti dove sarà stata messa la sua carcassa! Almeno “Amarena” non produrrà più altri cuccioli da educare alle piazze e alle strade dei paesi. E non sarà una vittoria! Ma sarà considerata tale, questa sì, la condanna che verrà inflitta al cittadino di San Benedetto per aver difeso le sue proprietà (cittadino che magari è anche una brava e tranquilla persona, solo esasperata come lo sono i tanti abruzzesi che in questi ultimi anni si sono visti gli orsi entrare nei loro pollai, stalle e finanche case)! E sarà una vittoria di Pirro per tutti, dagli ambientalisti, alle autorità, alla popolazione dell’orso marsicano!
Lupi. Luigi Boitani, al solito, si auto-smentisce! Non è la prima volta che gli succede. E, purtroppo per lui, sono cose che capitano quando non si raccontano i fatti per quello che realmente sono, o ci si fa condizionare dalle proprie idee preconcette. L’altro giorno sul sito de La Repubblica ha scritto che “In passato, il lupo si è mangiato molti uomini, anche in Italia, soprattutto anziani o giovani pastorelli, come testimoniato dai registri di nascite e morti tenuti dalle parrocchie dei secoli passati”. Peccato che per decenni sia stato anche lui, come tutti i protezionisti, ad attestare che tutte le notizie di predazioni del lupo sull’uomo erano da ritenersi inattendibile, né più né meno di favole. E questo soprattutto durante la famosa campagna (e retorica!) per salvare il lupo, nota come “Operazione San Francesco” (Boitani 1976: “smitizzare e demistificare la figura di quello che era un feroce predone nelle storie tradizionali, per farlo tornare un nostro compagno nella natura”)! Boitani nascose la verità a fin di bene, direbbe oggi, ma resta il fatto che, allora lo ha fatto, mentre oggi smentisce quel buonista pensiero unico! Purtroppo per Boitani, per difendere una causa giusta non si dovrebbe mai nascondere i fatti e men che meno mentire! Boitani prosegue poi asserendo che “Negli ultimi due secoli, gli attacchi mortali in tutto il mondo sono stati rarissimi; negli ultimi 20 anni si contano solo due attacchi, entrambi in Alaska, nessuno in Europa”. E qui si smentisce di nuovo, avendo egli fatto parte di un equipe di studiosi internazionali di 18 paesi con popolazioni di lupi, che, nel 2002 , per conto del Ministero dell’Ambiente norvegese (quindi incarico autorevole) hanno steso una relazione in cui quanto sopra dichiarato non lo si afferma affatto, ed anzi si citano i diversi casi di predazioni su bambini avvenuti in Spagna ancora negli anni ’70 del secolo scorso, con tanto di nomi e cognomi, date e località degli eventi. Dove ha ragione Boitani, è quando afferma che “il rischio di un attacco non è zero ma è talmente basso che è perfino impossibile definirlo con un facile numero, certamente inferiore al rischio di morire per la puntura di una vespa, o uccisi dal proprio cane”. Peccato che lui dimentichi che la paura atavica dell’uomo verso il predatore non la si possa eliminare citando dati statistici, perché è il tipo di morte che fa paura, e che anche se abbassassimo il rischio, nessuno vuole comunque correrlo: ci sono morti che fanno orrore, e quelle da predazione da parte di animali feroci è una di queste. Ecco che quindi si arriva al vero problema che Boitani non affronta, ovvero al fatto che per ridurre veramente al lumicino il rischio di aggressioni, bisogna semplicemente tenere basso il numero dei lupi. Ma, si ripete, questo Boitani non lo dice! Ed anzi, quasi lascia credere che possiamo pure tenerci i branchi di lupi che scorrazzano per tutta Italia. Un argomento che neppure sfiora nel suo articolo, forse perché non vuole farsi troppi nemici lupofili e vuole cavalcare il loro pensiero unico modaiolo per i quali il lupo resta un tabù (si noti bene, non un animale a rischio estinzione, ma un totem, un tabù appunto!). Ma questo non è da serio studioso della biologia animale! Infatti, in quanto al numero dei lupi e sulla necessità di ridurne il numero, se non altro per i danni che essi arrecano al bestiame (cosa che Boitani riconosce) egli asserisce che in Italia ci sarebbe “una popolazione di qualche migliaio di esemplari”. Questo, quando, proprio in quanto massimo esperto della specie, sa benissimo che non di “qualche migliaio” si deve parlare, ma diverse migliaia, certamente oltre i 5.000 esemplari. Ovvero, si vuole smentire la realtà dei numeri per adattarla alla teorica stima dei lupofili, finanche celati tra le autorità!
Murialdo, 1 Settembre 2023 Franco Zunino
Segretario Generale AIW
(primo ricercatore sul campo dell’orso marsicano)
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