1. Il tempo è galantuomo, dice un antico proverbio. Chissà che non finisca per divenirlo anche per la storia del Lupo nelle Alpi. È infatti noto come gli studiosi e ricercatori in genere abbiano ignorato per anni di indagare sulle vere ragioni del ritorno di quest’animale sulle Alpi – benché il suo “improvviso” arrivo sia stato, non tanto segnalato con singoli sperduti individui, quanto con interi branchi (!); cosa che avrebbe dovuto essere IL PRIMO MOTIVO DI INDAGINE, anziché, come hanno fatto studiosi e autorità (italiane ed europee), trastullarsi in inutili o almeno quasi inutili, indagini di biologia e comportamento predatorio (di fatto “scoprendo” l’acqua calda delle tante indagini sul lupo fatte ovunque nei paesi con presenza di lupi). Infatti, non fu MAI iniziata alcuna indagine conoscitiva strettamente riferita all’ultimo decennio del secolo scorso, per capire le origini di quell’improvvisa comparsa. Una cosa che avrebbe dovuto farsi consultando tutti i comandi stazioni dell’allora Corpo Forestale dello Stato, delle Polizie Provinciali e servizi di guardiania venatoria, gli allevatori, i cacciatori e loro organizzazioni, e, perché no, anche i tanti escursionisti, onde poter registrare gli ipotetici avvistamenti o segni della presenza di lupi che avrebbero dovuto giocoforza farsi e/o rinvenirsi in quel tratto di montagne a cavallo tra Liguria e Piemonte che va da Genova a Cuneo (tratto spaziale allora notoriamente privo di segnalazioni – come più volte a quell’epoca chi scrive attestò formalmente –, nonostante l’abbondanza di selvaggina – caprioli, daini e cinghiali e la presenza di armenti domestici – ma che, secondo la tesi dei suddetti studiosi, non pochi lupi lo avrebbero (evidentemente!) saltato a piè pari o attraversato di gran carriera senza farsi notare, per andarsi improvvisamente ad insediare sulle Alpi tra Francia e Piemonte con interi branchi!). Così come avrebbero dovuto, per serietà scientifica, fare una stessa indagine comparativa per lo stesso periodo, sul versante francese delle Alpi. Tornando all’incipit di questa notizia, ecco, a distanza di 25 anni, quale notizia è giunta alla Segreteria Generale dell’AIW: «a proposito di lupi, non ricordo se ti avevo segnalato (se si, scusami per la ripetizione) di un emozionante incontro occorsomi sulle creste di confine I/F a ovest dei Bagni di Vinadio, nel corso di un giro sci-alpinistico, con un amico, a quota circa 2500 m. : fermatici sull’orlo di un valloncello (una trentina di metri di profondità) che separa il Piemonte dal territorio francese, scorgiamo una fila di sette lupi che, a non più di trecento metri in linea d’aria da noi, risalgono il ripido pendio innevato del versante opposto, in territorio appunto francese. Davanti si muoveva, mentre gli altri attendevano fermi, il capobranco, zigzagando, poi si arrestava. Quindi gli altri si incamminavano sulle sue tracce, e , una volta raggiunto, il capo si rimetteva a salire, arrestandosi a un certo punto e guardando indietro; a quel punto gli altri risalivano. E così via per tre o quattro volte. Infine, raggiunto l’altipiano, il branco si era allontanato. Fine anni 90 o inizio 2000.» Ora, come non chiedersi: ma è mai possibile che individui di lupi errabondi nel nord dell’Appennino, come i suddetti studiosi e ricercatori hanno scritto e sostenuto (senza alcuna prova, ovviamente, ma solo sulla base del: lo dico io quindi è vero è dimostrato!) già sul finire degli anni ‘90 abbiano potuto formare un tale branco? O si deve credere che, appunto, in branco i lupi si siano decisamente spostati dall’Appennino per andarsi ad insediare sulle Alpi franco-piemontesi (evento migratorio anomalo mai verificatasi in alcuna parte dei paesi abitati da popolazioni di lupo)? O, come mai individui errabondi abbiano potuto poi così tanto rapidamente riprodursi e creare quei “focolai”, questi sì, dimostrati dagli studiosi? E non è strano che il suddetto avvistamento (fatto da persona nota per serietà e credibilità – che peraltro autorizza la diffusione di quella sua osservazione) sia avvenuto proprio nella zona e nel periodo in cui in Francia fu trovato il primo lupo con segni di radiocollare (notizia documentata), e quando sul versante francese delle Alpi iniziarono (ben prima che non in Italia!) esplorazioni e ricerche sulla presenza del lupo dopo le prime segnalazioni di danni alla pastorizia, fatte anche, guarda caso, proprio, e solo, sul versante francese, da parte di una equipe di documentaristi per conto della National Geographic? La quale ricercava, e sperava di poter filmare, quello che SAPEVA DI POTER TROVARE!

2. Che brutto servizio sta facendo la stampa abbruzzese e web alla causa della protezione dell’orso marsicano: sempre e solo notizie più o meno buoniste verso le autorità e ad ogni fatto che riguardi l’orso! Mai una critica, mai che siano evidenziati gli aspetti negativi che spesso si nascondono dietro a tante notizie, mai che siano riportate notizie contrarie a quelle buoniste ufficiali: un classico per i media, che ovviamente, e a loro giustificazione, hanno necessità di vendere copie perché, al di là di quello che crede la gente, i media sono prima di tutto un prodotto, e come ogni prodotto, deve rendere danaro! Qualcuno magari si ricorda ancora le tante riviste sulla natura apparse in Italia qualche decennio fa: mai che affrontassero problemi spinosi. Tutti proni a fomentare il turismo, a far vedere quanto fosse bella la natura, priva di ogni problema, come se miracolosamente si preservasse da sola, mai che si affrontassero probmeni della sua protezione, mai una critica o una polemica in sua difesa! Mentre invece i problemi e le offese alla stessa erano tanti, e a battagliare per difenderla erano solo cittadini e associazioni! Raramente aiutati dai media. Non rischiare di perdere lettori (che poi significava soldi) era la direttiva di ogni editore! Solo in un caso, divenuto storico, successe che una nota testata (la più famosa di tutte!) si volle schierare. E, per averlo fatto… si “giocò” il suo direttore, subito estromesso dall’editore! Ecco, sono passati gli anni, ma non è cambiato nulla: il profitto sempre al di sopra di ogni ragione! Profitto spesso mascherato dal noto detto “non disturbare il navigatore”, che poi vuole dire il potere! Il più classico e ancora attuale esempio è quanto i media riportano in merito all’orso marsicano: a sentire loro, la situazione è florida, ogni notizia, anche quella più negativa, è riportata sotto una luce positiva. L’avvistamento di un orso o di una famiglia intera in località lontane dal loro storico e originario areale di vita non è mai un fatto negativo. Anzi, è segno di espansione della popolazione, anche quando è notoriamente una DISPERSIONE (per i media, addirittura “una conquista” – si immagina, di altri territori)! Mai il dubbio che possa essere una fuga o anche solo una, quale presumibilmente è, disperata ricerca di luoghi con fonti alimentari che non trovavano più nei luoghi d’origine o anche di luoghi non disturbati dal turismo di massa, sia estivo che invernale (le ciaspole oggi regnano sovrane, e consentono di poter disturbare anche luoghi che un tempo potevano almeno godere di quiete nei mesi invernali!). Di questo passo, arriveremo un giorno a leggere la “buona notizia” che l’orso marsicano è giunto ad “elemosinare” anche tra le strade e piazze di Roma, L’Aquila, Teramo, Pescara e Chieti!

3. L’ultima sul lupo e il rischio di aggressioni all’uomo, che è un dato di fatto “scientificamente” dimostrato (come richiedono sempre che sia, appunto, gli “esperti” quando qualcuno espone delle tesi o idee non da loro condivise, ma che loro stessi si guardano bene dal farlo, per le loro di idee e tesi, dato che per loro deve sempre valere l’assioma: è vero perché lo sostengo io!): “non c’è mai stata un aggressione all’uomo” e, “avete mai sentito di aggressioni da parte di lupi?”. Sono parole del prof. Luigi Boitani, il massimo esperto di lupo in Italia. Ecco, Boitani ha, ancora una volta, TASSATIVAMENTE negato che tali aggressioni si siano mai verificate. Lo ha fatto in una recente intervista alla pagina di Arezzo del Corriere della Sera. È il caso che qualcuno faccia sapere a Boitani, per rispondere alla sua domanda, che sì, ne abbiamo sentito: lo hanno scritto, documentato con tanto di località, date delle aggressioni (anche con predazioni di bambini avvenute non troppi anni or sono!), 18 esperti internazionali in un loro Rapporto del 2002 dal titolo “The fear of wolves: A review of wolf attacks on humans” (La paura dei lupi: storiografia di attacchi di lupi agli uomini), pubblicato dal Norks institutt for naturforskning (NINA.NIKUS) di Trondheim (Norvegia) nel gennaio del 2002, finanziato al Ministero dell’Ambiente della Norvegia. Tra i 18 esperti c’è anche un noto italiano: si chiama prof. Luigi Boitani!

4. Mentre siamo entrati in piena stagione invernale, che per l’orso è la stagione del letargo, si apprende che almeno in un caso, un individuo di orso marsicano oltreché frequentare i paesi alla ricerca di stalle e pollai, e le strade alla ricerca di scarti di alimentazione umana (finanche cartoni e avanzi di pizze!), all’arrivo della stagione del letargo, anziché una delle tante tane nei recessi delle montagne si sarebbe trovato una confortevole stalla, in fondo alla quale si era predisposto il suo giaciglio tra cumoli e balle di fieno, dove presumibilmente contava di trascorrere la stagione invernale! Un fatto che se ha spaventato l’allevatore che se lo è trovato pericolosamente davanti (e lasciamo all’immaginazione cosa avrebbe potuto succedere se avesse avuto tra le mani un fucile, magari al ritorno da una partita di caccia!) non ha evidentemente preoccupato le autorità, visto che la notizia, che è subito corsa tra la gente di quel paese, non è mai giunta ai media (o sono i media che si sono ben guardati dal riportarla?).
Murialdo, 9 Dicembre 2023 Franco Zunino
Segretario Generale AIW

9 dicembre 2023

Lupi ed Orsi: solite verità celate e problemi irrisolti!

1. Il tempo è galantuomo, dice un antico proverbio. Chissà che non finisca per divenirlo anche per la storia del Lupo nelle Alpi. È infatti noto come gli studiosi e ricercatori in genere abbiano ignorato per anni di indagare sulle vere ragioni del ritorno di quest’animale sulle Alpi – benché il suo “improvviso” arrivo sia stato, non tanto segnalato con singoli sperduti individui, quanto con interi branchi (!); cosa che avrebbe dovuto essere IL PRIMO MOTIVO DI INDAGINE, anziché, come hanno fatto studiosi e autorità (italiane ed europee), trastullarsi in inutili o almeno quasi inutili, indagini di biologia e comportamento […]