2. L’Isola di Stromboli, Eolie, la più selvaggia dell’arcipelago, è stata nuovamente interessata da una fuoriuscita di lava dal vulcano omonimo, lungo la nota Sciara del fuoco; e, al solito, sono sorti problemi di pericolosità pubblica a causa di onde anomale scatenate dal rovesciamento in mare della lava. Ancora una volta si evidenzia come una tale isola, che oltreché selvaggia è proprio anche pericolosa, sarebbe il caso di designarla in Area Wilderness e lasciarla al libero evolversi della forze della natura, anziché ostinarsi a lasciarla abitata per mere ragioni turistiche. E’ questo uno dei tanti casi italiani in cui una sana politica di prevenzione dovrebbe comportare una dislocazione sulle altre più sicure isole di quei suoi pochi residenti, abbandonando anche quei settori dell’isola ritenuti sicuri, ma che lo saranno solo fino a quando le eruzioni vulcaniche anomale non stabiliranno che sicure non sono mai realmente state. In pratica, l’isola dovrebbe essere visitata, ma non abitata, caso mai concedendo agli abitanti che si traslocano altrove l’esclusivo diritto di compensativo di farsi accompagnatori di escursioni turistiche, marine e terrestri.3. E’ vero che il consumo del suolo è uno dei problemi della società moderna (mondiale e non solo italiana!). In tanti si battono per la sua riduzione, ed è cosa buona e giusta. Ma non sarebbe più facile, più giusto, più ottenibile, per intanto proporre che questo “consumo” cessi almeno per la parti rimaste ancora di ambiente naturale non urbanizzate? Ovvero, designare delle Aree Wilderness, almeno all’italiana se proprio non si vuole proporre quelle eccessivamente severe all’americana? Purtroppo, le società si evolvono, la popolazione cresce, e le abitazioni crescono. Lo steso “bisogno” ad personam cresce. La gente non vive più nei tuguri, ed è logico che si vogliano case sempre più ampie e comode: per non dire delle iniziative industriali, che poi sono legate allo sviluppo delle società, ovvero inevitabili. Gli stessi giornalisti ed ecologisti che si battono contro il consumo del suolo, sono certi di essere coerenti? Si sono mai chiesti quanti metri quadrati più del necessario occupano per lo le loro “esigenze” e famiglie? Vero, come ha scritto Mario Tozzi, che ogni giorno, si divorano 19 ettari di territorio al giorno, ma come si spensa di impedirlo? Designando “wilderness” (leggasi divieto di proseguire ad urbanizzare) borgate, paesi e città? Quanto non si riesce neppure ad impedire una strada forestale nel momento che qualche cittadino ne esige la realizzazione? Ecco, se ne scriva pure di questo problema del consumo di suolo, ma si sappia che in fondo è un parlare di utopia. E solo con le piccole cose che si ottengono le grandi. Accontentarsi di ridurre il consumo, questo sì, ma illudersi di impedirlo del tutto, è mera utopia. Ed è iniziando a bloccare l’urbanizzazione almeno nelle aree dove la fattibilità abbia una certa ragionevole possibilità di riuscita, che la si può frenare (appunto, le aree naturali da far rimanere selvagge per sempre). Se non riusciamo ad ottenere almeno questo, che senso ha puntare all’utopia del fermare lo sviluppo dei centri abitati e delle città? Al massimo potremo ottenere la costruzione di sempre più grattacieli, che sarebbe già una soluzione. Ma chi potrà mai impedire a tanti cittadini di volere le loro ville in montagna e al mare? E quanti sono gli intellettuali che predicano contro il consumo del suolo, ma per primi vogliono poi conservarsi le tante doppie, terze e via dicendo, case? O ce la vogliamo prendere solo contro gli industriali? Certo, poter ridurre il consumo del suolo come hanno fatto alcuni paesi stranieri evitando tanti sciupii di paesaggio è già qualcosa, ma se neppure si riesce ad ottenere che almeno nelle aree protette si fermi il consumo del suolo e delle foreste (e sarebbe facile: basterebbe che i Parchi spendessero più euro per acquisire i diritti sul suolo, anziché sperperarli in eccessi di stipendi, amministrazioni, uffici, mobilio, automezzi, ecc.). Ecco, potremo mai giungere alla riduzione del consumo del suolo se neppure ci riusciamo nelle aree protette?
4. Che i lupi abbiano predato il Pony di Ursula von der Leyen, va bene, nel senso che in fondo è cosa che rientra nella norma di questi lupi europei affamati di spazio naturale (che non hanno più!) e costretti a predare tra case e paesi, ma che ci siano prove provate, video e testimonianze indiscutibili di tentativi di predazione su donne e bambini, no, non è accettabile! Eppure siamo a questo punto. E tutti tacciono, specie gli animalisti e i lupofili, che è proprio amando all’eccesso il lupo, che stanno facendo cresce a dismisura quell’antico odio verso la “belva” che eravamo riusciti a debellare, seppure mentendo all’opinione pubblica. Disinformazia, disinfomazia! Se ha funzionato in politica (e funziona ancora là dove la hanno “inventata”) magari funzionasse anche per il lupo: in fondo, da noi ce lo insegnò anche Mussolini, quando diede ordine di non pubblicare più notizie di cronaca nera, affinché gli italiani si illudessero di non avere problemi di delinquenza comune. Ecco, se ci limitiamo a vedere i lupi come ce li descrivono i documentari dei loro amici, e commentati dagli amici degli amici, stiamo pur certi che il problema lupo continuerà a non esistere, almeno sui media… E avremo così apparentemente sì risolto il problema, ma senza che sia affatto risolto. E i lupo ritornerà – sarà portato! – ad essere a rischio di estinzione. “Il fascismo non l’abbiamo inventato noi giovanotti in camicia nera, ma i socialisti. Con la loro stupidità hanno fatto nascere l’avversario che li avrebbe distrutti. Volevano la rivoluzione bolscevica ed erano così fessi che, invece di prepararla in silenzio, gridavano tutti i giorni di avere già vinto” (Giampaolo Pansa, in Contro Storia d’Italia: Eia eia Alalà). Ecco, si sostituisca fascismo con lupo, socialismo con lupofili, e avere già vinto con direttiva europea e si capisce per quale motivo il lupo sta rischiando di essere nuovamente quasi sterminato!
Murialdo, 10 Dicembre 2022
Franco Zunino
Segretario Generale AIW
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