L’esempio del Gran Paradiso e dei suoi sentieri
Nei giorni scorsi ha fatto scalpore tra gli ambientalisti, e non solo, la notizia che la Procura di Aosta avrebbe posto sotto inchiesta 11 (undici!) persone coinvolte in affari non del tutto limpidi relativi ad uno stanziamento (solita Unione Europea?) di 1,3 milioni di Euro per la realizzazione di un progetto turistico volto alla sistemazione della sentieristica del Parco (progetto denominato «Giroparco» e comprendente anche una vera e propria creazione di nuovi tracciati: come se non ve ne fossero già abbastanza!). I giornali hanno scritto di «titolari di ditte, direttori dei lavori e un funzionario regionale» e di reati quali «violazioni di norme edilizie e paesaggistiche, frode, falso».
E’ quasi certo che non trattasi di manutenzione, né di normale sistemazione dei sentieri, perché altrimenti non si giustificherebbe una tale spesa. In pratica, c’è da temere che siano stati realizzati dei tracciati che se non saranno strade poco ci mancherà. Aspettiamo una smentita da parte delle autorità del Parco che questi sentieri hanno autorizzato e che sono, moralmente, le vere responsabili per aver dato l’approvazione (magari lo hanno anche commissionato loro!) ad un progetto così sciagurato.
Ma la cosa più riprovevole non è lo scandalo per la spesa di una tale somma, né l’inchiesta su ditte e controllori degli appalti, ma lo scandaloso silenzio degli ambientalisti, che hanno sì, almeno alcuni, protestato per le infrazioni commesse, ma non su tutto il progetto! Perché doveva essere ovvio che in un Parco Nazionale non si realizzano itinerari, sentieri o cos’altro per favorire il turismo, ma si sfruttano gli stati esistenti; stati esistenti già ben presenti e che fanno parte di una rete sentieristica ormai storica e più che sufficiente per lunghezza e dimensioni dei tracciati per soddisfare la domanda turistica, e per la sistemazione dei quali non era necessario un “progetto” ed uno stanziamento milionario (si parla addirittura di «gradini in acciaio inox»!).
A pensare male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca, come diceva qualcuno.
Il problema vero è che i Parchi italiani hanno bisogno di un provvedimento legislativo che almeno scimmiotti il Wilderness Act americano, dove i territori selvaggi e privi di urbanizzazioni moderne e strade siano SOTTRATTI alla normale gestione dei Parchi, affinché si mantengano il più possibile nel loro stato se non originario almeno in quello sistemato dall’uomo rurale.
Ci auguriamo che la magistratura faccia il proprio dovere e che almeno qualcosa prevista dal progetto si possa impedire: esempio, i nuovi itinerari definiti lotti, di un cosiddetto “Giroparco”: il nuovo sentiero tra la Valnontey ed il Rifugio Sella; i sentieri del giro della Valsavaranche; quelli del giro della Grivola; il tour della Vallée de Cogne; il giro della Valnontey;il sentiero “rosso” dal Colle del Nivolet al Lago Pelaud; e quello “blu” dal bivacco Gontier al Bruil di Rhêmes Notre Dame.
E pensare che il Gran Paradiso è stato di recente inserito in una Green List di 25 Parchi il meglio gestiti (sic!) al mondo da parte della IUCN! Se in questa scelta non c’è lo zampino della politica, poco ci manca!
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