Riparte un Progetto Life… per dire, fare e proporre sempre le stesse inutili cose!

Nei mesi scorsi il sito www.gaianews.it ha ritenuto, saggiamente e meritevolmente, di mettere in rete una serie di interviste a vari personaggi, studiosi, autorità e ambientalisti, sul sempre più spinoso problema della sopravvivenza o meno dell’Orso bruno marsicano. Da parte di tutti, una montagna di parole; che però hanno finito per partorire il solito topolino: dire che gli orsi sono sicuramente diminuiti (un’ovvietà che nella zona del Parco d’Abruzzo tutti sanno, dai Guardiaparco ed ex Guardiaparco, alle Guardie forestali, ai contadini, ai pastori, ai cittadini tutti), a prescindere da quanti ve ne fossero prima. Addirittura uno degli intervistati vorrebbe quasi svilire e non dare attendibilità alla ricerca ante studi con radiocollari e DNA, non rendendosi conto che così facendo si sviliscono tutte le ricerche sulla fauna mondiale che lo stesso IUCN ha dato per buone per pubblicare i suoi famosi Red Data Book, cioè i dati che stabiliscono se inserire una specie tra quelle a rischio estinzione o meno. Senza ignorare il fatto che le stesse ricerche di oggi tra vent’anni potrebbero essere giudicate alla stessa stregua, il giorno che le analisi giungeranno a livelli maggiormente precisi. D’altronde, questi sono i passi della scienza. Non si può pretendere che negli anni ’70 del secolo scorso gli studiosi dell’epoca utilizzassero metodi e mezzi non ancora scoperti o disponibili in Italia. Per non dire di chi, sempre nelle interviste, prima, asserisce che non è il turismo a danneggiare l’orso, per poi dire più avanti che un suo consiglio è quello di convincere i turisti che un modo per difendere l’orso dovrebbe essere quello di accontentarsi di sapere della sua esistenza senza per forza volerlo incontrare. Quindi sconfessando le sue stesse parole! Così come si contraddicono tra loro studiosi ed autorità là dove i primi sostengono, come da anni va sostenendo il sottoscritto, che la piantagione di mele, pere ed altri frutti è stata una delle tante cose inutili fatte per favorire l’orso, mentre le altre ripropongono la stessa cosa per il futuro!
Solo su un punto sono però tutti d’accordo: gli orsi sono diminuiti e non vi sono ancora segni di una ripresa della popolazione. E’ già qualcosa, viste le polemiche che durano da anni; ci si potrebbe accontentare. E’ già un punto di incontro tra le varie tesi. Ed è, in fondo, la cosa più importante. Da lì bisognerebbe partire per far cambiare le cose, se non fosse che… le uniche cose che le autorità e gli studiosi sono riusciti a fare sono stati un ennesimo convegno (giugno scorso) tra autorità, studiosi, ambientalisti ed allevatori per stabilire… cosa fare per salvare l’orso! Ancora?! E intanto va avanti il nuovo Progetto Life: un’ennesima ricerca che proseguirà nel conteggio degli orsi. E’ dal 1923 che si contano gli orsi. Evidentemente è l’unica cosa che noi italiani sappiamo fare di fronte ad una specie che rischia l’estinzione: sapere quanti individui ne restano, così da poter sottrarre da questo numero gli individui che l’anno dopo non si contano più perché morti o non più segnalati. In pratica, per dirla con un termine medico, di fronte ad una malattia ormai in pericolosa recrudescenza proseguono le diagnosi, rimandando sempre a tempi migliori la terapia. A meno che per terapia non si intendano le solite due cose che dal 1923 sentiamo dire: chiudere la caccia e ampliare il Parco! OK, ammettiamo che con questi provvedimenti si riesca a far crescere gli orsi (sebbene siano anni che attorno al Parco si chiude la caccia o la si limita drasticamente e siano anni che si amplia il Parco, passato dai circa 100 ettari iniziali agli attuali 50.000; con gli orsi invece in diminuzione continua). Intanto, per giungere a queste solite conclusioni, negli ultimi dieci anni sono stati spesi un totale di 13 milioni di euro (in larghissima parte soldi pubblici)!
Ora c’è un nuovo Progetto Life. Altri 4 milioni di euro da suddividersi tra Abruzzo, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. Cosa dice questo Progetto Life? Vediamo nelle grandi linee alcune cose essenziali, quasi ridicole se non fossero reali (si noti bene, le cifre salvo diversa indicazione sono relative al Progetto complessivo):
– 1.300.000 Euro saranno spesi in stipendi ai vari studiosi e collaboratori (dei quali 67.000 per il solo manager del progetto abruzzese);
– 1.200.000 Euro per assistenza esterna;
– 400.000 Euro per infrastrutture;
– 370.000 Euro per equipaggiamenti (dei quali 30.000 per nuovi radiocollari satellitari e 125.000 euro per muovi automezzi fuoristrada – perché evidentemente di fuoristrada le varie autorità ne hanno pochi!);
– 150.000 Euro per spostamenti e viaggi di missione.

E le cose pratiche? Gli interventi sul terreno a favore dell’orso marsicano? Eccoli:
– ovviamente al primo posto c’è sempre la cattura ed il monitoraggio di più orsi possibile; ovverosia continuare il conteggio;
– organizzare 3 squadre di due uomini con un veterinario al seguito, di pronto intervento per risolvere i problemi degli “orsi problematici” (ovviamente nessun accenno al cercare di capire perché esistono questi “orsi problematici” – ma esistono anche orsi senza una zampa od anchilosati alle zampe anteriori -, che solo negli ultimi decenni, i decenni delle ricerche con radiocollari, hanno fatto la loro comparsa, ma che nel Progetto Life si addebitano ipso facto all’antica abitudine dell’orso di alimentarsi dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento, che mai prima avevano provocato questa anomalia comportamentale!); nell’ottobre scorso addirittura un orso, dopo aver saccheggiato un orto tra le case di Civitella Alfedena vi si è addormentato! Cose del genere non erano mai successe prima, MAI! La cosa piacerà molto ai turisti (come quelli di Yellowstone, che imboccano gli orsi neri dalle auto), ma non è affatto una cosa di cui vantasi, non certo un merito per il Parco e per chi lo sta gestendo!
– piantare dieci ettari di Ramno alpino (cioè pianticelle che impiegheranno decenni a fruttificare, e per di più per favorire un pianta che è presente in tutte le montagne del Parco (e non solo) e già in grado di fruttificare, e di cui l’orso si ciba solo per un brevissimo periodo dell’anno);
– monitorare la presenza degli allevamenti di bestiame (vacche, cavalli, pecore): così oltre a contare orsi si conteranno anche i vitelli;
– installare recinzioni elettriche che impediscano agli orsi di predare il bestiame domestico (questo evidentemente per evitare di pagare i danni, ma così facendo costringendo gli orsi ad allontanarsi sempre di più in cerca di greggi… predabili).

A questo punto, cosa resta da chiedersi, se non:
– E per favorire la ripresa di coltivazioni nei fondovalle? Nulla!
– E per favorire il ritorno della pastorizia ovina sui pascoli? Nulla!
– E per controllare il turismo escursionistico? Nulla!
– E per preservare l’habitat dell’orso? Nulla!
– E per ridurre la presenza competitiva dei cinghiali? Nulla!

Pensiero conclusivo, che evidentemente negli uffici dell’Unione Europea nessuno è stato in grado di fare: ma con quei 13 milioni di Euro spesi finora, che cosa è stato fatto se oggi servono altri circa 1,5/2 milioni di euro (all’incirca quelli che saranno spesi in Abruzzo) per ricominciare tutto da capo?
Troppo facile seminare granoturco ed altri cereali? Troppo facile incrementare la pastorizia ovina? Troppo facile bandire il turismo escursionistico dalle zone più delicate? Troppo facile dire di no ai tanti progetti eolici e fotovoltaici e sciistici che stanno “rubando” terra all’orso? Troppo facile ridurre i cinghiali?
Nessuno che si chieda quante cose si potevano fare ed ancora si potrebbero fare con questa montagna di danaro? Gli americani avrebbero comprato l’intero Parco d’Abruzzo, come minimo, e trasformato i tanti terreni agricoli in floridi campi e pascoli per ovini, dove l’orso poteva andare ad alimentarsi liberamente senza essere costretto a vagare per mezza Italia centrale alla loro ricerca, senza subire rivalse e senza che l’autorità pubblica fosse poi costretta a pesanti indennizzi!
E’ così che si vuole salvare l’Orso bruno marsicano? Spendendo denari in stipendi ed attrezzature che di concreto partoriranno solo la stampa di altri prestigiosi lavori scientifici da presentare in altri opulenti e costosi convegni? Allora buon lavoro, con l’augurio che i soldi finiscano presto e che se ne possano poi trovare altri per le concrete cose succitate!

di Franco Zunino

1 gennaio 2012

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