Mi auguro che un filo di saggezza possa nuovamente pervadere la dirigenza AIW proprio grazie alle appassionate e sentite parole del – purtroppo – dimissionario Consigliere Gino Scarsi, che ringrazio per il suo “testamento” e col quale mi accorgo con rammarico di non aver saputo/potuto dialogare. Spesso taluni ritengono che il bacino di sostegno dell’AIW sia solo relegato a rurali isole felici percorse da cacciatori disciplinati ed appassionati di Natura: purtroppo non è così, nel senso che il nostro bacino “d’utenza” si deve necessariamente spostare verso le città, anche non necessariamente metropoli (come d’altronde è avvenuto e continua ad avvenire osservando lo spopolamento di campagne e montagne a favore dei grossi centri abitati), luoghi dove è più sentito il problema ecologico. Franco continua a deridere – spesso a ragione – gli ambientalisti/animalisti di città, ma non riesce a comprendere che nelle città c’è un potenziale enorme per l’associazione, molte volte in più dei pur molti centri rurali e montani e che coltivando con saggezza e parole non di scherno o sufficienza queste potenzialità (non assecondandole, ma educandole ed aprendo loro gli occhi senza apparire inutilmente come un’ennesima associazione venatoria schierata o come sezione dell’Ekoclub, che è lo stesso), si potrebbero aprire degli orizzonti impensati per l’AIW (come numero di Soci e contributori) e per le finalità Wilderness (con la salvaguardia di molte altre aree). Io, forse a differenza di Gino, accetto la Caccia e mangio senza sensi di colpa la selvaggina, accetto i ragionamenti teorici e di wilderness sul tema della caccia, ma non alcune prese di posizione che rasentano quelle dell’estremismo venatorio: la caccia va accettata, è indubbio, è molto meno dannosa di una strada o di un aerogeneratore, ma alcune “nostre” prese di posizione vanno al di là del pensiero anche delle associazioni venatorie moderate: perché l’AIW debba divulgarle e farle proprie, questo a volte stupisce parecchio, se non lascia addirittura di stucco!
Riccardo Tucci
Vicepresidente dell’AIW
Milano
Riccardo ha sempre il dono di barcamenarsi; né di qua né di là, un po’ qua e un po’ là. Nella vita bisogna avere il coraggio di posizioni chiare se si vuole essere credibili; voler tenere il piede in più scarpe spesso non giova a nessuno: soddisfa solo un discutibile ego di immaginaria neutralità!
NEL MERITO. Riccardo Tucci è uno dei tanti che ancora non ha capito la filosofia Wilderness (anche se crede di averla capita). Filosoficamente parlando non c’entra nulla il fatto che un cacciatore sia ligio alle leggi o meno: è la sua vita, il suo sentire, il suo stesso essere che è più vicino alla filosofia wilderness di quella di tanti nostri naturalisti di città (il discorso è diverso in America, per le ragioni che spiegano anche il perché di una maggiore comprensione della filosofia wilderness ed una minore presa dell’animalismo anticaccia), che sono sempre più distanti dal vivere il mondo della natura e sempre più visitatori esterni o, peggio, incoerenti “sfruttatori” del mondo naturale per ego-materialistici-ludici piaceri. Ecco perché la caccia è di per sé accettata dalla filosofia wilderness e perché non se ne parla nei programmi dei movimenti che nel mondo si battono per salvare le ultime aree selvagge della Terra (anche Thoreau, istintivamente animalista anticaccia, accettava la caccia come modo di vita).
Il “potenziale enorme” di aderenti e contributori all’AIW è solo un’utopia degli anticaccia che condividono un interesse anche verso la Wilderness ed il suo concetto, e lo si è visto nei primi anni della vita dell’AIW, quando i naturalisti di città contestavano non tanto la posizione sulla caccia (pur essendo la stessa di oggi) quanto il fatto che l’AIW ritenesse necessario un controllo sul turismo nei Parchi: vedevano leso quello che loro ritengono un “diritto all’ambiente”, fregandosene dei “diritti dell’ambiente”! Per aderire all’AIW bisogna avere una visione della vita selvaggia, e come può avercela chi vive nella civiltà più consumistica e tecnologica ed ha dimenticato le sue radici contadine? Non per nulla essi confondo quasi sempre la wilderness con i valori della biodiversità! Ecco perché, almeno per mia esperienza (ma anche di altri) ho notato come spesso il pensiero filosofico Wilderness sia più compresa da incolti pastori e cacciatori che non da eruditi e colti naturalisti ed “amanti della montagna” di città che dedicano la maggior parte del loro tempo e danaro per godersi la natura (magari facendo aumentare i problemi a suo danno) anziché per salvarla. Ricordo che il concetto della carring capacity (la valutazione del carico umano sopportabile dall’ambiente, valutazione che appartiene strettamente al “Concetto di Wilderness”) non fa alcun riferimento al tipo di attività dell’uomo, ma alla sua presenza di per sé in natura, con diversa valutazione solamente in base alle diverse attività. Ed è proprio questo uno degli aspetti più contestati dai naturalisti di città, perché spesso incide proprio negativamente sul loro “diritto all’ambiente”, a prescindere se si vada a caccia o ad osservare gli uccelli. Da un punto di vista wilderness la caccia andrebbe condannata solo là dove la presenza dei cacciatori sia eccessiva: ma è raro che ciò accada, perché, al contrario dei naturalisti, essere in pochi è uno dei principi basilari della pratica venatoria. Per dirla tutta, è più in contrasto con la filosofia Wilderness Riccardo Tucci quando accompagna le gite del GOL che non un cacciatore che in un’Area Wilderness cacci e, magari, non rispetti del tutto la legge (come un bracconiere, ad esempio).
Riccardo Tucci, forse a causa delle sue frequentazioni dell’ambientalismo anticaccia milanese del WWF, del GOL e già della LIPU, non ha mai ben capito che la lotta alla caccia (sia totale sia semplicemente disciplinatoria) non è assolutamente argomento di interesse dell’AIW, né del movimento Wilderness mondiale, che trattano questo argomento alla stessa stregua di ogni altra attività ricreativa degli amanti della natura selvaggia. Ragion per cui non ha alcun senso polemizzare su questo argomento. E se l’AIW ha spesso preso le difese della caccia, è solamente perché non poche volte l’ambientalismo anticaccia attacca e critica questa frangia di amanti della natura (riconoscimento sempre negato di principio!) trattando chi la pratica come dei reietti, una minoranza da schiacciare o da “educare”, arrogantemente certi di essere loro dalla parte giusta; così come, se l’AIW ha spesso attaccato a criticato altre associazioni ambientaliste è stato solo per le loro posizioni assolutamente incoerenti, pretestuose quando non mistificatorie, più attente alle esigenze dei fruitori della Natura che non al bene della Natura stessa, mentre la causa ambientalista non ha bisogno di falsità e bugie per essere difesa. E chi predica queste idee ha il dovere morale di essere coerente con le proprie idee; da cui l’iniziativa di critica dell’AIW attraverso il suo Notiziario Etico che fa riferimento alle finalità dello Statuto dell’AIW. Tutte le idee radicali necessitano di grande coerenza di vita, coerenza che non sempre è poi mantenuta da chi le va predicando.
Se c’è stata per alcuni una parvenza di “appiattimento” dell’AIW verso la caccia, ciò è quindi semplicemente dovuto al fatto di aver dovuto reagire o spiegare a tanti anticaccia il perché della posizione della Wilderness non filosoficamente contraria alla caccia, quindi non per un cambiamento programmatico dell’AIW, che non c’è mai stato, come non c’è alcun bisogno di un “filo di saggezza” come ha scritto Riccardo Tucci, filo di saggezza che è già ben espresso proprio nella posizione dell’AIW sopra enunciata. E’ caso mai Riccardo Tucci che con un filo di saggezza (ed un momento di riflessione!), dovrebbe capire che l’impegno che egli mette nella lotta e critica ai cacciatori di fringuelli, peppole e pettirossi (o altre specie) non è tanto una battaglia di ecologia quanto una battaglia di legalità. Ma, allora, non la si faccia passare come opera benefica a favore della fauna, perché da quelle sue (e di altri) lotte, la fauna ricava ben poco beneficio, e riconoscano invece che vero stimolo verso quelle iniziative è l’istinto alla caccia che essi provano nel dare la “caccia al cacciatore”, quello stesso istinto alla caccia che essi negano per i cacciatori.
Franco Zunino
Segretario Generale dell’AIW
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